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Non so se preoccuparmi

Sabato finalmente tornerò ad un concerto. Dopo oltre due anni riassaporerò quelle sensazioni, quei rituali, tipici di un grande concerto. Il Komandante mi aspetta in quel di Imola con un biglietto che ormai ho acquistato 3 anni fa.

Non vedo l’ora.

Tra i tanti rituali che precedono il concerto però ce n’è uno che prevede un periodo di full immersion nelle canzoni che andrò ad ascoltare (a riascoltare in questo caso). Quindi venerdì, durante il viaggio per far rientro a casa mi sono sparato per un paio d’ore una compilation di Vasco ovviamente cantata a squarciagola (fortunatamente senza pubblico).

Perché dovrei preoccuparmi allora?

Perché più di una volta, mentre ascoltavo, mentre cantavo, mi è venuto un groppo alla gola. Mi commuovevo e non metaforicamente, mentre le parole del Blasco mi facevano venire scorrere tante pagine della mia vita.

Una mia amica una volta mi disse che non importa chi tu sia, quanti anni tu abbia o quale fase della tua vita tu stia attraversando, ma nelle canzoni di Vasco Rossi ce n’è sempre qualcuna che sembra scritta per te.

Ed è proprio così.

Più di una volta mentre ascoltavo pensavo a cosa mi ricordava quella canzone, quelle parole. Quasi una sorta di bilancio della propria vita. A volte dolce, altre terribilmente amaro.

E il colmo è stato che mi sono commosso non solo per le canzoni, ma anche per le parole che il rocker di Zocca dedicava ai suoi fans. Quando ad esempio, durante “Alba Chiara”, al Modena park, incitava il suo popolo urlando “siete bellissimi…e ce la farete tutti!”.

Ecco, sono il primo ad essere consapevole che così non è. Che non tutti ce la faranno (per un terribile scherzo del destino una coppia che si stava recando al concerto di sabato scorso è stata vittima di un incidente mortale). Però è così bello sentirselo dire. E’ bello crederci, sperarlo ed illudersi che sia così.

E io sono preoccupato, perché ho paura di passare due ore e mezza a piangere come un cretino.

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Il sovversivo elegante

Lo definirei così Daniele Silvestri.

Sabato sono andato a vedere una tappa del suo tour dedicato ai suoi 25 anni di carriera artistica.

Mi è piaciuto.

Certo, non c’era l’atmosfera dei grandi concerti rock ai quali ho avuto la fortuna di partecipare in passato. L’atmosfera, se pur in un palazzetto dello sport, era molto più intima.

Però lui ha sfoderato 3 ore di performance (la prima volta che mi sia capitato), accompagnato da una splendida band di 9 elementi, disegnando una sorta di percorso che appunto rimanendo nei modi eleganti che gli appartengono, anche quando fa la parte del romanaccio, riesce a trasmettere un messaggio politico ben evidente col quale ovviamente mi trovo in perfetto accordo.

Molte delle canzoni che ha eseguito confesso non le conoscevo. Silvestri è un cantautore che mi piace ma per cui non ho una passione irrefrenabile. Però i testi, le sonorità, nonostante un’acustica discutibile, sono stati assolutamente godevolissimi.

E poi che diamine, come posso non provare simpatia per uno che si chiama Silvestri?

PS il primo video non è del “mio” concerto, ma rende l’atmosfera

Col secondo c’è il video della canzone (bellissima) per chi vuole sentirla con un audio migliore

PS2 Chi ha occasione di andarlo a vedere a Milano lo faccia perchè merita.

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Fe-no-me-na-li

Non hanno deluso le mie aspettative.

Due ore di concerto intenso come se fossero partiti dai bis finali.

Spettacolo puro, fatto di musica rock, chitarre distorte, batteria incalzante ma anche di effetti speciali, corieografie, luci, acrobati.

Una sorta di musical di fantascienza.

Mattew Bellamy si conferma uno splendido animale da palcoscenico ben supportato dal resto della band.

Due ore senza un attimo di pausa, passando per i loro classici e inevitabilmente lasciando indietro altri pezzi che avrebbero sicuramente meritato.

Da parte mia ho provato anche a registrare qualche immagine come ricordo di questo fantastico concerto, ma stando in mezzo alla bolgia del prato, c’era più da saltare e cantare, per cui la qualità che ho ottenuto è risultata davvero mediocre.

Provo a compensare con qualche video rubato da youtube della serata.

Dig down alla fine l’hanno fatta in versione molto acustic e devo dire che l’atmosfera di San Siro era davvero magica.
Supermassive black hole con il suggestivo intro di incontri ravvicinati
e l’incredibile mostro di Stockholm Syndrome
il finale con l’immancabile omaggio ad Ennio Morricone

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Aspettando i Muse

Pensare che fino al 2009 non sapevo nulla di loro. Li scoprii per caso, seguendo il cuore di una donna che invece evidentemente non ambiva al mio. Con una vena di ottimismo comprai con molto anticipo due biglietti per il concerto che fecero a San Siro nell’estate 2010. Pensavo di andarci con lei.

