Ero piccolo forse in prima o seconda elementare, ma potrei sbagliarmi.
Abitavo al sesto piano ed ero affascinato dalla caduta delle cose. Fortunatamente ero già in grado di capire la pericolosità di questa attività, anche se confesso che avrei voluto, un giorno, provare a buttare una pallina magica, di quelle che rimbalzano in maniera spropositata, e vedere se sarebbe tornata su fino al sesto piano sfidando la legge di gravità che allora non sapevo nemmeno cosa fosse.
C’era però un giochino, stupido direi oggi, che inizia a fare. Osservavo pedoni e ignari ciclisti che stavano per transitare sul marciapiede sotto il mio balcone. Ne calcolavo la velocità teorica, ovviamente senza strumenti alcuno se non un’empirica valutazione e al momento giusto…”sput”…un piccolo bozzolo di saliva partiva dalla mia bocca a piombo sotto di me.
A volte a complicare il tutto c’era anche il vento che implicava ricalcoli teorici sul momento dello stacco…ma l’obiettivo era colpire l’ignaro passante o il veloce ciclista (che in una mia mentale tabella a punti valeva molto di più per la difficoltà).
Fondamentale era rientrare sul balcone non appena questi si fosse accorto dello scherzetto.
Ovviamente il più delle volte mancavo il bersaglio, ma i calcoli e l’adrenalina riempivano i miei pomeriggi annoiati.
Smisi dopo un po’, quando andai da mia nonna e volli provare anche li il mio giochino…ero al primo piano e mi sgamarono subito tra gli insulti di quel signore e la ramanzina di mia nonna.