Roger Waters in concerto, proponendo uno spettacolo, perchè di spettacolo si può parlare, che aveva nei classici dei Pink Floyd la parte principale.
Non voglio parlare tanto del concerto dal punto di vista artistico, quanto dal punto di vista emotivo.
Un tuffo negli anni ’70. Ricordo ancora quando scoprii “veramente” per la prima volta i Pink Floyd. Fu solo con The wall. Avevo 14 anni. Non potevo permettermi il disco per cui mi feci registrare una cassetta da un amico e disegnai la copertina con un rapidograph.
Oggi è quasi difficile farlo, ma allora si ascoltava un album dall’inizio alla fine. Era un viaggio, un film, un racconto. A maggior ragione con The wall.
Il concerto mi ha lasciato le stesse sensazioni. Quelle di un racconto, con un suo inizio, quasi paradossale, un suo svolgimento, con un messaggio di fondo e una sua fine, spettacolare e a sorpresa.
I bassi potentissimi, che ti entravano nelle viscere. Le immagini, a volte forti come un pugno nello stomaco, altre psichedeliche come un film degli anni ’70. Non mi sono mai fatto una canna, ma probabilmente in questo caso ci sarebbe stata.
Forse avrei visto ancora meglio la parte oscura della luna.
Il vecchio Dan direbbe così se avesse visto il concerto di ieri sera.
Loro i Coldplay.
Ammetto, mi sono sempre piaciuti ma mai in maniera profonda come altri gruppi…però avevo la sensazione che il loro concerto fosse uno spettacolo a prescindere dalle sole canzoni e vendendo un rene sono riuscito a prendere due biglietti per il prato per me e Sylvestrino.
Fin dall’inizio sembrava di essere ai bis finali, per l’entusiasmo e l’energia che riuscvano a trasmettere.
Suoni, luci, colori, coriandoli, sorprese… un inno alla gioia del 21mo secolo.
Lui bravissimo ad interagire col pubblico con l’aria da bravo ragazzo che ci piacerebbe avere per amico.
Uno spettacolo incredibile. Davvero il più bel concerto che abbia mai visto (e ne ho visti più di qualcuno). Sono riusciti a dare la sensazione al pubblico di assistere ad uno spettacolo unico e diverso da tutti gli altri…magari poi non è vero, ma la sensazione è quella.
Le canzoni una più bella dell’altra. Penso che non ci sia stato nessuno capace di stare seduto per le due ore in cui hanno suonato.
Da rimanere a bocca aperta, come un bambino che vede per la prima volta i fuochi d’artificio.
Sylvestrino non faceva che ripetermi “che figata che figata….”
Io ho ripreso un po’ di video, anche se col senno di poi avrei fatto a meno…lo spettacolo è bello per esserci dentro. Un video su un telefonino non riuscirà mai a far provare la stessa sensazione e ti fa perdere il gusto di registrare solo nella tua testa le sensazioni che provi. I miei video non riesco a postarli perchè sto litigando col telefonino….ma ne metto uno non mio che comunque dovrebbe dare un’idea.
Ho avuto la fortuna di vederlo in teatro diverse volte. Mio padre mi ha fatto amare la sua ironia anche quando le battute non le capivo proprio tutte.
Non ho condiviso la sua scelta politica negli ultimi anni, ma rimane comunque un grande uomo di teatro e non solo.
Due le foto che mi rimangono in mente di lui, entrambe della fine anni ’70 o giù di li.
Palazzina Liberty di Milano, in largo Marinai d’Italia, dove Dario Fo aveva la sede della sua comune teatrale.
Paghiamo il biglietto, entriamo e lui è li che strappa i biglietti all’ingresso della sala e indicandoci dove accomodarci. Una volta finito, si avvia verso il palco e inizia lo spettacolo.
Penso che nemmeno nei teatri parrocchiali gli attori abbiano questa umiltà.
La seconda invece è a Sesto San Giovanni, allora la Leningrado d’Italia.
Inizia lo spettacolo, uno dei suoi tanti monologhi recitato coi pantaloni grigi e il dolcevita nero come abito teatrale. Anche in questo modo, senza assistenti, senza musica, era in grado di tenere il palcoscenico per ore.
