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2023 – So far so good

Si lo so è passato solo un mese dall’inizio dell’anno ed è presto per fare bilanci. Però per il momento pare avviato su una buona strada.

Sylvestrino sempre bene. Bene col peso, bene con l’autostima, bene con il lavoro. Finalmente sta facendo la vita di un normale 19enne. Si certo prende sempre un sacco di medicine, ma ormai abbiamo metabolizzato questa cosa, anche lui, e non ci facciamo più caso.

Io pure non male. Iscritto ad una nuova palestra dopo aver tribolato un po’ per i problemi di pressione. La palestra devo dire non mi fa impazzire. Piena di ragazzi pompati, pieni di tatuaggi e con braccia che sono più grande dei miei quadricipiti. Un po’ truzzi, come dicono dalle mie parti. Però se non altro ho ripreso a fare spinning, con due insegnanti tutto sommato bravi. Certo le bike non sono un granchè, ma ce le facciamo andare bene.

Poi mi sto intrippando sempre più col padel. Settimana prossima inizio un corso (mio padre mi piglia per il culo perchè dice che farei corsi per ogni cosa) e più gioco e più mi diverto. Poi c’è sta cosa del play-tomic (una sorta di facebook per chi gioca) che ti permette di inserirti nelle partite organizzate dagli altri ed è una figata perchè giochi con persone diverse e con stili diversi.

Tutto ciò associato alla mia dieta comporta conseguenze positive e visibili. Cinture che si stringono sempre più e giacche che cominciano a stare un po’ larghe. Bene così.

E poi ci sono delle novità in arrivo anche sul lavoro. Il mio capo mi ha proposto di tornare a fare i libri. No so se per disperazione visto che l’attuale responsabile va in pensione e non sono in molti a poter ricorprire quel ruolo, o per allontanarmi un po’ da lui visto i rapporti non proprio idilliaci degli ultimi tempi. Ovviamente essendo il sentimento reciproco, la ritengo un’opportunità che casca a fagiuolo. I libri, chi mi conosce bene lo sa, sono sempre stata la mia passione ed hanno occupato gran parte della mia carriera professionale. L’idea poi di rimettermi un po’ in gioco non può che farmi bene, a maggior ragione se ho la possibilità di sentire un po’ meno il fiato sul collo del mio capo. Non so bene ancora quando inizierò ma l’idea mi piace.

Insomma finora tutto bene, ma teniamo le dita incrociate.

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Vabbè stavolta è toccata a me

Lunedì in ufficio non mi sentivo particolarmente in forma.

Rientro a casa coi brividi e mi ritrovo con 38 e mezzo. In quanto uomo, per me è come avere già un piede nella fossa.

Rimango nell’oblio sotto le coperte e poi provo a farmi un tampone. Due lineette che sembrano fatte con la bic rossa battezzano la mia prima positività al COVID.

Dopo le prime 36 ore in cui ero veramente in coma poi sono stato meglio. Solo una fastidiosa tosse e un po’ di raffreddore, insomma un po’ di influenza.

La menata è che sono davvero in isolamento. L’unica consolazione è la spesa on-line che mi ha permesso di rifornire la dispensa ed il frigorirefero che ormai facevano l’eco.

Che due…

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Eppure un po’ di luce si intravede

Oggi sarebbe il giorno meno indicato per intravedere la luce, però cercando bene nelle tasche della giacca, riesco a trovare un po’ di ottimismo e vedere qualche segnale positivo.

Innanzitutto Silvestrino. La cura che ha iniziato a luglio sta dando grandi risultati. In 10 settimane ha perso più di 15 chili. Sembra un miracolo, o forse lo è. Questo ovviamente comporta tutta una serie di benefici, l’autostima su tutti. Lui infatti è più tranquillo (sia pure con qualche momento con la luna di traverso), si alimenta poco per il senso di sazietà che la cura comporta, ma ciò glòi permette di non avere troppi vincoli su ciò che mangia. Ciò nonostante perde 1-2 kg la settimana. Il nostro endocrinologo è entusiasta del risultato, vuole farne una pubblicazione scientifica perché ritiene che sia un grande successo di questo approccio terapeutico. A noi ci brillano gli occhi a vedere come si stia modificando il suo corpo tornando ad indossare magliette che fino a qualche tempo fa non riusciva più a mettere.

