Conflittualità

Sylvestrino ormai è nella piena età adolescenziale e come da manuale, emergono sempre di più conflitti generazionali, mi verrebbe da dire anche ribelli.

Ecco che emerge il problema della giusta misura. No lasciate perdere il righello, perchè qui si tratta di capire qual è la giusta misura. Fino a che punto bisogna imporsi? Oppure fino a che punto bisogna soprassedere?

Venerdì ho scoperto che per tutta la settimana ci aveva raccontato delle gran balle. In questo caso era sui compiti, che diceva di aver fatto, mentre invece manco si ricordava dove era finito il libro.

Da li in poi un’escalation comportamentale e conflittuale.

Ovvio che è scattata la punizione. Doverosa, visto che in questa età è difficile trovare altri sistemi di correzione che non prevedano rinunce forzate a qualcosa. Via il telefonino…niente libera uscita…cose così insomma. Certo, venerdì era venuta a trovarlo la sua fidanzatina da milano e capisco che impedirgli di uscire l’abbia mortificato ancor di più, ma non potevo tentennare e cedere, avrei dato il messaggio sbagliato.

La cosa poi per me sarebbe finita abbastanza in fretta. Una volta che hai pagato pegno, chiusa li. Io sono per azione e reazione. Ma ovviamente c’è anche sua madre e con lei i rapporti, in queste situazioni, tendono a degenerare ulteriormente e ovviamente a prolungarsi.

Ecco quindi che puntualmente mi ritrovo a fare il mediatore di pace, con risultati devo dire, poco convincenti.

Ed è in queste situazioni che emerge anche la mia impotenza a vivere il rapporto familiare come dovrei e come sarebbe naturale. Soprattutto con mio figlio, dove mi sento perennemente in colpa per la mia assenza durante la settimana e, conseguentemente, cerco di recuperare come posso, a volte cercando di essere permissivo più del dovuto, nei suoi confronti.

Ma forse il mio problema è più a monte. Il mio problema è la conflittualità in genere. Faccio fatica a gestirla, la soffro, la temo e spesso, sbagliando, la evito a mio discapito.

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PS: ok lo ammetto, questo post è da seduta di psicanalisi

 

 

23 commenti

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23 risposte a “Conflittualità

  1. Silvia

    E’ normale che tu ti senta così….ma non cedere perché soprattutto a quell’età i figli fanno leva su questo punto che sanno essere il punto debole e se ne approfittano. Le regole ci devono essere, e passato questo periodo critico vi ringrazierà per questo……anche perché se gliele date tutte vinte, poi ve lo rinfaccerà sempre dicendo che ve ne fregate…..non ci si indovina mai comunque! 😉

  2. Capisco, reggere il conflitto non è facile. Io ho a “fortuna” di esserci cresciuta in un clima conflittuale, così oggi se la gente vuole la guerra no problem, posso sostenerla a oltranza. Il messaggio che do però è che, se è vero che il conflitto non mi fa paura, è pure vero che non lo voglio, non lo alimento, e in linea di massima preferisco tendere la mano e mostrare che un’altra strada da percorrere c’è. Con mio figlia direi che il metodo ha funzionato, con molte altre persone ha funzionato, con altri ancora no. Anche con mia figlia non me ne prendo il merito, magari con un figlio con un altro carattere l’effetto sarebbe stato diverso, però credo che valga sempre la pena di provare e dare fiducia, e tutt’al più far pesare la delusione per il tradimento della fiducia più che la punizione, che finisce per trasformare il rapporto in un braccio di ferro.

  3. Mi sembra di sentire mio marito e padre di mia figlia. Anche lui sempre troppo permissivo e soprattutto per non arrivare al conflitto. Ma così chi tiene il polso della situazione? Se non si fa alleanza tra genitori….i figli (almeno la mia) se ne approfittanto

  4. tutto nella norma…la regola è che non ci sono regole…si naviga a vista con gli adolescenti

