Chi mi conosce sa quanto non mi piaccia lo spirito natalizio.
Gli auguri, l’ostentazione dei sorrisi, il finto buonismo.
Se fossi un campione di salto in lungo prenderei la rincorsa dal primo dicembre, staccherei col piede l’8 e atterrerei un centimetro dopo il 6 gennaio.
Ma purtroppo non sono un campione di questa specialità e mi insabbio sempre prima…
Ecco, il natale per me è fastidioso come la sabbia nelle mutande.
Però qualcosa di buono ci deve pur essere…tipo questo brano, da ascoltare dopo la mezzzanotte, meglio se con le luci basse o gli occhi chiusi.
Ieri è stata una gioranta tosta, molto tosta in ufficio da me.
Fin dalle 7 di mattina sono arrivate notizie di problemi ad una produzione di un settimanale molto importante che gestisco. Problemi che avrebbero potuto far perdere l’uscita e conseguentemente creare un danno di molti molti soldi.
Non voglio raccontarvi la cronaca della giornata che come potrete immaginare è stata moooolto intensa. Stamattina mi sono tolto la curiosità di contare le telefonate fatte o ricevute per gestire questa “emergenza”…ne mancavano 8 per arrivare alla tripla cifra, non male. Anche l’ascella pezzata era un discreto indicatore delle difficoltà di giornata.
Però è il mio lavoro e mi pagano per gestire situazioni come queste, e per quanto quando ci sei nel mezzo ti metti a sacramentare in ostrogoto, alla fine provi una discreta soddisfazione quando, come in questo caso, riesci a venirne fuori con, tutto sommato, danni limitati. A maggior ragione quando hai l’occasione di lavorare di squadra, con l’aiuto dei tuoi collaboratori, dei fornitori…insomma con un bel lavoro di coordinamento dove però tutti si rimboccano le maniche e si fanno in quattro. Insomma posso proprio dire che la pagnotta per questa giornata ce l’eravamo proprio guadagnata.
In tutto questo però, c’è stato un neo. Una banalissima didascalia, che per vari motivi, è saltata sulla copertina. Per carità, NESSUNO tra i normali lettori se ne accorge, di certo non pregiudica la qualità e la vendibilità del prodotto. Però l’errore c’è e la cosa arriva al mio capo.
E lui si mette a guardare il dito. Non si preoccupa di capire il rischio che abbiamo corso e come è stato gestito, ma si mette alla ricerca di chi ha fatto saltare quella piccola didascalia. Vuole il colpevole. E vuole che lo cerchi io.
Un colpevole ovviamente non c’è ma ce n’è più di uno. Un piccolo errore che ne ha causato un’altro e poi un’altro ancora fino a far saltare quella fottutissima scritta. Il classico concorso di colpa, figlio della fretta con cui ormai dobbiamo tutti lavorare. Capita. Solo chi non fa un cazzo non sbaglia mai.
Ma lui insiste, “fammi una relazione e dimmi chi ha sbagliato”.
Ecco, allora la voglia di mandarlo sale prepotentemente. Dio quanto darei poterlo fare, poterlo urlare…
L’altro giorno mio padre ha fatto un piccolo intervento chirurgico. Nulla di grave, una banalissima ernia inguinale, che però l’ha costretto in ospedale per un giorno e poi a casa.
Ho passato quindi una simpatica giornata in ospedale e poi facendo un po’ da “infermiere” a casa.
La memoria non poteva non andare a due anni fa, quando in ospedale c’era mia mamma e quando fare da infermiere era ben più impegnativo. Anche dormire nuovamente a casa dei miei, che poi era casa mia, mi è sembrato strano. Quel letto, col materasso in memory foam, che di memory mi sembrava mi riportasse solo le dolorose sensazioni di quel periodo.
Fortunatamente in questo caso la cosa era molto più soft. Mio padre sta già meglio, anche se si lamenta perchè può mangiare solo minestrine in brodo. Domani mattina prima di partire per Bologna lo porto a trovare la mamma, visto che per un po’ non potrà andare in giro con la sua bicicletta.
Poi mi aspettano 4 giorni di vacanza…più o meno…
Nel frattempo mi hanno invitato al concerto dei Pearl Jam a giugno…non sono tra i miei preferiti, però i concerti mi piacciono, ci sto pensando.
E poi a maggio c’è la reunion dei Tears for Fears…quelli non me li voglio perdere. Li vidi già nel ’90 (almeno mi pare fosse quello il tour) e mi piacquero tantissimo. Piacquero l’ho scritto solo perchè mi riempie la bocca a rileggerlo. A Sylvestrino non glielo chiedo nemmeno. Manco lo sa chi sono…
Se mi prendessi la briga di andare a rileggere nei miei post un po’ down chissà quanti ne troverei di questo tenore.
La settimana non è stata positiva. E la cosa inquietante è che non è dipesa da un fatto, ma da tanti fatterelli, che presi singolarmente non dovrebbero causare assolutamente ripercussioni sul mio umore in tal modo, ma che evidentemente sommati riescono ad avere un effetto un po’ più dirompente.
In modo particolare la telefonata ricevuta (in realtà sollecitata) col cacciatore di teste. Immaginavo già cosa mi dovesse dire e il suo esordio “Purtroppo….” me ne ha dato la conferma. Anche se la motivazione mi fa rabbia, perchè mi ha confermato che l’azienda è comunque interessata a me ma la figura che dovrei sostituire, già in pensione da un po’ e con un contratto di consulenza, non ha intenzione di lasciare e loro non voglio prendere la cosa di petto lasciandolo al suo posto. Mi fa rabbia perchè ci rimetto io in questo caso e perchè ci sono milioni di persone che stanno lottando e protestando per ottenere un diritto, la pensione, che lui bellamente calpesta.
Ce ne faremo una ragione, anche se sotto sotto ci spero ancora (never give up).
In compenso è uscito l’ultimo lavoro degli U2. Lo sto ascoltando e quando ho risentito questa, ascoltata la prima volta al concerto di Roma, l’adoro, soprtattutto per il crescendo finale. Mi è venuto un groppo alla gola. Forse era meglio una grappa…
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