Poi i pensieri positivi attirano altre positività, ed ecco che salta fuori un colloquio per un posto di lavoro che sembra possa avere ulteriori sviluppi. Incrociamo le dita e speriamo possa concretizzarsi più che altro per permettegli una realizzazione personale e la possibilità di conoscere nuove persone.

Ha anche iniziato a prendere lezioni di Padel. Tira con una potenza che io me la sogno. Conto di riuscire a formare coppia con lui non appena mi sarò ripreso pure io.

Ecco, per quel che mi riguarda, anche io sto andando bene col mio strappo muscolare. Rispetto alla volta scorsa i tempi di recupero sono enormemente inferiori. Ormai ho messo via le stampelle e cammino quasi normalmente. Continuo a fare terapia ed esercizi a casa per accellerare ancor di più il recupero, però non avrei mai detto di essere a questo punto dopo nemmeno un mese dall’incidente (la volta scorsa impiegai tre mesi prima di togliere le stampelle). In un impeto di entusiasmo, avevo anche chiesto al mio fisioterapista se non fosse arrivato il momento di provare a fare una corsetta sul tapis roulant. Lui mi ha guardato torvo e mi ha rimesso coi piedi per terra: “per ora non se ne parla ancora”. Ci sta, anche se sto davvero mordendo il freno, ma è solo questione di poco. Tra l’altro l’inattività mi ha fatto venire ancor più voglia di tornare a correre e pedalare, tanto che nel weekend, per non farmi mancare nulla, mi sono comprato una bella bici per scorrazzare sulle colline bolognesi non appena sarò in grado.

Insomma, l’autunno è arrivato ma a me sembra primavera.

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Un film già visto

Avrei materiale per riempire di post questo blog per un bel po’. Dalle vacanze, ai concerti, quelli visti e quelli mancati (per la prima volta non ho visto un concerto perchè…ho perso i biglietti!), alle cure di Sylvestrino e alle mille complicazioni che ho in ufficio in questi mesi.

Però poi, in una domenica mattina di fine estate, giocando a Padel, una forte fitta al polpaccio, la sensazione già vissuta di essere stato colpito da una pallina scagliata dal campo vicino e crollo disperatamente per terra consapevole che in quel preciso istante avrei iniziato un calvario già vissuto 12 anni fa.

Piango, senza ritegno, sia per il dolore che per la disperazione. Sento mancare i sensi, qualcuno chiama il 118 e dopo lunghi e interminabili minuti una sirena in avvicinamento anticipa l’arrivo degli infermieri che mi porteranno al pronto soccorso.

Un paio di flebo di plasil calmano il dolore e il medico di turno sentenzia ciò che già ero sicuro di conoscere: Sospetta lesione al gemello mediale.

Una ecografia un paio di giorni dopo confermerà lo strappo muscolare. Rispetto alla volta scorsa però so cosa NON devo fare per evitare ulteriori complicazioni. Nessuna fasciatura rigida (solo una calza compressiva), nessun riposo assoluto. Fin dai primi momenti cerco di muovere, sia pur lentamente, la caviglia per far si che il versamento causato dello strappo (una lesione di 2cm per 1 e mezzo) si possa riassorbire nel più breve tempo possibile.

Il centro di riabilitazione che mi aveva rimesso in piedi allora diventa nuovamente la mia nuova casa.

Massaggi, laser, ultrasuoni, elettrostimolazione, ginnastica attiva. Sedute lunghissime di 2/3 ore che fanno parte di un film già visto, una specie di Matrix resurrection.

Da quella domenica sono passate “solo” poco più di due settimane, però riesco già a camminare, almeno per brevi tratti, senza stampelle (allora ci misi più di tre mesi). Ho ripreso a lavorare in ufficio (perché a casa non ho mai smesso) e non vedo l’ora di riprendere a camminare, normalmente prima e a correre poi.

