Il mio social da corsa, Runkeeper, mi fa notare una ricorrenza in qualche modo significativa per me.
Sono arrivato al mio 500mo allenamento da quando ho iniziato a correre (o almeno da quando ho iniziato a tenerne traccia).
Se vado a vedere il primo percorso segna un 6,5 km ad un passo di 6minuti e 10 secondi al km. Parliamo del 26 luglio del 2012. In realtà era già circa un mese che correvo “ad cazzum” e nelle prime uscite riuscivo a malapena a correre per 30 minuti.
All’epoca non mi sognavo ancora di diventare un runner (se così posso definirmi). Il mio obiettivo era quello di fare un po’ di attività giusto per aspettare settembre ed iscrivermi in una nuova palestra a sfiancarmi con lo spinning.
Così non è stato e ho invece continuato con le mie corsette esordendo l’anno successivo nella mia prima mezza maratona e qualche mese dopo nella mia prima regina da 42km.
Da allora non mi sono quasi mai fermato. Il periodo più lungo di inattività, un paio di mesi, è dipeso dalla parte finale della malattia di mia madre.
Ciò vuol dire che ho corso in 3 anni e 8 mesi per 6.150km, circa 35 km la settimana.
Mettendoli uno dietro l’altro dovrei aver passato quasi un mese intero (notte e giorno) correndo.
Passo più passo meno parliamo di 6 milioni e mezzo di passi percorsi con una decina di paia di scarpe che mi avrebbero permesso di arrivare fino in Kirghizistan, anche se onestamente non so cosa avrei fatto una volta arrivato li.
Gare invece ne ho fatte relativamente poche, 16 in tutto di cui 4 maratone, però queste me le ricordo bene tutte (strano per me).
Ma 600 ore a correre vuol dire anche far girare i criceti nel cervello per tanto, tantissimo tempo. A volte con le cuffiette e un po’ di musica, altre con pensieri, problemi, sorrisi e preoccupazioni.
La corsa è un po’ un anestetico ma anche un catalizzatore. Delle volte aiuta a sbrogliare matasse intricate e altre ti fa sprofondare nella sensazione di essere proprio nella merda, altre ancora aiuta a capire meglio. Questo sia che corri con 35 gradi che sottozero, con la pioggia, con la neve o col sole cocente.
In questi quasi 4 anni ho perso qualche capello (non che ce ne fossero molti già prima) e qualcuno dei sopravissuti è passato nella squadra dei bianchi.
I miei pensieri erano piuttosto diversi da quelli di oggi anche se la mia vita era gia entrata nella fase 2.0. Pesavo qualche chilo in più e non ero ancora bravo a cucinare il risotto. Mia mamma era già entrata da un annetto nel suo tunnel, la Juve aveva appena vinto il suo primo scudetto dopo la serie B e Londra ospitava le olimpiadi per la terza volta.
Chissà se arriverò a 1.000 allenamenti e chissà se ci arriverò prima prima delle olimpiadi di Tokio del 2020? E il Kirghizistan me lo sarò lasciato alle spalle? Ai posteri…