Oggi parlerò di un personaggio della mia sfera lavorativa di cui non ho mai parlato: Il (poco) collaboratore stronzo, il collonzo.
Formalmente dipende da me, io firmo le sue ferie, i suoi permessi. Nell’organigramma del direttore del personale sono una casellina sopra di lui. Me lo sono trovato quando ho preso questo posto.
Però lui è sempre stato molto indipendente e dislocato fisicamente in un’altra sede.
E’ una testa calda (calda non era la parola che esattamente avevo in mente), però è bravo ed è un gran sgobbone. Qualità che nel tempo mi hanno convinto che tutto sommato possa lasciarlo lavorare in pace visto che i risultati li porta a casa.
Certo è pieno di se, uno di quelli che “so tutto io” e con una propensione al gioco di squadra pari a quello di un lupo solitario.
Però….(c’è sempre un però).
Il mio capo che a sua volta non scherza a stronzaggine, gli ha sempre dato il fianco. Più di una volta mi ha bypassato ascoltando e prendendo accordi direttamente con lui anche a mia insaputa.
Insomma, sono il suo capo ma non sembra, almeno non mi riconosce come tale.
Non che questo rappresenti un grosso problema per me. Ho già abbastanza cose da seguire e un team non facile da gestire. Fosse per me direi anche al mio capo che me lo togliesse dalle mie responsabilità e se ne occupasse direttamente lui.
Però a volte, quando assisto a suoi comportamenti, così autoritari anzichè autorevoli, e pieni di cattiveria….ecco, mi assale un gatto!
Perchè ne parlo? Perchè non ho ancora trovato il bandolo della matassa. Fosse per me lo prenderei a calci nel culo pur sapendo di rinunciare ad uno competente e bravo. Però ha santi in paradiso, non solo col mio capo ma anche con altri “clienti” interni.
Ma ci riuscirò.
Rimango fiducioso al detto “ciò che uno semina poi raccoglie” e prima o poi riuscirò a vederlo raccogliere tutta la merda che ha seminato.