In molti mi hanno fatto notare che alla mia età, gli scacchi o tutt’al più il curling sarebbero più adatti. Ma io non vedo l’ora di tornare a correre e di riprendere la racchetta in mano.

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Piccoli segnali positivi

In un momento in cui essere positivi ha una valenza negativa, cerco di godermi quei piccoli segnali che rappresentano giorni di sole dopo una lunghi temporali.

Le vacanze hanno fatto bene a Sylvestrino. Ora è più rilassato e affronta le sue giornate più serenamente o comunque con meno ansia rispetto a qualche settimana fa.

Da una parte la pausa scolastica non può che avergli fatto bene. Dall’altra anche la sua trimestrale iniezione di testosterone non può che aver contribuito alla sua stabilità psicologica.

Insomma i problemi ci sono, ma se non altro il clima in casa è un po’ più tranquillo.

Aiuta il fatto che esca un po’ di più con gli amici.

Aiuta anche che l’altro giorno per la prima volta abbia riscontrato un miglioramento sensibile sulla bilancia.

Anche il gatto che gira per casa aiuta moltissimo.

Ho la consapevolezza che il momento delle acque agitate tornerà ben presto, ma per il momento mi godo questo momento di calma.

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Vecchi amori

Alla fine non solo ho provato il crossfit ma ho pure provato la ginnastica militare dinamica, un’attività in qualche modo simile al crossfit per intensità che però si svolge senza atrezzi e quindi, forse, con qualche pericolo in meno di avere infortuni.

Mi sono trovato quindi a provare, ben allineato con altri militari come me a svolgere salti, flessioni, piegamenti e chi pù ne ha più ne metta, sotto gli ordini di un istruttore che però non somigliava molto al sergente Foley di Ufficiale e gentiluomo.

Durissimo ma divertente, se non fosse che anche in questo caso ho impiegato tre giorni per riprendermi fisicamente (rinunciando quindi ad altri allenamenti di corsa). Si lo so, era la prima lezione e poi le altre sarebbero andate meglio. Però ho capito che per poter godere dei benefici muscolari e ridurre i tempi di recupero, avrei come minimo dovuto fare 2 se non 3 allenamenti alla settimana. Ma così facendo avrei sacrificato quasi del tutto la corsa (o il ciclismo)…per cui niente.

Alla fine ho comprato un bel paio di scarpette nuove una bella maglia gialla fluo invernale e ho ripreso a correre.

Se non fosse per una fastidiosa influenza che mi ha ulteriormente fermato probabilmente nell’allenamento di questa sera avrei fatto molta meno fatica, però so che è questione di tempo.

Devo riprendere a correre almeno tre volte la settimana, inserire almeno un allenamento con ripetute o comunque che mi spinga al di fuori della mia comfort-zone e un allenamento un po’ più corposo nel weekend.

Ho un inverno davanti e magari in primavera potrei provare a rimettermi il pettorale per qualche mezza…

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Il mio pensiero sul green pass

So di andare su un argomento spinoso dove incontrerò anche pareri molto discordanti dal mio, però oggi che è il 15 ottobre mi sembra il momento giusto per dire la mia.

Io sono favorevole e vi spiego le mie ragioni.

Durante la pandemia, mio figlio ha cominciato ad avere i primi disturbi. Pensavamo fossero di natura psicologica e invece abbiamo poi scoperto che un tumore di 5 centimetri aveva pensato di mettere su casa proprio nel centro del suo cervello.

Però c’era il COVID, eravamo nel pieno della prima ondata. Abbiamo provato a chiedere di fare dei controlli al nostro medico di base, ma lei si rifiutava di visitare e ci ha semplicemente detto di dargli un po’ di vitamina C come integratore se non mangiava.