Invece no…così mi feci accompagnare da una mia amica che non sapeva nemmeno chi fossero i Muse ma con la quale mi sfogavo parlando di lei (lei quell’altra, non la mia amica).

Si insomma, c’è stato un momento in cui non ero così anafettivo.

Però qualcosa di buono quella donna me l’ha lasciato e da allora i Muse sono entrati nelle mie preferenze musicali.

Quello di domani sarà il loro terzo concerto che andrò a vedere. Quello che accomuna tutti i loro concerti è che vado sempre accompagnato da belle persone a cui, per motivi diversi, tengo molto.

Loro sono rock, chitarre elettriche distorte, batteria che picchia, ma anche pianoforte, archi, musica sinfonica.

Da ragazzo ero un fan degli Emerson Lake & Palmer. Oggi penso che i Muse siano il gruppo che ci assomigli di più.

Domani sicuramente suoneranno questa canzone, ma non penso nella versione acustica come qui.

Dai che ci divertiremo.

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It’s a mad world

Saltando già alla conclusione finale devo dire che il concerto mi è piaciuto ma speravo meglio.

Loro i Tears for fears, uno dei gruppi più eleganti degli anni ’80 che conosca. Elegante penso sia l’aggettivo giusto, perchè unisce la bravura e il talento al fatto che le canzoni che hanno scritto riescano ad essere sempre raffinate, non banali, eleganti appunto.

Il pubblico non era certo dei più giovani ed io devo dire che non facevo certo eccezione, ma d’altronde la cosa era più che comprensibile.

Non avendo pubblicato un nuovo album in occasione della tournè, di fatto la loro era una riproposta di tutti i migliori brani del loro repertorio, il top per una band che ha iniziato a suonare quando io ero adolescente.

Le canzoni oggettivamente belle anche se lo spettacolo non era certo quello delle big band (almeno un po’ più dal grande schermo alle loro spalle però si poteva avere).


Con Everybody wants to rule the World sono tornato immediatamente ai primi tempi di videomusic (altro che Mtv o youtube di oggi), passando tra le altre per Sowing the seeds of love, la bellissima Pale shelter, l’indimenticabile Change, Mad world e la sofisticata Woman in chain.

Mi è piaciuta anche la tanto criticata Creep dei Radiohead (che non so perchè loro amino così tanto), per finire dopo un’ora e mezza circa con il loro cavallo di battaglia Shout.


Niente da dire, tutte ben eseguite e ben suonate con un allestimento abbastanza essenziale che puntava più alla musica che agli occhi.

Però…però speravo in qualcosa di più. E non parlo della scaletta corta, nonostante il loro ricco repertorio potesse piacevolmente allungare un po’ la loro performance. Parlo invece del fatto che non mi hanno trasmesso quella sensazione di unicità che i concerti dovrebbero dare. Non ho trovato arrangiamenti particolarmente ricercati per questo tour, se non forse per Shout (che però non mi è sembrato migliorare significativamente quello stupendo della canzone originale). La sensazione è stata quella di un compitino, ben svolto, ma che potenzialmente poteva dare molto di più.

Loro poi un po’ freddini, non proprio animali da palcoscenico. Un solo bis, tra l’altro con Shout che si sarebbe prestata facilmente ad una maggiore interazione col pubblico, visto che eravamo alla fine.

Spesso quando vedo un concerto penso alla sensazione che devono provare gli artisti quando davanti a loro si trovano un pubblico in delirio. A come, immagino, non vorrebbero finisse mai quel momento di orgasmo collettivo, tra il sudore sulla fronte, il cuore a mille e il fiato corto e le urla di migliaia di persone.

Stavolta invece non ho avuto questa sensazione, più da sveltina, casomai.

Nei gruppi dedicati su fb leggo in queste ore pareri contrastanti. Chi un po’ critico, come me e chi invece entusiasta. Ci sta ed il bello è come lo stesso evento possa trasmettere sensazioni diverse a persone diverse. In fondo facciamo tutti parte di un Mad world.

  • video preso da Youtube


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Metti una sera di gennaio…

Metti che sei vestito in giacca e cravatta e ti ritrovi nel tardo pomeriggio a cambiarti in ufficio per essere un po’ più casual (cazzo speriamo non mi cerchi nessuno mentre sono in mutande)

Metti che dopo una vita conosci “dal vero” un vecchio amico blogger (cacchio non dico di sentirti parlare come Gennaro Savastano, ma un minimo di accento napoletano…)

Metti che l’occasione è di andare a rivedere per l’ennesima (letteramente) volta i Depeche Mode dopo esssere fortunosamente riuscito a prendere dei biglietti la settimana prima, a prezzo regolare e per di più nel parterre.

