Archivi del mese: marzo 2015

Oggettivamente….

Oggettivamente sono molto nervoso.

Lo dimostra il mio post precedente, che traspira rancore anche se non era quello il mio intento.

Ovviamente non è il post il problema, ma quello di cui parla, perché se ho scritto in maniera rancorosa, è certo che anche nel colloquio che ho avuto ho trasmesso lo stesso sentimento.

Lo dimostra il fatto che in ufficio sono intollerante con quelli che si lamentano, che recriminano, che sono ottusi, o almeno così appaiono ai miei occhi.

Lo dimostra il fatto che stasera sono riuscito ad alzare la voce anche mentre giocavo a beach tennis, un’attività che dovrebbe scaricarmi e invece…

Sono litigioso. Ho un carattere a volte non facile ma in questo periodo sono ancora più insopportabile.

Anche Teto me l’ha detto, secco e diretto come suo solito…e di lui mi fido.

Se ci fossero i campionati europei di litigio arriverei come minimo ai quarti di finale….e poi chissà….

Devo calmarmi. Devo rilassarmi. Devo ridurre lo stress.

Forse avrei bisogno di ferie….forse dovrei cambiar vita….o forse dovrei cambiare acconciatura…..no quella non posso.

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L’inculata del venerdì

Scusa ma stavolta l’inculata te l’ho tirata io. Tu ambivi a quel posto, in un altro ufficio. Evidentemente dopo anni passati nella mia squadra avevi voglia di cambiare aria. Forse i feedback che ti avevo dato non ti erano piaciuti. Quando ti avevo messo titolare le tue carte non te le sei proprio giocate bene e te l’ho detto senza troppi giri di parole. Il risultato era stato un passo indetro, un cambio di ruolo, un po’ titolare e un po’ in panca. Probabilmente non eri ancora pronto per giocare col numero 10 o forse in fin dei conti rendi meglio in difesa. Però non vuol dire che non sia soddisfatto del tuo lavoro, anzi. Ed è per quello che ti ho tirato l’inculata. Ho sempre cercato di tenere conto delle esigenze e delle ambizioni di chi lavora con me. Ma questa volta ho scelto le quelle aziendali, che in fin dei conti sono anche le mie visto che mi pagano per questo. Se fossi andato in quel altro ufficio avremmo rischiato grosso, si sarebbe complicato tutto, più ancora di quel che è già. Mi sta sul culo tarpare le ali, ma questa volta l’ho fatto e ci hai rimesso tu. Scusa se te l’ho detto così, in maniera poco delicata. A indorare pillole amare non sono mai stato bravo. L’unica cosa che ti può consolare è che ci sono passato anche io. E nel mio caso, dopo che mi si è chiusa una porta mi si è aperto un portone. Spero di aiutarti a fartelo trovare quel portone, te lo meriti. https://i0.wp.com/us.cdn4.123rf.com/168nwm/lightwise/lightwise1409/lightwise140900104/33163454-perdere-concetto-di-liberta-come-una-metafora-di-restrizione-per-tarpare-le-ali-di-qualcuno.jpg

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Il fair play del runner

Domenica ho corso a Ferrara. Erano oltre tre mesi che non lo facevo con un pettorale e devo dire che un po’ mi mancava.

Le sensazioni nei giorni precedenti erano quelle che erano, ma questo è un clichè, non ho mai trovato uno che mi avesse detto “per la gara sono perfettamente preparato”.

Oggettivamente però ero consapevole di non avere nelle gambe il mio miglior tempo, per cui mi ero posto un obiettivo un po’ più ragionevole.

Poi c’era un amico, l’amaretto di saronno, che era alla sua prima corsa. Come obiettivo aveva più o meno il mio e ovviamente abbiamo fatto corsa insieme.

Non ho centinaia di gare alle spalle, ma qualcuna si, per cui ho fatto un po’ valere la mia esperienza, battendo il tempo, dettando il ritmo…insomma ho fatto da pace-maker al mio compagno di avventure.

Chi non corre fa fatica a comprenderlo, ma avere qualcuno che “ti tira” (evitiamo battute maliziose please) è importantissimo e io ho fatto questo per lui….anzi, l’ho aspettato anche mentre doveva fermarsi per cambiare l’acqua alle olive.

Insomma, ho fatto un lavoro egregio e per nulla oscuro nei suoi confronti. Certo, a onor del vero va detto che al 15mo chilometro l’ho visto staccarsi e io ho tirato dritto….ma anche in quel caso, lui mi ha puntato e dopo tre chilometri mi è ritornato sotto.

Gli ultimi duemila metri poi l’ho proprio incitato e spronato….era cotto e non ne aveva più. Io invece, stavo benissimo e un po mi rammaricavo per non aver spinto un po’ di più nella prima parte.