Dopo un quarto d’ora arriva in platea una coppia trafelata in evidente e imbarazzato ritardo. Lui si ferma, li fa accomodare e in 30 secondi ricapitola velocemente a loro (e nostro) uso il primo quarto d’ora di spettacolo, e va avanti, ovviamente tra gli applausi scroscianti del pubblico.
Ecco, so che ha vinto il Nobel, ha fatto dell’arte e dell’impegno politico la sua missione e ci sono mille e mille motivi per ricordarlo.
Era il suo regalo di natale e finalmente è arrivato il giorno per riscuotere.
Io, lui con il suo compagno di classe e il padre di lui a vedere questo rapper che solo ieri sera ho capito veramente come si pronuncia.
Appuntamento direttamente al forum. Giusto il tempo di un hot dog con una birretta (io) e una coca (lui) e dentro per vedere questo concerto. Il primo richiesto da lui e non proposto da me.
Ammetto, ne conoscevo si e no due o tre, ma tutto sommato mi piacevano. D’altronde quando avevo 20 i primi rapper di scuola americana piacevano anche a me.
Comunque appena entrati il target degli spettatori era chiaro. Teenager, prevalentemente di sesso femminile, eventualmente accompagnati da mamme e papà.
Altra cosa che mi è stata chiara appena entrati è che forse valeva la pena portarmi una felpa da mettere al posto della giacca e cravatta da ufficio.
Ok, la cravatta me la sono anche tolta, anche se per qualche momento ho avuto anche il folle pensiero di legarmela in testa, tanto per fare il ggiovane…poi ho guardato mio figlio e ho desistito per non farlo sprofondare dalla vergogna.
Un paio di rapper prima del concerto (mai sentiti prima) ci ha accompagnato al momento in cui le luci si sono spente e i 10 mila hanno cominciato ad urlare.
Lui bravo nel rap e molto paraculo. Avrà ripetuto 20 volte che “noi” eravamo il miglior pubblico che avesse mai avuto…”fucking amazing crowds”.
Immagino che le stesse parole le ripeta ad ogni fucking concerto che tiene in ogni parte del mondo…però tanto basta per esaltare la folla.
Paraculo anche perchè, compensando un repertorio che evidentemente non è così folto, piazza un sacco di chiacchiere “alla Celentano” tra un brano e l’altro.
Insomma una faccia da schiaffi che però in fondo inspira simpatia e ammetto, è un bel animale da palcoscenico.
Sylvestrino col suo amichetto se la spassava alla grande. Io ero l’addetto alle riprese col telefonino e così il papà dell’amichetto.
Nel frattempo osservavo la fauna del pubblico pensando al fatto che nel giro di 3-4 anni al massimo, Sylvestrino sarà come loro…e osservandone alcuni ci sarebbe seriamente da preoccuparsi…ma forse è solo un po’ di disappunto perchè chiunque si rivolgesse a me mi dava del lei.
Il finale del concerto è stato travolgente. La mia preferita Can’t hold us, è una delle mie immancabili nei miei allenamenti di corsa e dal vivo ha il suo bel perchè.
Anche il tormentone di questi ultimi mesi, Downtown, mi piace un sacco come ballata.
Insomma, le quasi due ore della performance sono volate via.
Ovviamente non poteva mancare la maglietta ricordo (minchia Sylvestrino ma che taglia hai preso?) e, visto che ci stava, un ultimo panino con salamella e cipolla (tanto mica dovevo baciare nessuno).
Ora aspettiamo la prossima tappa al concerto dei Muse…ma Sylvestrino se lo perde visto che faceva il prezioso (papà basta propormi la musica da vecchi che ascolti tu)…anche se comincia già a pentirsi.
Alla fine con mio padre ce l’ho fatta ad andare a vederlo.
Era come me lo aspettavo. Una commedia all’italiana, carina, ironica, dove si ride e si sorride. Sotto certi aspetti mi calza a pennello.
Ha riso anche mio padre. E’ la prima volta che lo sento ridere così da tantissimo tempo. Certo, ho avuto qualche momento di imbarazzo quando ho scoperto che uno dei protagonisti, quello impallinato con la corsa (Teocoli) era un vedovo che aveva riversato nello sport la mancanza della moglie.
Temevo che il suo riso si trasformasse in pianto…invece no.
Giusto qualche minuto prima mio padre mi stava confermando che era al terzo allenamento in settimana. Similitudini veramente forti.
