Archivi del mese: novembre 2019

Spirits in the forest

Giovedì sono andato a vedere il film concerto dei Depeche mode. Ammetto che in primissima battuta non mi aveva entusiasmato. Forse aspettative diverse, forse di un “classico” film concerto e non di un docu-film.

Invece mi sono trovato a vedere la storia di 6 persone diversissime tra loro che avevano come unico filo conduttore quello di essere fan dei DM. E le loro storie erano interessanti, non belle perchè spesso legate a momenti non piacevoli, ma sicuramente utili, anche a far capire meglio come si vive nel mondo, uscendo almeno un poco dall’ambito di casa nostra.

C’era una ragazza della Mongolia che raccontava del rapporto con sua mamma e con soprattutto con sua nonna con cui vive in un piccolo appartamento di un anonimo palazzo del regime comunista.

C’era una donna francese che a 25 anni, a causa di un incidente, si è ritrovata a perdere completamente la memoria e ripartire da capo una nuova vita.

C’era una ragazzo brasiliano che raccontava le difficoltà di essere gay per via dei pregiudizi di tutti, genitori compresi.

C’era una donna americana che ha lottato contro un tumore.

C’era un fotografo rumeno, simpaticissimo, che spiegava la vita in Romania ai tempi della dittatura.

E poi c’era questo padre colombiano che raccontava di come ha dovuto affrontare una seprazione che ha portato i suoi due figli a Miami con la madre, limitando il rapporto con loro ad un paio di incontri all’anno e a tante video chiamate. Nonostante questi limiti il loro rapporto è bellissimo, tanto che Dicken (questo è il suo nome) ha cominciato a realizzare dei video di cover dei DM insieme ai suoi due bambini (ora adolescenti) tanto da diventare abbastanza famosi ed essere invitati a concerti in tutto il mondo.

Io ci ho visto la capacità di quest’uomo di superare una sofferenza incredibile e farla diventare un volano di positività, capace di superare barriere altrimenti impossibili da oltrepassare.

Un po’ mi ci sono immedesimato. Ho visto quale avrebbe potuto essere il mio percorso visto che ad un certo punto della mia vita stava per accadere la stessa cosa.

Nell’intervista la premessa di questo ragazzo è stata che aveva conosciuto suo padre solo 10 anni prima e che mentre tutti da ragazzi ambiscono a diventare calciatori e astronauti, il suo è stato desiderio è stato quello di diventare un padre, un buon padre.

Ecco perchè quando Sylvestrino mi ha chiesto se ci fossimo andati insieme a vederlo non ho esitato a dire di si e rivederlo nuovamente.

Ed è stato bello vederlo insieme.

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Complicità

Sylvestrino ha passato gli ultimi giorni parecchio angosciato. La nuova prof. di italiano evidentemente non è entrata i sintonia con lui (o forse più il contrario), fatto sta che la teme. E’ intimorito dai suoi modi a dir suo aggressivi e il rendimento ne ha risentito, lasciandolo depresso per gli scarsi risultati (fino ad ora l’avevo visto poche volte piangere per un brutto voto).

Però la prof. cattiva, tanto cattiva non deve essere, visto che, dopo il brutto voto nell’interrogazione di storia e italiano, gli ha concesso una chanche per ripetere l’interrogazione e rimediare.

Questo ha significato che passasse molto del suo tempo nel weekend a studiare e, per poter provare ad interrogarlo ed aiutarlo nell’esposizione, che lo passassi pure io con lui.

Ho imparato un sacco di cose. Ora vi posso dire tutto sul medioevo basso e alto, sul dolce stil novo, sulle differenze tra le opere in lingua d’oc o d’oil, nonchè sulla vita di Dante con qualche cenno sulla Divina commedia.

Dopo l’intera giornata passata sui libri e sulle mappe logiche poi, ci siamo concessi una seduta in palestra insieme (la prima volta per lui). Peccato che lui volesse fare pesi ed io invece fossi il più imbranato di tutti in queste cose. Chi ci avesse visto armeggiare coi manubri e bilancieri ci avrà scambiato per i Gianni e Pinotto della palestra.

