I fiori per Elena

Elena se li trovò sulla sua scrivania. Le colleghe arrivate in ufficio prima di lei pregustavano la scena di quando li avrebbe visti.

Rimase sorpresa. Un sorriso, un po’ forzato, qualche battuta scherzosa sul possibile mittente. E poi in fin dei conti era tutta invidia la loro.

La confezione era ben fatta anche se non era niente di trascendentale. Nessun bigliettino.

Cominciò a chiedere chi li avesse portati, ma tutte dissero di averli visti già sulla scrivania al loro arrivo.

Fece spallucce come a far intendere che in fondo non gliene importasse più di tanto.

Però durante il caffè di prima mattina passo tutto il tempo a scrivere messaggi sul telefonino.

“Ma sei pazzo? Cosa ti è venuto in mente? Che figura di merda mi hai fatto fare” invio

“??? Che cazzo stai dicendo? ”

“Non fare il coglione, sai di cosa parlo” – invio

“Hai fatto colazione con la grappa stamattina? Non so di cosa parli”

Il dubbio iniziò ad insinuarsi.

“Ah ok, scusa, poi ti spiego” invio

Elena sempre più china sul suo telefonino cominciò a mandare messaggi a destra e a manca. Non le mancavano i corteggiatori e il numero di messaggi inviati ne era la testimonianza. Però non ottenne nessun riscontro sul misterioso ammiratore che le aveva lasciato i fiori sulla scrivania.

Anzi, prima dell’ora di pranzo le arrivò il messaggio di Marco:

“Ora ho capito, brutta troia che non sei altro. Quei fiori vedi di infilarteli nel culo”

La notizia dei fiori misteriosi era diventata la notizia del giorno e radio scarpa aveva recapitato l’informazione anche al suo capo, nonchè suo amante, nonostante si trovasse a Roma in quel momento.

Questo voleva dire due cose. Problemi in ufficio, visto che Marco anche se è molto bravo a letto è pure terribilmente stronzo e in qualche modo gliel’avrebbe fatta pagare. Inoltre a questo punto doveva avere qualcun’altra con cui scopare visto che era venuto a sapere dei fiori.

Si guardò intorno in ufficio, con la stessa espressione di Hercule Poirot sull’Orient Express. La troia doveva per forza essere tra loro. Mara non poteva essere, troppo in carne per i gusti di Marco. Sabrina? Forse, nonostante si dichiarasse sempre innamorata del marito. O magari Antonella, che un po’ la bocca da succhiacazzi ce l’aveva. Ma non poteva escludere nemmeno quella rifatta di Anna, Angela e tutte le cazzo di donne lavorano in questo ufficio di merda!

Forse era stata proprio la troia a lasciarle i fiori per ordire questo diabolico dispetto.

Elena si sentiva sempre più isolata, col magone e la testa per aria.

Marco non rispondeva più ai messaggi e tantomeno alle chiamate.

A peggiorare la situazione c’era anche la “piacevole” serata che aveva organizzato suo marito. Una simpatica cena coi suoceri di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Alle 18 prese i suoi fiori e la sua aria da funerale per avviarsi al garage aziendale dove aveva lasciato l’auto. Prima però buttò quei maledetti fiori nel cestino dei rifiuti.

Arrivata a casa si mise ai fornelli cercando di preparare la sua maschera migliore per quando sarebbero arrivati suo marito e i suoceri.

Un’oretta più tardi arrivò il marito che tutto raggiante le andò incontro e abbracciandola da dietro mentre finiva di impanare i fiori di zucca le sussurrò: “Allora? Ti sono piaciuti i fiori?”

Elena spalancò gli occhi, balbettando qualcosa per prendere tempo. “Ah ma quindi erano i tuoi. E io che pensavo ad un ammiratore segreto. Certo che anche tu potevi metterlo un bigliettino!”

Certo che c’era il bigliettino. Era per festeggiare la mia promozione a capo delle vendite del nord europa. Entro la fine dell’anno ci trasferiamo a Londra!”

Nel frattempo nella bottega poco distante da casa di Elena e del nuovo direttore delle vendite, Emilio il fiorista, mentre stava ripulendo il negozio prima di chiudere, raccolse da terra una piccola busta con un biglietto e chiese al suo garzone: “Mattè, e questo da dove arriva?”

Dedicata a Manu e a Barbara che mi hanno sollecitato il racconto.

10 commenti

Archiviato in Senza categoria

10 risposte a “I fiori per Elena

  1. Caro gatto, mi chiamo Elena quindi il titolo già mi ha intrigato! Ma la storia di più! Certo che sta Elena è una “mutande allegra”!

    Nel Nord Europa…..beh là fa freddo forse riuscirà comunque a farsi scaldare!

    Ti scrivo qui perché ho perso la password di wordpress e non riesco a commentare sul blog.

    Ciao ciao super gatto e >

  2. Dovresti farlo più spesso.

    Scrivi sempre di mutande perse (le tue 😛 , non che abbia niente contro le tue mutande 😛 ) hai smesso di scrivere di running (meno male penso lei, pensando che nessuno sentisse) e quindi mancavi un pò al tuo blog (e a noi)

    Mi piace (anche se minchia… quello più che un ufficio sembra un mini bordello.. vita vissuta? ). Hai saputo trovare la giusta lunghezza, la giusta suspence e il giusto finale (non ti ci abituare ai complimenti micione, altrimenti i fiori li uso come frusta su di te) (che poi magari ti piace pure)

    PS: grazie per la dedica

    • mi piace scrivere anche se non ho velleità di alcun genere. Di solito lo faccio nell’altro blog. Stavolta in questo anche se come hai notato tu, un po’ di “frammenti” mi sono scappati qua e là.
      No non è vita vissuta, a parte la foto che è stata la base di partenza.
      Comunque grazie…non sono abituato alle tue non prese per il culo 😉

      • (Non ti ci abituare, le puelle dai capelli incostanti, hanno la tendenza a prendersi spesso per il culo, anche se son donne 😛 😉 )

  3. Bia

    Ottimo racconto, grazie!

  4. ross

    Le donne fan sempre casini…:-)… Ciao Gatto, buona settimana 😉

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...