Tra l’altro parlavamo di obiettivi sportivi, miei, per il prossimo futuro. Ci sarebbe quella mezza…o quella maratona…ma la cortina dobbiaco è bellissima….Non gli ho chiesto quando avrebbe pensato a correre anche lui con un pettorale. Ma sono ragionevolmente convinto che prima o poi arriverà anche quel momento.
90.000 non mi era mai capitato di vederli tutti assieme. Uno spettacolo nello spettacolo. Tre generazioni a seguire i virtuosismi di Angus alla chitarra e la voce, magari senza l’estensione dei tempi migliori, ma pur sempre inconfondibile di Brian (gli altri diciamocelo, sono di contorno).
Sylvestrino era un po’ scettico all’inizio. Sono convinto che sia venuto più per farmi piacere che per convinzione sua. Ma sono bastati i primi accordi “cattivi” per fargli cambiare idea.
Una serata perfetta. Oddio, il palco da 46 metri, visto dalla Rivazza sembrava quello della festa dell’Unità sotto casa, ma i maxi schermi ci hanno aiutato a seguire le evoluzioni di quel pazzo scatenato che a 60 anni continua a suonare in braghette corte come quando ne aveva 20.
Certo, tra una canzone e l’altra c’erano quei 30 secondi in cui rifiatavano un po’…Brian evidenziava una discreta panzetta nonostante la maglietta nera che snellisce…Angus dava sempre l’idea di avere un infarto da un momento all’altro, sudato com’era….ma alla fine lo spettacolo meritava veramente.
Io non ci volevo proprio andare. Si lo so, lui me l’aveva chiesto non so quante volte nelle ultime settimane e io tutte le volte gli avevo detto di si. Però sabato mattina, quando ho capito che la sera sarei dovuto andare con lui a vedere i Depeche Mode mi è preso lo sconforto.
Me li ha fatti sentire la mattina mentre facevo i compiti e li ho trovati proprio noiosi, vecchi. Ma come facevano a piacermi questi qua?
Però lui ci teneva così tanto per cui ho smesso di fare l’antipatico e l’ho seguito buono buono senza fare altre battute che si stava già innervosendo.
Prima di entrare siamo andati da McDonald, dove davanti ad un Crispy Mcbacon abbiamo fatto un patto. Io gli avrei tenuto compagnia durante il concerto dei DM e lui avrebbe fatto altrettanto con me a quello dei One direction o di Fedez. Il patto è stato sugellato (si dirà così?) con un brindisi fatto con la coca cola.
Ci avviamo a piedi al palazzetto e qui scopriamo che per entrare c’è una coda luuuuuunghisssssssima….Mio padre incomincia ad essere nervoso, non so se perchè temesse di fare tardi per l’inizio o perchè aveva lasciato il cappotto in macchina e tremasse dal freddo.
Fatto sta che dopo una mezz’oretta riusciamo ad entrare. Visto che era con me a lui non lo hanno nemmeno perquisito, per cui tutto contento si vantava di essere riuscito a portarsi dentro una bottiglietta d’acqua (mio papà si accontenta di poco).
Appena entrati mi ha fatto un po’ impressione tutta quella gente. Si è vero, c’ero stato già 4 anni fa, ma francamente non mi ricordo niente di quella serata per cui mi sembra tutto una novità.
Visto che mio padre non è riuscito a trovare i biglietti per sedersi, capisco che il fatto che io sia alto un metro e 45 rappresenterà un bel problema. Gli propongo quindi di stare in fondo e ben distanti, così qualcosa dovrei riuscire a vederla pure io.
L’attesa a quel punto non è nemmeno lunga, e la passo a giocare col suo telefonino.
Poi a un certo punto la musica si alza, così come tutte le persone che erano sedute….le luci si spengono e tutti incominciano ad urlare.
Mio padre non capisce più un tubo. Incomincia a scattare foto come un deficente col telefonino che tanto non si vede nulla, ma come vi ho già detto, si accontenta di poco lui.
Quando inizia la musica però mi piace. E’ alta, le luci sono belle e le immagini sugli schermi rendono il tutto fighissimo.
Come quei cani in Precious, oppure quelle donne rinchiuse nella scatola di vetro.
Dave incomincia a cantare le canzoni una dopo l’altra. Qualcuna la conosco pure io e mi ritrovo a battere le mani e a ballare come il mio papà e tutti gli altri.