  5. Non ho figli, ma ho avuto per le mani oltre un migliaio di ragazzi di quell’età, avendoli davanti quotidianamente. Quindi vorrei invitarti, con piena cognizione di causa, a riflettere con calma su alcuni aspetti della questione.
    1. Ha sbagliato, ma quello che ha fatto lui lo abbiamo fatto tutti, senza eccezione. Quindi puniamolo, se riteniamo giusto punirlo, ma evitiamo di inorridire come se avessimo davanti il mostro di Firenze. E magari, nei limiti del possibile, anche di incazzarci.
    2. Non mi permetto di darti suggerimenti sul se e come e quanto punirlo, ma una cosa mi sento di raccomandarti con la massima forza: non cedere alla tentazione del ricatto morale, da te non me lo sarei mai aspettato, hai tradito la mia fiducia e cazzate simili. Le reazioni possibili sono: a) ti manda a cagare – e fa benissimo: è legittima difesa; b) si sente una merda, una nullità, un essere indegno di vivere. Quelli che si suicidano per un brutto voto o per una nota sul registro non sono quelli che vengono riempiti di botte: sono quelli che coi ricatti morali di cui sopra sono arrivati a convincersi di essere dei falliti e non meritare di vivere. Non commettere MAI questo errore, che è in assoluto il più devastante che un genitore possa commettere.
    3. Dal dizionario Garzanti. Vacanza: sospensione temporanea del lavoro o dello studio, per riposarsi o per celebrare una ricorrenza; periodo di stacco dalle proprie ordinarie occupazioni […]|fare vacanza, non lavorare, non studiare. I compiti per le vacanze sono un abuso. Non hanno neppure l’alibi di servire a non dimenticare le cose fatte durante l’anno, perché i compiti per le vacanze vengono sistematicamente fatti l’ultima settimana di vacanza, quindi non servono a tenersi in esercizio, servono solo a rovinare le vacanze con lo stramaledetto pensiero degli stramaledetti compiti da fare. (Per inciso, in Alto Adige è vietato per regolamento dare compiti e da studiare per qualsivoglia vacanza, è vietato dare compiti e da studiare per il fine settimana, è vietato fare compiti in classe e interrogare di lunedì, tranne il caso che non vi sia alcuna alternativa). Trascurare di fare i compiti delle vacanze è pertanto legittima difesa nei confronti di ciò che è chiaramente percepito come un abuso; mentire in proposito quando si è interrogati sulla questione è la logica conseguenza della necessità della legittima difesa; diventare ribelli e aggressivi una volta che si sia beccati in castagna è una reazione perfettamente normale, e soprattutto comune (sapessi quanti mariti ho visto diventare aggressivi di fronte a un banale “Dove sei stato?”). Io credo che sarebbe ora che si formasse un forte movimento di genitori che rivendicasse che “le vacanze sono un diritto e una necessità; durante le vacanze vogliamo goderci le vacanze insieme ai nostri figli e non romperci il cazzo con i vostri stramaledettissimo compiti per le vacanze”.

    • potevi fare l’avvocato, un cliente adolescente lo avresti di sicuro trovato.
      PS grazie per l’esaustivo commento

      • Come insegnante non sono mai stata indulgente; tuttavia, forse proprio perché non sono diventata madre, non ho mai smesso di vivere la condizione di figlia, e non mi si è attenuata la memoria di tutti i rospi che, in qualità di figli, tocca continuamente ingoiare. La signora Crisalide (ma la farfalla quando arriva?) dice che i fingitori di adesso sono molto allenati: io quell’età l’ho passata da oltre mezzo secolo, e di balle sono stata costretta (mi hanno costretta) a raccontarne a vagonate: non c’era altro modo per sopravvivere, e non avete idea di quanto ero brava e allenata. Mi permetto di suggerire a tutti – e soprattutto ai genitori, e a quelli che hanno intenzione di diventarlo – la lettura di Quando ridiventerò bambino di Janusz Korczak .

      • proverò a segnarmi il titolo….anche se forse non penso di essere mai cresciuto io 😉

      • Sono d’accordo a 360° con Barbara relativamente ai compiti per le vacanze, un po’ meno su altre cose. Per esempio, ha ragione probabilmente nella quasi totalità dei casi che se un figlio arriva a suicidarsi è per un senso di inadeguatezza che ha ben altre radici che un fatto contingente, però è pure vero che “se mi menti tradisci la mia fiducia” è semplicemente un dato di fatto che non si può annoverare tra i ricatti morali: “se vai a studiare all’estero morirò di crepacuore” è un ricatto morale, “per comprarti questa cosa dovrò non mangiare un mese” è un ricatto morale”, ma “Se mi menti rompi un patto di fiducia, mi deludi e dovrai faticare per riconquistare questa fiducia” è un messaggio che rappresenta il minomo sindacale nel rapporto tra due persone.

        Secondo po m’inalbero davanti a “l’abbiamo fatto tutti”: io ai miei genitori credo di non aver mentito praticamente mai e, siccome non erano teneri, ne ho prese tante ma tante che non ho mai superato il trauma: mentire non è naturale, tutt’al più è UNA TENTAZIONE naturale, ci mancherebbe che non avessimo l’istinto a toglierci dai guai!

      • è interessante il tuo punto di vista e in generale il dibattito che ne sta venendo fuori. Vedo che l’argomento dei conflitti generazionali interessa e lascia spunti e opinioni anche molto diversi con un unico dato di fatto…che una verità in realtà non c’è.

      • Così è… leggevo giusto ieri la storia dei ciechi che cercavano di descrivere un elefante, di cui avevano toccato solo una parte e su quella si basavano: https://unospicchiodicielo.wordpress.com/2010/01/07/la-parabola-dei-sei-ciechi-e-lelefante/

      • eheheheh, in teoria sono una saggia, è la pratica che mi frega!

      • ahahaha……tranquilla sei in buona compagnia

  6. AUGURI!!!
    Perchè la conflittualità non è semplicemente parte dell’adolescenza, ma è proprio una necessità (gli psicologi dicono che senza la conflittualità con i genitori, non si diventa adulti)… Ti aspetta un periodo difficile.

  7. molto dialogo syl, ma tieni sempre gli occhi aperti, perchè come ti ho già detto in altre situazioni..a questa età scattano i fingitori di prima classe..e quelli di adesso son veramente molto allenati. La giusta misura la troverai di sicuro, non demordere..

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