La faccio breve…abbiamo cambiato medico ma abbiamo perso del tempo. Perché quando poi ha potuto fare gli esami e soprattutto la risonanza che ha rivelato quel che aveva, tre giorni dopo lo abbiamo lasciato addormentato, sul tavolo di una sala operatoria tra le mani di un chirurgo a cui abbiamo dato in mano la vita di nostro figlio.

Come sarebbe andata se non ci fosse stato il COVID? Saremmo andati da un medico con qualche mese di anticipo. Sarebbe cambiato qualcosa? Non lo so, sicuramente avrebbe sofferto meno e forse il tumore avrebbe fatto meno danni.

Questo però è più che sufficente per farmi pensare che il COVID è una brutta bestia che ha contribuito a rovinare la vita di mio figlio.

E come noi immagino ci siano migliaia di persone che non hanno potuto fare esami o cure perché gli ospedali erano intasati da pazienti che non riuscivano a respirare.

Per non parlare di alcuni miei amici che hanno visto mancare i propri genitori proprio a causa del COVID e delle oltre 100.000 anime che solo in Italia non ce l’hanno fatt a sopravvivere.

Ecco perché quando hanno detto che c’era un vaccino io ho esultato. Non è stato sperimentato a dovere? Forse, ma non credo, e comunque questo vaccino protegge dagli effetti più importanti che questa malattia comporta.

Ho aspettato il mio turno e non appena possibile mi sono vaccinato. Mio figlio in quanto categoria fragile fortunatamente lo ha fatto prima di me.

Questo per quel che riguarda le ragioni sanitarie.

Poi ci sono quelle economiche. Durante quel periodo dovevamo gestire i turni di cassa integrazione perché l’economia era ferma. Io fortunatamente essendo un dipendente godevo di privilegi che invece altri non avevano. E mi ricordo le scese in piazza per protestare contro le chiusure. Li comprendevo quei lavoratori, anche se in quei momenti questo mostro era ancora ben lontano da essere vinto.

Poi sono arrivati i vaccini e ora, a parte le mascherine, conduco una vita quasi normale.

Questo grazie a me e all’80% degli italiani che si sono comportati come me.

Poi c’è chi non è vaccinato. Alcuni non possono per motivi di salute e sono quelli che tutt’ora rischiano di più. Poi ci sono quelli che hanno paura e con cui, quando posso, cerco di convincere argomentanto i pro e i contro. Poi ci sono quelli convinti.

Inizialmente tentavo di parlare anche con loro, ma poi mi sono accorto che nella maggiorparte dei casi, non ascoltavano ragioni. Alcuni con argomentazioni al limite del delirio altri con motivazioni politiche e altri con argomentazioni che ascoltavo ma su cui non mi trovavo d’accordo?

Sono contento di aver fatto il vaccino? No, ne avrei fatto volentieri a meno. Però è il male minore.

Sono d’accordo sull’uso del green pass? Si. E’ un passaggio forte ma meno forte di rendere obbligatorio il vaccino. Lascia la libertà ai singoli di vaccinarsi o di andare avanti a tamponi ma di poter condurre una vita sociale normale senza essere chiusi tra le mura di un appartamento.

Però se possiamo scegliere quale strategia utilizzare e discutere se sia la migliore o meno (e sicuramente c’è margine di miglioramento) è solo grazie a me e all’80% di coglioni (a sentire i novax) che si sono vaccinati. Se non lo avessimo fatto, saremmo ancora qui a a guardare le regioni di un colore o di un altro e i reparti di oncologia, di cardiologia e qualunque altra branchia della medicina, sarebbero inoperativi come lo sono stati per gran parte dello scorso anno.

Avrei altre mille ragioni per continuare a scrivere, ma mi rendo conto che mi sono dilungato fin troppo.

Quindi posso solo esortare i “paurosi” a vaccinarsi senza esitazioni. Ci sono sicuramente rischi di effetti collaterali in taluni casi anche gravi, ma non di più di chi prende la tachipirina o attraversa la strada guardando il cellulare.

Per quelli convinti invece…andate un po’ a fanculo.

