Archivi del mese: novembre 2018

Che nemmeno Mennea…

Ero un ragazzino. La maggiorparte dei miei amici si occupavano esclusivamente di calcio mentre io invece ero estasiato dalle imprese di un uomo, perchè non penso sia mai stato ragazzo, che da Barletta, cittadina a me sconosciuta che non avrei nemmeno saputo trovare sulla mappa, aveva avuto il coraggio e l’umiltà di sfidare i più grandi sprinter di tutto il mondo.
La sua specialità erano i 200 metri.
La partenza sfalsata, che per tutta la lunghezza della curva in tartan obbligava ad immaginare soltanto chi fosse in testa, scoprendo le carte solo nel momento in cui le corsie diventavano rettilinee. Da quel momento poi rimanevano ancora pochi secondi per vedere chi avrebbe avuto la velocità e la falcata per arrivare per primo sul filo di lana che definiva l’arrivo.
Lui non era bello da vedere. Una volta in un meeting all’arena di Milano potei vederlo da vicino per avere un autografo (che probabilmente si è perso nel tempo tra le pagine di qualche libro). Non alto, un po’ gobbo, pieno di tic e di scaramanzie, non certo un manifesto per l’atletica leggera.
Però ricordo benissimo quella finale a Mosca. Quel duello col britannico antipatico e soprattutto con se stesso. L’occasione di una vita all’ultima chiamata.
Era in ultima corsia, la peggiore perchè non hai punti di riferimento. Infatti fece una curva davvero mediocre ritrovandosi con almeno due metri di distacco dal suo rivale, un’eternità su quella distanza.
Però a quel punto accadde l’impensabile. Lentamente cominciò a guadagnare centimetri su centimetri, forse troppo tardi per recuperare….forse.
Il suo sguardo incredulo e la sua gioia, che quasi mai manifestava, me le ricorderò per sempre.

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Esperimenti

I manuali di pedagogia insegnano che il miglior modo per relazionarsi coi bambini è quello di abbassarsi fisicamente al loro livello per poterli vedere negli occhi alla pari.

Sylvestrino ormai non è più un bambino ma un adolescente “tipico” con tutte le sue contraddizioni, le sue convinzioni le sue paure e le sue lotte.

Prenderlo di petto penso sia uno sbaglio oltre che una fatica immane (ed è quello che continuo a ripetere a sua madre)

Cerco quindi di trovare un linguaggio comune, di “portarmi” al suo livello per poterlo guardare negli occhi proprio come insegnavano quando era bambino.

Non è facile però. Spesso è davvero un riccio chiuso. Nel suo mondo, nelle sue cuffiette e nel suo smartphone.

Ci sto provando con la musica.

Da una parte coinvolgendolo nella “mia” musica (e i numerosi concerti a cui ha assistito nonostante la giovane età ne sono la prova), ma allo stesso tempo cercando di capire la “sua” di musica.

Musica che è quasi esclusivamente quella dei rapper italiani.

L’uscita dell’album di Salmo (di cui lui è orgogliosamente fan) è stata l’occasione per provare a mettersi in gioco.

Eccomi quindi qui ad ascoltare quasi esclusivamente da qualche giorno l’album Playlist del rapper sardo.

Confesso che mi piace. Non avrei detto. Certo alcune di più e altre meno, però mi piace l’energia che trasmette e il contenuto per nulla banale dei suoi testi.

Per non rendere solo teorico questo esercizio, gli ho proposto anche un gioco. Io avrei preso, almeno per qualche canzone, il testo dei suoi brani e lo avrei spiegato a parole mie per iscritto, con quello che posso capire da vecchio cinquantenne. Lui dovrebbe fare lo stesso (ed è già un bel esercizio perchè lo costringe ad ascoltare ed a interpretare quello che capisce e di metterlo nero su bianco).

Poi confronteremo le nostre versioni.

Vi saprò dire.

Questa è il singolo ma credetemi ce ne sono molte altre davvero belle

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Riflessioni

A volte le mie sinapsi si mettono improvvisamente in moto nei momenti più impensati e  a riguardo di temi piuttosto alternativi.

L’ultimo esempio l’ho avuto stasera, mentre di ritorno dalla doccia dopo la mia consueta seduta di spinning mi rendevo conto di essermi dimenticato per l’ennesima volta (ove enne è >100) delle mutande di ricambio.

In realtà il pensiero è stato: “avrei dovuto prendere un paio di mutande ma come sempre mi sono dimenticato”

E da li il secondo pensiero: “ma si dice la mutanda o le mutande?”

Si insomma, dopo aver imparato che la doccia è di sinistra e il bagno è di destra, devo capire se l’abbigliamento intimo che dimentico più spesso, sia plurale o singolare.

Si insomma, sarebbe facile dire singolare sopra e plurale sotto….ma dovendo scegliere?

Immagine correlata

Ps: si vede tanto che non ho molti argomenti in questi giorni di cui parlare?

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A star is born

E’ il secondo film che vedo in poco tempo che mi è piaciuto in modo particolare.

Ero scettico, molto. Lei come artista non mi piace molto. E pensavo fosse il solito musical.

Invece è una favola. drammatica sotto certi aspetti, ma pur sempre una favola.

L’incontro di una famosa rock star con problemi di alcool e droga, con una talentuosa cameriera. Una Cenerentola in chiave rock però tutto sommato molto credibile e intenso nei contenuti.

Lui, attore (figo lo ammetto) bravissimo a cantare. Lei artista, bravissima a recitare.

Una storia d’amore, di passioni, di paure. Il tutto con una colonna sonora tra le più belle in assoluto.

Non entro molto nel merito della trama perchè mi piacerebbe che vedeste voi stessi il film. Però al cinema mi raccomando, perchè va gustato (come quasi tutti i film del resto) con quella atmosfera, senza distrazioni al buio e con una buona acustica.

Io difficilmente mi commuovo e men che meno per un film. Però ammetto, sulla canzone finale (che non posterò) un groppo alla gola l’ho avuto.

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