Metti che ti tocca mangiare l’hot dog peggiore che mi sia mai capitato, ma suvvia, la birra andava bene e mica poteva essere tutto tutto perfetto.

Metti che incredibilmente ti ritrovi a qualche metro dal palco e già pregusti di riuscire a vedere le gocce di sudore di Dave quando verrà da quelle parti.

Metti che l’attesa passa chiacchierando piacevolemente di blog, di blogger, di calcio e di quella gnocca che cantava prima dei DM, ma anche se non cantava andava bene lo stesso.

Metti che Dave, Martin, l’imbalsamato e gli altri due siano in forma.

Metti che la scaletta sia fatta veramente bene, pescando anche nelle prime hit, quelle che ballavi quando ti chiedevano la carta di identità per entrare (Everything counts è dell’83).

Metti che i video sul megaschermo alle loro spalle siano efficaci e coinvolgenti come sempre (quello di Useless su tutti).

Metti che il concerto sia proprio di quelli fighi, che lui da paraculo ti urli che siete il pubblico migliore e che tu ci creda anche.

Metti i campi di grano con le braccia alzate in Never let me down again.

Metti l’immancabile coro del pubblico in Home.

Metti che per mitigare i sensi di colpa per non aver portato Sylvestrino, ti tocca spendere qusi più di gadgets per lui che di biglietto.

Insomma, motivi per mettere un bel più a questa serata ce ne sono e parecchi.

Pensare che a giugno, a Bologna, ero rimasto un po’ deluso…

Comunque due ore abbondanti, una più bella dell’altra.

Questa è Cover me, una delle poche dell’ultimo album che però è tra le mie “più” preferite…

Buon ascolto e soprattutto…buona visione…(per chi ha poco tempo vada al minuto 3’40” per goderselo da vicino)

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Pensieri di mezza estate

Il lavoro stranamente in questi giorni si svolge con pigrizia. Non che non ce ne sia da fare, ma con ritmi più tranquilli…ma so già che mi pentirò di queste mie parole in 3,2,1….(ndr. è infatti puntualmente successo )

Nel frattempo rimango in attesa di quel secondo colloquio, che potrebbe chiarirmi meglio ciò potrebbe essere il mio futuro lavorativo…e le attese, si sa, sono spesso snervanti. Quando ca…o mi chiamano?!! Ormai controllo telefono e mail ogni momento. Forse sto creandomi delle aspettative eccessive, rischiando l’ennesima palata in faccia.

Poi penso alla musica. A quello che è stato il più bel concerto che abbia mai vissuto e a come continui a lasciarmi dentro sensazioni molto forti, brividi direi. Era solo settimana scorsa che mi trovavo con mio figlio immerso in quello spettacolo…e la cosa buffa è che tra luci, effetti laser, fuochi d’artificio e quant’altro, quello che più di tutto mi rimane in mente è la pioggia di coriandoli colorati in cui sia Chris Martin che noi eravamo immersi. Vedo ancora ora tantissime foto e video e continuo a rimanerne affascinato. Sembra quasi una pioggia liberatoria, purificatrice, in ogni caso gioiosa (nel video al minuto 2 e 45 per avere un’idea)

Però io sono un soldatino e sabato ho un altro signor concerto da vedere, quello degli U2 a Roma. E non sia mai che vada impreparato, per cui cerco di tralasciare per un po’ i Col(d)play (la D nel nome non vuole saltare fuori mai dalla tastiera quando digito questa parola) e fare una full immersion di Bono e C. Ho visto la scaletta probabile…la partenza è al fulmicotone, manco partissero dai bis di fine concerto, anche se ce ne sono tante di canzoni che comunque non faranno nonostante io trovi siano bellissime. Temo solo che, questa volta, essendo seduto in tribuna, il livello di coinvolgimento sia un po’ minore. Ma me ne farò una ragione…

Con la corsa invece sto facendo un po’ fatica. Sabato sono andato a correre al mare…oltre che col mio socio con mio padre e una sua “arzilla” compagna di squadra, una simpatica over 60 che, insieme a mio padre, ci ha tirato il collo per gli 11 chilometri corsi assieme. Urge una tabella da seguire e del metodo nell’applicarsi.

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il concerto di Prince

Veramente volevo fare una sorpresa e ci volevo portare un mio carissimo amico che ai tempi (neanche lui di primo pelo) andava matto per il genio di Minneapolis. In realtà me l’ha fatta lui prendendosi un impegno inderogabile proprio per ieri sera.

Ho fatto un po’ fatica a piazzare il secondo biglietto (ah proposito….grazie tesoro per avermeli procurati) e alla fine ho convinto mia cugina di 27 anni anche se non era molto convinta (Prince chi?!!!).