Green pass - Open

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Che cazzo di natale

Non va bene. I medici non riescono a trovare una soluzione che possa migliore la situazione. La dieta che segue è sempre più stretta. Da inizio dicembre ha iniziato quella chetogenica (assenza quasi totale di carboidrati) ma ciò nonostante continua inesorabilmente ad ingrassare. Non lo riconosco più e non si riconosce più nemmeno lui. Io che seguo la sua dieta per solidarietà, sgarrando non appena lui non c’è, ho già perso 11 chili. Lui invece continua a metterli su. Pagherei col mio sangue perché avvenisse il contrario.

E’ sempre più demoralizzato. E non posso non comprenderlo.

Lui non si merita tutto questo. E non c’è giorno, ora, minuto in cui non mi chieda perchè. Perché lui.

Viene voglia di sbattere la testa contro il muro.

Anche cercando tra gli articoli medici leggo che “L’obesità ipotalamica presente frequentemente nei pazienti soprattutto giovani che hanno subito danni da tumori o terapie chiurgiche all’encefalo…non ha trovato ad oggi un trattamento realmente efficace”. E quindi? Come faccio a spiegare a mio figlio che i medici non sanno che pesci pigliare. Come faccio a spiegargli che dopo aver gioito per aver avuto salva la vita dopo quel delicatissimo intervento, ora rischia di essere condannato a vivere una vita di merda.

Quest’anno niente auguri. Non c’è proprio nulla di cui festeggiare.

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Il guerriero di cristallo

Luci e ombre. Poche le prime e tante le seconde.

Partiamo dal controllo dei tre mesi. Del tumore grosso come una pallina da ping pong ne è rimasto solo una piccola ombra aggrappata al nervo ottico. Finchè rimane piccola non desta preoccupazioni. Sarà la nostra spada di Damocle.

Il resto però ci preoccupa di più.

Il responso dell’endocrinologo non è buono. L’ipofisi è definitivamente compromessa e non può più generare gli ormoni di cui lui avrebbe bisogno. Sarà necessario intervenire con una cura ad hoc. Però anche qui il quadro è un po’ sfocato:

la crescita sembra abbia ancora qualche margine di miglioramento. Lui è oggettivamente bassino (159cm.) e se potesse guadagnare qualche centimetro male non gli farebbe. Ma allo stesso tempo anche lo sviluppo è stato interrotto a metà. Ciò vuol dire che anche in questo caso bisogna intervenire artificialmente per farlo uscire dalla pubertà. Però gli ormoni della crescita inibiscono quelli dello sviluppo e viceversa, per cui i medici dovranno capire bene come e quando intervenire.

Inoltre tutto questo non consente al suo metabolismo di lavorare correttamente, per cui si ritrova, nonostante la sua dieta ferrea, a non perdere peso.

Nel frattempo lui è sempre più fragile. Il mio guerriero di cristallo.

Basta un minimo contrattempo per farlo andare in ansia, sfociando in crisi vere e proprie. Un’interrogazione, il controllo del peso, un piccolo disappunto. Il problema però è che non ha solo una crisi, con pianti isterici e difficoltà respiratorie, ma arriva ad avere fenomeni di autolesionismo. Si gratta compulsivamente le braccia fino a farle sanguinare, si strappa i capelli (addirittura una volta in cui noi non eravamo con lui se li è rasati a zero).

La sua ex fidanzatina (sono rimasti però amici) ci ha chiamato preoccupata per i discorsi che gli ha sentito fare.

Abbiamo paura a lasciarlo da solo e ci siamo organizzati per stare sempre con lui a casa, soprattutto quando ha scuola e interrogazioni on line.

Inoltre gli abbiamo creato intorno a lui una sorta di team cuscinetto per aiutarlo ad uscire da questo suo momento così complicato: Un paio di ragazzi che gli fanno da tutor per lo studio; un nutrizionista per l’alimentazione; un personal trainer per la sua ripresa fisica; lo psicologo; il coinvolgimento degli insegnanti e un piano didattico mirato per le sue possibilità. Una squadra vera e propria (oltre a noi genitori ovviamente) che lavora per lui.

