…la vita a volte è proprio beffarda.
Stamattina se avessi potuto scriverti, ti avrei raccontato una splendida giornata, dove il sole splendeva, non solo metaforicamente.
Ti avrei raccontato di una proficua mattinata di lavoro, passata fuori ufficio a contribuire per la buona riuscita di un prodotto. Ho svolto un lavoro che normalmente fanno i miei collaboratori, ma che oggi, impegnati in altre attività, ho coperto io.
Come responsabile, in un’unità che non può permettersi figure di back-up, il back-up lo faccio io. Faccio il jolly, di solito senza far danni, anzi.
Stamattina però mi sono trovato un lavoro davvero impegnativo. Dovevo controllare la stampa di immagini molto difficili. Tarare l’inchiostratura, scovare il giusto compromesso…di solito viene facile, ma stamattina circa cento pagine che ho controllato mi hanno fatto letteralmente sudare la mia camicia (non ne avevo indosso sette).
Non è mai stato il mio forte fare questa cosa, ma oggi ero proprio soddisfatto. Avevo lavorato bene con questo stampatore, o meglio, con gli uomini di questo stampatore. Perchè se la macchina e i sistemi di controllo oggigiorno sono importantissimi, questa “regolazione fine” la può fare solo un occhio umano. E noi, io e quegli uomini, per una mattina intera abbiamo provato a salire un po’, ad aprire un po’ a chiudere da quella parte, ma non troppo, usando e miscelando i colori come artisti.
Di natura non sono un tipo preciso, ma stamattina pensavo di esserlo stato.
Poi torni in ufficio, riprendi a fare il tuo lavoro di routine, excelle torna ad essere protagonista….numeri, budget, pianificazione…e poi arriva quella telefonata.
“Ma non ti sei accorto a pagina 140?”
Improvvisamente il sole scompare, come il sorriso che dalla mattina indossavi orgoglioso. Nubi nere si avvicinano minacciose e la tua giornata finisce nella cartella delle giornate di merda.
Riprendi quello che avevi visto la mattina, lo sfogli nervosamente fino alla pagina in questione e vedi quella macchia, sul viso della modella nella prima pagina del servizio.
Cazzo, come ho fatto a non vederla? E’ terribile. Eppure ci hai passato sopra gli occhi per ore, curando le sfumature, anche quelle più impercettibili…e questa trave che ti si è infilata nell’occhio, proprio non l’hai vista?!
Per carità, non è la fine del mondo. Possiamo sistemare il problema, lo ristampiamo. E’ solo questione di costi. Non parliamo di cifre iperboliche, considerato il fatturato che devo gestire, è lo zerovirgola…
Eppure ho accusato il colpo come se avessi sbagliato un rigore nella finale.
Perchè? In fin dei conti se l’avesse fatto uno dei miei collaboratori sarei stato il primo a sdrammatizzare, a dire che solo chi non fa nulla non sbaglia mai.
Però mi sta sul culo sbagliare….sbagliare in questo modo.
Stasera ne ho parlato con uno dei miei collaboratori.
“Non devi andare tu Syl, non è il tuo lavoro. Te la cavi anche, ma il tuo lavoro è un altro. Avresti dovuto insistere perchè ci andasse qualcuno di noi.”
Nel dialetto milanese c’è un detto che calza a pennello…Ofelè fa el to mesté