Arriviamo al Forum, la sensazione è che non lo riempia. Con mezz’ora di ritado inizia il concerto, ma in modo strano, con le luci su pubblico accese e con pezzi tiratissimi con tanto di assoli. Sembra quasi che abbia preso la scaletta e abbia iniziato dalla fine.

Poi si spengono le luci, si accendono gli effetti sul palco e “let’s go crazy” scalda subito gli animi.

Il repertorio è quello classico e meno male, visto che su quello che ha pubblicato negli ultimi 10 anni sono completamente ignorante.

Lentoni da paura come Purple rain, con un assolo di chitarra lungo e penetrante manco fosse un orgasmo musicale e Nothing compare to you,da dedicare a chi si ama, che hanno fatto da contorno alle più energetiche ballate funky con contorno di chitarra elettrica tamarra.

Lui si è cambiato d’abito più volte sempre spolverando mise nere piene di pizzo e luccicanti (d’altronde è il suo look), contornato da buoni musicisti (anche se mancava la fedele Sheila E.) e tre coriste incredibilmente brave e travolgenti.

Nei bis finali l’apoteosi con Kiss e con Love Bizare cantata attorniato da una cinquantina di fan increduli presi dalla platea e scaraventati sul palco a ballare in una scena che ricordava molto quella di Fame.

Poi, dopo aver salutato il suo pubblico “So Sexy….” e aver regalato la sua chitarra leopardata agli spettatori (non oso immaginare la faccia di chi si è riuscito ad accapparare il prezioso cimelio), le luci si riaccendono. Son passate più di due ore e lo spettacolo ha soddisfatto, anche mia cugina che conosceva si e no due o tre canzoni. Questi erano i commenti tra chi scendeva le scale del forum, quando improvvisamente la musica incomincia di nuovo a suonare. Di corsa indietro per vedere l’ultimo e inaspettatissimo bis.

Genio e sregolatezza…..coerente fino alla fine.

GRAZIE DELLO SPETTACOLO GENIO DI MINNEAPOLIS

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L’atmosfera dei concerti

L’orario inganna, le 21,15 sembrano così lontane ma in realtà quando esci dall’ufficio e ti immergi nel traffico della città ti accorgi che, cazzarola, forse saresti dovuto partire prima.  In auto la musica è solo un’anticipazione di ciò che ascolterai da li a poco. Il volume è alto, un po’ tamarro…..molto tamarro. Certo ora la coda incomincia ad essere preoccupante, se non si sblocca non arrivo nemmeno per i bis. Mollo la macchina al primo parcheggio libero e prendo l’autobus…..si l’autobus, perchè con questa coda mi illudo anche che passino gli autobus. Vabbè, una bella camminata male non fa. Ore 19,30, l’appuntamento era davanti al lido, ma la mia socia è ancora più in ritardo di me. Una telefonata agli altri già dentro lo stadio mi preannuncia che i posti a sedere ormai scarseggiano. Eccola finalmente, saluti veloci e via di buon passo percorrendo tutto il perimetro dell’ippodromo. L’atmosfera è quella giusta. La folla cammina tutta nella stessa direzione, indossa magliette variopinte trofei di concerti passati. L’aria è satura dell’odore degli hot dog che i chioschi ambulanti diffondono già da qualche ora. Fuori dallo stadio si sente la musica del gruppo supporter. La voglia di entrare aumenta, i cancelli vengono passati velocemente e le scale per salire al secondo anello affrontate di buon passo….almeno le prime rampe. Quanda si varca l’ingresso sugli spalti l’emozione ti lascia senza fiato…..forse anche per le scale. Il Meazza gremito è sempre uno spettacolo,  peccato che forse lo sia un po’ troppo…. gremito intendo. Non c’è un posto decente dove sedersi. Ci guardiamo intorno e decidiamo di salire al 3° anello, li c’è ancora un po’ di posto. Peccato che per farlo bisogna scendere e poi risalire. La camicia bianca, che insieme ad un paio di jeans, una giacca sportiva ed un paio di scarpe con la suola di gomma rappresentava la divisa da ufficio in questa sorta di casual friday anticipato, incomincia a macchiarsi di sudore. Finalmente troviamo posto, il palco è lontanissimo, ma il colpo d’occhio merita. L’imbrunire preannuncia l’inizio dello spettacolo, l’urlo della folla ne da la conferma. Le enormi casse acustiche amplificano la chitarra distorta e i colpi di batteria si fanno sentire nello stomaco. Che lo spettacolo abbia inizio……e che spettacolo. Cosa resterà di questa splendida serata? Il ricordo di due ore di buona musica, una pizza mangiata tardi il biglietto del concerto ed una nuova maglietta per il mio cucciolo che, dopo i Depeche e gli U2, arricchirà la sua collezione di magliette rock.img_0725.JPG

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