Archivi del mese: ottobre 2012
il test sui libri
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Se fosse un film
Se fosse la scena di un film sarebbe perfetta.
Ce lo vedo il protagonista, con lo sguardo melanconico, che nei dintorni di una mezzanotte piovosa, sta facendo il cambio di stagione nell’armadio.
La play list in sottofondo è maledetta, sa scegliere quella canzone di John Lennon che è da tagliarsi le vene.
Ed è li, piegando meticolosamente pantaloni negli appositi appendiabiti che il nostro protagonista incomincia a farsi delle domande.
Si chiede se ha sbagliato qualcosa, anzi, si chiede dove ha sbagliato, perché qualcosa deve aver sicuramente sbagliato.
Poi pensa a domani, al momento in cui Sylvestrino illuminerà i nonni con un sorriso.
E allora pensa che qualcosa ha sbagliato, ma qualcosa gli è riuscito terribilmente bene.
Cacchio….dovrebbero proibire per legge di stare da soli in una serata di pioggia.
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l’innocenza di Sylvestrino
La notizia del giorno è che a luglio ci sono i Depeche Mode.
Ovvio che ci vorrei andare con Sylvestrino.
Negozio prima con sua madre le condizioni e dopo il via libera parlo con lui al telefono:
- Ciao Sylvestrino la sai la grande novità? Questa estate ci sono i Depeche Mode a San Siro!
- Ah…(con sufficienza)…..ma io li ho già visti…..non vengono gli AC/DC?
- ….(incasso il colpo)…..no amore, che io sappia no.
- mmmhhh….grazie, ma allora non vengo.
Per riprendermi e consolarmi dalla telefonata con quel quasi novenne di mio figlio, vi posto il singolo di quello che sarà, probabilmente, il nuovo album…a me è piaciuta già al primo ascolto.
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ok ci provo anche io…..Milano side
Prendendo spunto da una bella iniziativa sui racconti della propria città e provo a mettermi in gioco pure io con i miei ricordi.
Milano
Milano che già da piccoli ci giocavi col nome….(salutaMIlano)
Milano che da bambino mia mamma mi portava in piazza del Duomo vestito da Zorro a dare da mangiare ai piccioni
Milano che in realtà per me era Precotto, il mio quartiere. Li c’era tutto. L’oratorio dove andare a giocare a calcio e a bere la spuma da 100. L’upim dove andare a passare le giornate di pioggia. Il cortile dove fare le gare in bici.
Milano che diventava più grande le prime volte che prendevi la metropolitana, quella rossa. E si andava sempre nell’ultima carrozza in fondo, con la speranza non ci fosse nessuno, così ci si poteva arrampicare ai tubi di sostegno come delle scimmie.
Milano che era divisa fra i paninari e i ciaina (veniva pronunciato così). I primi col bomber verde e gli altri con la giacca marinara blu…la mia aveva anche un woodstock giallo cucito sulla spalla.
Milano che uscivi dalle scale mobili di San Babila che erano lunghissime e poi percorrevi tutto corso Vittorio Emanuele, schivando quelli di Dianetics, per andare a farti un panzerotto da Luini.
Milano che passavi le ore nei negozi di dischi a sfogliare LP e poi ne uscivi con uno in mano che dicevi “questo deve essere bello”.
Milano che se osservavi la statua di Leonardo in piazza della Scala, da dietro, sembrava stesse facendo la pipì.
Milano che d’inverno ogni tanto prendevi la 90 e andavi in via Piranesi al palazzo del ghiaccio, a pattinare e a fare gli scherzi alle ragazze più carine.
Milano che era la fabbrica della nebbia, ma era anche così grigia che se non c’era non notavi tanto la differenza.
Milano che i papà dei miei compagni li portavano a San Siro a vedere il Milan e l’Inter, e io invece non ci sono mai andato….forse per questo tifo Juve.
Milano che quando andavi a scuola era una giornata di festa se regalavano gli album dei calciatori all’uscita dalle lezioni.
Milano che se vedevi il controllore….scappa scappa….
Milano che se andavi a fare il bagno all’idroscalo…stai attento che è pericolosissimo.
Milano che è così grande che quando andavi in vacanza c’era sempre uno che..”ci sono stato una volta a trovare mio zio”
Milano è la mia città. Io non l’amo, anzi mi fa cagare, ma rimane sempre la mia città.
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Piccole soddisfazioni
In questi periodi è di queste che bisogna accontentarsi. Soprattutto in ambito lavorativo.
Quindi, dopo il recente periodo in cui il malefico Mourinho mi ha attaccatto su tutti i fronti, ho ricevuto una piccola gratificazione da una gentilezza di una sua editor a cui pure, il nano, sta sulle balle. Dopo una chiacchierata in cui commentavo il libro di Carlo Cracco, dimostrando un particolare apprezzamento dopo aver constato che la ricetta sul risotto è uguale uguale a quella che faccio io, si è presentata dopo un paio di giorni con il libro e questa dedica speciale…
Si lo so…è solo una dedica, come altre che mi è capitato di avere, ma questa, chissà perchè, l’ho apprezzata in modo particolare.
PS: il libro è veramente carino, ve lo consiglio
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tante cose
Tante cose sono successe negli ultimi giorni.
La maggiorparte spiacevoli.
Non ho molta voglia di parlarne e non lo farò.
Magari quando questo periodo sarà passato….o magari quando mi sarò abituato.
Per alleggerire però vi devo raccontare l’ultima chicca di ieri.
Notizia del giorno in ufficio. Un (altro) direttore di divisione viene pensionato (grammaticalmente non regge molto ma penso renda meglio l’idea).
Commento la cosa con il mio direttore delle HR, Clarabella:
- Io: Ma Clarabella, un altro?
- Clarabella: Guarda Sylvestro non me ne parlarare, sono tempi durissimi questi.
- Io: cazzo, ma sai che tra quelli dello staff meeting ormai dei “vecchi” siamo rimasti solo noi due?
- Clarabella, portando l’indice e il medio verso il palmo della mano: Sylvestro, senza offesa….ma vaffanculo và…tiè.
- Io:…..in effetti…tocco ferro, mi ravano gli zebedei e….hai mica un po’ di sale?
Per la serie manager razionali, ottimisti e per nulla superstiziosi.
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