Giovedì sono andato a vedere il film concerto dei Depeche mode. Ammetto che in primissima battuta non mi aveva entusiasmato. Forse aspettative diverse, forse di un “classico” film concerto e non di un docu-film.
Invece mi sono trovato a vedere la storia di 6 persone diversissime tra loro che avevano come unico filo conduttore quello di essere fan dei DM. E le loro storie erano interessanti, non belle perchè spesso legate a momenti non piacevoli, ma sicuramente utili, anche a far capire meglio come si vive nel mondo, uscendo almeno un poco dall’ambito di casa nostra.
C’era una ragazza della Mongolia che raccontava del rapporto con sua mamma e con soprattutto con sua nonna con cui vive in un piccolo appartamento di un anonimo palazzo del regime comunista.
C’era una donna francese che a 25 anni, a causa di un incidente, si è ritrovata a perdere completamente la memoria e ripartire da capo una nuova vita.
C’era una ragazzo brasiliano che raccontava le difficoltà di essere gay per via dei pregiudizi di tutti, genitori compresi.
C’era una donna americana che ha lottato contro un tumore.
C’era un fotografo rumeno, simpaticissimo, che spiegava la vita in Romania ai tempi della dittatura.
E poi c’era questo padre colombiano che raccontava di come ha dovuto affrontare una seprazione che ha portato i suoi due figli a Miami con la madre, limitando il rapporto con loro ad un paio di incontri all’anno e a tante video chiamate. Nonostante questi limiti il loro rapporto è bellissimo, tanto che Dicken (questo è il suo nome) ha cominciato a realizzare dei video di cover dei DM insieme ai suoi due bambini (ora adolescenti) tanto da diventare abbastanza famosi ed essere invitati a concerti in tutto il mondo.
Io ci ho visto la capacità di quest’uomo di superare una sofferenza incredibile e farla diventare un volano di positività, capace di superare barriere altrimenti impossibili da oltrepassare.
Un po’ mi ci sono immedesimato. Ho visto quale avrebbe potuto essere il mio percorso visto che ad un certo punto della mia vita stava per accadere la stessa cosa.
Nell’intervista la premessa di questo ragazzo è stata che aveva conosciuto suo padre solo 10 anni prima e che mentre tutti da ragazzi ambiscono a diventare calciatori e astronauti, il suo è stato desiderio è stato quello di diventare un padre, un buon padre.
Ecco perchè quando Sylvestrino mi ha chiesto se ci fossimo andati insieme a vederlo non ho esitato a dire di si e rivederlo nuovamente.
Ed è stato bello vederlo insieme.