Fatto sta che arriviamo all’ultima curva e….sprinta! Cacchio…io stavo già preparandomi trucco e parrucco per le foto dell’arrivo e tu mi fai lo sprint?!!! Mannaggia la miseria….ho anche provato ad andarlo a prendere, ma quei 3/4 metri che si è guadagnato non sono proprio riuscito a recuperarli.

Maddai…ma si fa così???? Poi a uno competitivo (anche se lento) come me? (tradotto….mi sta sul culo se trovo quello che ce l’ha più lungo di me).

La prossima volta userò la maniere forti…

Comunque quella corsa è sempre bella e me la sono proprio goduta, nonostante le temperature non proprio primaverili e il vento che si faceva sentire.

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Ferrara mon amour

Per una domenica mi butto tutto alle spalle e torno a mettermi il pettorale col numero.

Mi aspettano 21 chilomentri e 97 metri da fare senza troppe seghe mentali.

Non farò il mio personale, ho l’alluce sunghiato (come si dice senza unghia?) e un piccolo fastidio al quadricipite. Sufficienti alibi per prendermela più comoda.

La parte migliore dovrebbe essere la mangiata finale, ma stavolta la salama da sugo anche no…l’anno scorso a momenti la rivedevo subito dopo.

Passate un buon weekend my friends….

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Ottusangolo

Il celeberrimo personaggio del grande fratello di qualche anno fa, meriterebbe un posto d’onore nella stanza dei bottoni della mia azienda.

Mai come in questi ultimi tempi vedo scelte ottuse, fatte col paraocchi.

Gioco in questa squadra da oltre tre lustri. Sono sempre stato aziendalista e sono sempre stato orgoglioso di esserlo, nonostante gli scazzi, le notti insonne, le tensioni e i mal di pancia.

Fino ad ora.

 

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il signor feisbuk ha rotto il…

Ha deciso che per poter tornare in possesso del mio profilo devo mandargli la carta di identità del sig. Gatto Sylvestro.

 

 

PS: ma qualcuno di voi ha avuto lo stesso problema?

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Obiettivi secondari

Lavorativamente parlando il momento fa abbastanza cagare. Riguardandomi indietro non ricordo un periodo così prolungato pieno di insoddisfazioni e problemi come quello che sto vivendo da diversi mesi.

Ammetto, entro in ufficio la mattina con una sensazione di nausea che mi porto poi per tutto il giorno, finanche a casa.

Sono pagato per dirigere un ufficio che deve produrre. Nei tempi previsti, con la qualità richiesta e spendendo quanto meno possibile.

Per fare ciò mi avvalgo della collaborazione di una ventina di persone…ragazzi giovanissimi, padri di famiglia, madri che si fanno in 4, “vecchietti” che ormai non vedono l’ora di godersi la pensione.

La mia azienda non mi paga per curare il benessere dei miei collaboratori. Prima c’è il profitto e io diligentemente lavoro con quel obiettivo.

In autunno, durante la preparazione del budget, momento chiave in azienda in cui si pongono gli obiettivi per l’anno successivo, tra quelli dati a me ce ne fu uno pesante come un macigno.

Si intitolava Meno quattro.

Quattro risorse in meno nel mio staff, in un momento in cui la complessità del lavoro cresce invece esponenzialmente.

Rimpiango ancora oggi di non aver lottato di più per spiegare quanto fosse improponibile quel obiettivo.

Però l’ho fatto mio.

Uno se ne va in pensione, lo invidio un po’.

Uno l’ho ricollocato all’interno del gruppo.

Rimanevano due collaboratori “atipici”, aggettivo di pessimo gusto per indicare chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Due ragazzi giovani e bravi, di quelli che, forse proprio perché precari, sgobbano come dei matti animati però da una passione genuina per ciò che fanno.

Loro due erano per me un cruccio. L’azienda non mi paga per curarmi di loro, ma non posso fare a meno di sentirmi in qualche modo responsabile per loro, per le loro aspettative e la loro carriera, e di conseguenza per la loro capacità di sostentamento.

Ecco, oggi ho avuto la conferma. Sono riuscito a “piazzarli” entrambi in aziende vicine. Merito loro ovviamente, ma mi piace pensare che le loro competenze, elemento chiave per permettere loro di trovare un nuovo lavoro, le abbiano accresciute lavorando con me e con il mio team, e che la mia capacità relazionale, mio tallone d’Achille, sia invece riuscita ad agevolare questo passaggio.

Io ovviamente ho ora un cazzo di problema nel capire come poter gestire le stesse cose di prima col 20% del personale in meno.

Però oggi sono contento per loro e per aver raggiunto il mio obiettivo secondario.

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