Oltre a questo stiamo cercando di metterlo in contatto con persone che hanno passato quello che ha passato lui e che a distanza di tempo ne sono usciti con successo. Così che possa avere anche dei modelli di riferimento per vedere il futuro ancora positivamente.

Lui deve ancora metabolizzare ciò che gli è accaduto. Forse dobbiamo farlo anche noi.

Penso che il tempo sarà la più efficace delle medicine.

Questa è una maratona. Ne usciremo solo con la giusta dose di resilienza (parola che odio).

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Lavori in corso

Piccolo aggiornamento su come prosegue in percorso di ripresa di Sylvestrino.

Complessivamente direi che va bene. Frequenta scuola con costanza e fra poco vedremo se anche con profitto. Sicuramente dimostra interesse e senso di responsabilità, più di quel che avveniva prima del grande tsunami.

Esce con gli amici, spesso e con le normali modalità con cui lo dovrebbe fare un qualsiasi adolescente. Si sa limitare, capisce quando il suo fisico richiede riposo e allora torna a casa. Non sembra bere, almeno non in maniera preoccupante. Ha ripreso a fumare, spero poco.

Non può fare ancora attività fisica in maniera importante e si limita a delle gran camminate. Gli ho regalato un contapassi e si è dato l’obiettivo di fare almeno 10.000 passi ogni giorno. Ci riesce abbondantemente quasi tutti i giorni.

Continua a prendere farmaci più volte al giorno a cui si sono aggiunti anche vari integratori (ferro, vitamina D e altre sostanze). Abbiamo i telefonini che suonano come in un concerto più volte al giorno per ricordarci quando e cosa prendere.

Purtroppo tra i farmaci che prende c’è anche il cortisone che in questo momento è quello che crea più problemi. E’ ingrassato notevolmente gonfiandosi. Ha ripreso in un mese i 14 chili che aveva perso nei mesi precedenti l’operazione. L’abbiamo portato da un nutrizionista che gli ha dato una dieta abbastanza rigida e povera di zuccheri. Lui è responsabile e la segue senza sgarrare troppo. Il problema è che nonostante questo non accenna a diminuire di peso. Almeno si è fermato nel prendere chili, ma quando dopo due settimane di dieta ha visto che non aveva recuperato nemmeno un chilo si è fatto prendere dallo scoramento. Non è stata una mattina facile quella, ero mortificato io per lui e non posso immaginare come possa sentirsi un ragazzo di 16 anni che vive in un mondo che si nutre di immagine.

Spero che possano diminuire il cortisone quanto prima, anche se c’è il rischio che debba continuare a prenderlo a lungo, forse per sempre. Questo vuol dire che più di altri dovrà stare attento all’alimentazione. Vorrei che nel momento in cui potrà riprendere l’attività fisica si potesse appassionare alla corsa, sarebbe un buon modo per raggiungere e mantenere i suoi difficili obiettivi di equilibrio fisico. Ho già trovato una tabella per iniziarlo, in maniera molto blanda, al running. Magari è la volta buona che riprendo anche io con lui (settimana scorsa ho provato dopo mesi a correre per 5km e mi hanno fatto male le gambe per tre giorni).

A novembre tra le varie visite mediche di controllo, ha quella più importante. Una risonanza magnetica che dovrà essere analizzata dal professore che lo ha operato. Incrociamo le dita affinchè non ci siano brutte sorprese, anche se temo diverrà una costante per lungo tempo. Inoltre ha la visita dall’endocrinologa che spero possa far allentare la dipendenza dai farmaci.

Lui è bravo. Tranne in qualche caso in cui si sfoga, non fa pesare il fatto che un ragazzo della sua età dovrebbe avere come problemi principali l’interrogazione a scuola o le prime cotte adolescenziali e non gli esami del sangue e la pastiglia delle 14,30.

Io vorrei vederlo solo ridere e sorridere senza pensieri. La strada è ancora lunga ma la maratona mi ha insegnato a non averne paura.

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