Fortunatamente una bella sauna e un po’ di idromassaggio alla fine ci hanno fatto fare pace col mondo.

Comunque mi è piaciuta questa nostra full immersion insieme dalla mattina alla sera.

PS: l’interrogazione è andata poi bene.

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La paura di correre

L’ultima corsa fatta risale ad agosto, mentre ero in vacanza. E prima di quella avevo smesso di correre con una certa regolarità, anche se solo per una o due volte la settimana, da giugno.

Non so quale strana fobia mi avesse preso, ma mi era sopraggiunta la paura di correre. Avevo paura di non riuscire, di fare una fatica insostenibile, di farmi male alle giunture. Questo faceva si che ogni minima scusa mi bastasse per evitare di farlo anche quando mi ero già programmato una seduta.

Sono stanco, ho fatto tardi, mi sono dimenticato le scarpe, piove, le cavallette…

Metteteci che pure mio padre, runner molto più assiduo ed efficace di me, sta vivendo in queste settimane la stessa fobia. Nel suo caso per motivi un po’ più fondati, visto che un mesetto fa mi ha chiamato dal pronto soccorso mentre ero a bologna, per dirmi che era caduto, battendo la testa e rimediano punti ed escoriazioni qua e là su tutto il corpo. Ci siamo un po’ spaventati e ho anche passato qualche notte con lui a casa sua per precauzione, risvegliando anche ricordi dolorosi (l’ultima volta che avevo dormito in quella casa era per accudire a mia madre).

Fatto sta che come uno scrittore ha il blocco nell’ispirazione, io mi sono ritrovato col blocco del runner.

Le 5 maratone e la ventina di mezze che avevo corso negli ultimi anni sembravano improvvisamente cancellate come una scritta fatta col gesso sulla lavagna.

Stasera però ce l’ho fatta, sia pure sul tapis-roulant.

Ho fatto la mia consueta seduta di spinning (perchè non corro ma non vuol dire che non faccio attività sportiva) e, cambiata la maglietta e i pantaloncini, mi sono messo sull’attrezzo motorizzato e ho impostato 5 km come obiettivo da percorrere.

Forse più di quelli che avrei dovuto visto la mancanza di abitudine al gesto dopo tanto tempo e soprattutto dopo un’ora di pedalata intensa che comunque si faceva sentire sui quadricipiti e i polpacci. Però se c’è una cosa che non mi fa difetto è la determinazione, almeno in campo sportivo, per cui sia pur a passo di lumaca (pero comunque correndo, non camminando), li ho portati a termine.

Ora mi fanno male le gambe, però sono soddisfatto. Vediamo se riusciamo a dare un minimo di continuità e riprendere un po’ delle vecchie sensazioni.

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Il sovversivo elegante

Lo definirei così Daniele Silvestri.

Sabato sono andato a vedere una tappa del suo tour dedicato ai suoi 25 anni di carriera artistica.

Mi è piaciuto.

Certo, non c’era l’atmosfera dei grandi concerti rock ai quali ho avuto la fortuna di partecipare in passato. L’atmosfera, se pur in un palazzetto dello sport, era molto più intima.

Però lui ha sfoderato 3 ore di performance (la prima volta che mi sia capitato), accompagnato da una splendida band di 9 elementi, disegnando una sorta di percorso che appunto rimanendo nei modi eleganti che gli appartengono, anche quando fa la parte del romanaccio, riesce a trasmettere un messaggio politico ben evidente col quale ovviamente mi trovo in perfetto accordo.

Molte delle canzoni che ha eseguito confesso non le conoscevo. Silvestri è un cantautore che mi piace ma per cui non ho una passione irrefrenabile. Però i testi, le sonorità, nonostante un’acustica discutibile, sono stati assolutamente godevolissimi.

E poi che diamine, come posso non provare simpatia per uno che si chiama Silvestri?

PS il primo video non è del “mio” concerto, ma rende l’atmosfera

Col secondo c’è il video della canzone (bellissima) per chi vuole sentirla con un audio migliore

PS2 Chi ha occasione di andarlo a vedere a Milano lo faccia perchè merita.

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