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La consapevolezza di se stessi

Leggendo alcuni post, su FB o su WP mi vengono pensieri stranamente meno idioti del solito tipo:

“A me non me ne frega niente di ciò che pensano gli altri”

Ecco, a prima vista sembra un pensiero figo, di qualcuno che è forte, determinato. Ma siamo sicuri che sia giusto?

Quasi tutti odiano i giudizi. Odiano darli e odiano riceverli. Ma forse sono l’unico modo per colpire il tallone di Achille di molti di noi, l’auto consapevolezza.

Penso sia nella natura umana tendere a sopravvalutarsi, a enfatizzare i propri pregi e minimizzare i propri difetti. Però è solo il confronto con gli altri, il famoso giudizio, quello che a volte ti riporta coi piedi per terra.

Gli altri, se spinti da onestà intellettuale e senza secondi fini, avranno una miglior visione del tuo comportamento, di ciò che dici. Spesso sono in forte contraddizione con ciò che pensi.

Magari in buona fede, tu pensi di fare o dire una cosa giusta o fatta bene e invece il risultato ottenuto è molto lontano dalla realtà.

E’ così ad esempio che le coppie vanno in crisi, che le amicizie si perdono, che le carriere non decollano…comportamenti incosapevoli che però sono ben visibili agli occhi altrui. Spesso di dice “dare per scontato”…ecco forse è questo. Nella mia testa penso di essere gentile, premuroso, preparato, adeguato…e invece i miei comportamenti tradiscono un comportamento diverso.

“Col tempo è cambiato”. Forse si…o forse si è solo uno dei tanti ignoranti di se stessi.

Ecco perchè fregarsene del giudizio degli altri potrebbe non essere una buona idea. Più corretto sarebbe ascoltarli quei giudizi e poi, se lo riteniamo giusto, comportarsi diversamente da quello che gli altri vorrebbero…questa si che sarebbe determinazione.

Dite la verità…meglio quando parlo di corsa vero?  😉

autoconsapevolezza

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ansia e serenità

Dovrei essere in ansia in questo periodo. La mia azienda è stata comprata e io non conosco ancora il mio futuro.

Mia mamma dovrà iniziare un nuovo ciclo di chemio, visto che la tac non dice nulla di buono.

E poi fra 10 giorni c’è la mia maratona…

Invece non lo sono…non più di tanto intendo.

Mia mamma non è rassegnata ma sembra consapevole del suo stato. A volte è giù, e la capisco, ma tendenzialemente affronta la cosa col suo solito modo…da combattente. E questo non può che rasserenarmi.

Al lavoro cerco di non pensarci troppo e mi faccio forte delle competenze che ho. Di solito ciò che uno semina alla fine raccoglie…spero valga anche stavolta.

E poi c’è la mia corsa.

Ormai è la mia quarta esperienza sui 42 km. So a cosa vado incontro. Ho un grado di allenamento discreto. Non penso di fare il mio personale (anche se fa ridere dirlo) ma conto di finirla e di finirla non troppo stravolto…spero.

L’ultimo allenamento lungo non era andato bene…ma posso avere l’alibi della dissenteria.

Domenica però ho corso una mezza e, senza fare tempi strabilianti, l’ho corsa bene, senza soffrire, sorridendo.

Ecco…il 25 so già che sarà più difficile sorridere. Già mi ci vedo su quel cavalcavia che immette sul ponte della libertà. Li due anni fa sono crollato, in preda ai crampi. Senza un’anima viva che ti inciti e con Venezia che ti sembra così lontana.

Quest’anno lo voglio affrontare di petto, lungo tutti i suoi fottutissimi 4 km tuttidrittiinmezzoalmarecolvento.

Al massimo crollerò sui 17 ponti 17 che mi porteranno poi all’arrivo una volta entrati a Venezia.

Ormai mancano 6 allenamenti alla meta. Devo farli bene, nonostante un po’ di nausea (eccicredo….con tutti i chilometri che ho fatto in questi mesi) e nonostante il tempo del cavolo.

Però non sento ancora l’ansia da gara…non ancora.

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PS questo stato d’animo si distruggerà fra 3..2…1…

 

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Come il calabrone

Stamattina sono andato a correre. Un’oretta abbondante nel parco sotto casa sotto una piacevole pioggerellina.

Rispetto alle mie levatacce invernali l’ambientazione è molto diversa. Si corre con la luce, anche se sono le 6 di mattina e si incrociano molti più runners (ci metto pure la esse).

Io sto incominciando a metabolizzare il mio piano di allenamenti che mi accompagnerà nei prossimi mesi e nella preparazione della fatidica tabella, ho dovuto inserire, nei dati, qual’è il mio tempo obiettivo sui 42 km.

Ho messo, anzi ho rimesso, la mia soglia per ora non superata dei 6 minuti al chilometro sulla lunga distanza. Non so se riuscirò ad arrivarci oppure no, ma la considerazione che facevo è che molti dei miei colleghi corridori, tengono con facilità velocità più alte, mentre io faccio una fatica del diavolo, tra allenamenti e ripetute, per arrivare dove i più fanno riscaldamento o defaticamento.

Me ne rendo conto quando alcuni mi superano in surplace, semplicemente con una falcata leggera e più ampia della mia. A volte tento di inseguirli e mi ritrovo con una frequenza di passo molto più frenetica e il debito di ossigeno che velocemente presenta il conto.

Il motivo però è semplice. Io non ho il fisico da runner e loro si.

Io avrei potuto essere un buon giocatore di rugby. Se quel maledettissimo cuore che ogni tanto fa le bizze me l’avesse concesso, avrei continuato a giocare come centrale nelle giovanili dell’Amatori Milano e a quest’ora, dopo un’onorevole carriera in qualche squadra magari starei allenando dei giovani ragazzini alle prese con la palla ovale.

Ma io mi sono messo a correre.

Così come il calabrone (in realtà è il bombo) non avrebbe il fisico per poter volare, ma non sapendolo, lo fa, anche io non ho il fisico per correre e pur sapendolo, corro.

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