Dave però mi sembra un po’ strano. Ad un certo punto incomincia a passarsi l’asta del microfono in mezzo alle gambe come se ci volesse fare sesso…”papà ma Dave è gay?”. Tra l’altro, quando finisce di cantare le sue canzoni continua a dire Fuck you (non thank you come dice mio padre), ma la gente urla ugualmente.
Le ragazze sembrano proprio impazzire per lui…e ci credo, Martin è proprio bruttino e gli altri non se li fila nessuno.
Insomma, il concerto mi è proprio piaciuto. Poi quando hanno fatto quella canzone, quella che mio padre diceva che ballava quando era ragazzo con il suo amico, mi sono scatenato pure io. Anzi, alla fine, quando Dave, sudatissimo, ci ha chiesto ci cantare in coro un sacco di oohhhh ooohhhh, mi ci sono messo con tutta la voce che avevo…tanto che la sera sono tornato a casa completamente afono.
Anche Enjoy the silence, walking in my shoes e qualche altra che non mi ricordo il titolo mi sono piaciute. Con Personal Jesus c’ero rimasto un po’ male all’inizio perchè la facevano leeeentissima….poi però hanno cambiato marcia e ho sentito un gran bel pezzo rock.
Anche quelle cantate da Martin non erano male, anche se un po’ lente per i miei gusti.
Con l’ultima, Never let me down again, mi sono ritrovato a muovere le braccia a destra e sinistra, come in una lezione di aerobica, però mi sono divertito veramente un sacco.
Ho anche convinto mio padre a comprarmi una maglietta che stamattina porterò a scuola, così che tutti i miei compagni vedano che sono andato ad un concerto “per grandi” sabato scorso.
Adesso però devo dire a mio padre se mi mette nella mia playlist quella canzone…
L’altra sera davano questo film in tv. L’ho visto già diverse volte e tutte le volte mi rapisce per l’intensità delle emozioni che provoca in me.
L’altra sera però non mi ero accorto che lo stavano trasmettendo, e ho cominciato a guardarlo solo verso la fine.
Sylvestrino aveva fame per cui gli stavo preparando un po’ di latte e biscotti. Lui seduto a tavola e io in piedi a trafficare col microonde.
Poi arriva questa scena. Mi fermo con la tazza in mano e rimango rapito dalle immagini, dalla musica, dalle emozioni.
Lui mi guarda ed esclama sbigottito….“ma papà…HAI GLI OCCHI LUCIDI????”.
Ma che stai dicendo?
Si si…hai gli occhi lucidi…ma è per il film???
No, non ho gli occhi lucidi…saranno solo un po’ affaticati....ma il groppo alla gola che nel frattempo mi era venuto rendeva poco sostenibile questa tesi.
Ma tu piangi per un film?
Chissà poi perchè gli uomini devono sempre passare per quelli freddi, impassibili, che non piangono mai, tantomeno per un film passato in tv.
Volevo fare un post alla fine dell’ultima puntata di X-factor. Però hanno eliminato la mia preferita (da qui, dalla mia capacità di predizione il mio Y-factor) per cui eccomi qui a scrivere il post prima della fine, manco fossi un giornalista che anticipa i tempi per chiudere il giornale in tempo.
E’ la prima volta che ho seguito questo talent, di solito evito.
Stavolta invece mi sono lasciato trascinare fin dai provini e mi ha divertito.
Puntata dopo puntata ho ascoltato perfetti sconosciuti tentare la loro scalata al paradiso.
Mi ha emozionato la Pompa, fin dalla prima esibizione ai provini.
Mi è piaciuta l’ironia di Fabio, l’unico cantautore del gruppo
Con Alan mi sono immedesimato nel ruolo del papà, quello con figlio dietro le quinte
Andrea poi è stato geniale, con la voce che clona un campionatore musicale
Ma la mia preferita è stata senza dubbio lei
ABA, tanto gnocca quanto brava.
E infatti nella finale è stata la prima eliminata….cioè voglio dire….okkey che sono un gatto nero, ma mica porto così sfiga, dai!
Comunque il vero vincitore è stato lui
L’elegante Forrest Gamp della musica pop. Se fossi gay me ne sarei già innamorato…però non lo sono 😉
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