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Lei, una scommessa vincente.

E’ proprio vero, a volte da un problema nasce un’opportunità.

Una concomitanza di ferie e di turni di chiusure straordinarie per via del 25 aprile, aveva messo un po’ in crisi il mio team. La coperta era corta. Avrei potuto scegliere di gestirlo nella maniera più facile, chiedendo supporto a chi conosce quell’attività, anche se l’ho già fatto altre volte.

Ma ho scelto di rischiare e provare a girare un po’ i ruoli, con l’obiettivo di far cimentare lei in una prova molto più complessa di quel che normalmente gestisce.

Lei quando ho preso in mano quell’ufficio, mi è stata descritta come una fancazzista pasticciona. Nessuno ci voleva lavorare e a dirla tutta, molti episodi mi facevano pensare che quelle etichette non fossero casuali.

Però ho provato col tempo a farle fare lavori diversi, più impegnativi. Non ho visto risultati immediati, ma un po’ alla volta vedevo che migliorava.

Ora, vista la difficoltà della premessa, ho provato ad azzardare.

E’ complicato spiegare la cosa, ma immaginatevi un allenatore che improvvisamente si ritrova senza portiere e sposta il l’attaccante in porta, un difensore all’ala….e poi fa entrare in campo chi ha fatto panca da tanto tempo.

Doveva farmi una chiusura di una rivista, molto impegnativa. Quando le ho proposto questo lei ha degluttito ma mi ha risposto “proviamo”.

Certo non sono sprovveduto. Un errore potrebbe causare guai molto grossi. Per cui le ho affiancato un collega di un altro ufficio esperto, un po’ a farle da angelo custode.

Peccato che la sera “della partita”, mentre io ero già fuori ufficio, il collega esperto mi chiami per dirmi che per un imprevisto personale era dovuto uscire, lasciando sola la collega.

Tornare in ufficio al volo sarebbe stato inutile, anche perchè tecnicamente io non so svolgere esattamente quel lavoro. Ho invece verificato per vedere se ci fosse lo spazio per spostare il tutto all’indomani.

Lei però mi ha detto di non preoccuparmi. Che ce l’avrebbe fatta a chiudere il tutto entro sera, come da programma.

E così ha fatto.

Lei era felice, ma io di più.

Scommessa vinta.

ok

 

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Prove tecniche di consolazione

Sylvestrino domenica ha fatto una gara di scherma. Non era nazionale ma interregionale. Si insomma, teoricamente era un po’ più facile di quelle che fa di solito.

Ho provato a spronarlo un po’….“dai, prova ad arrivare nei primi 8 e quella maglietta (stupida) che ti piace e che si trova solo su ebay te la prendo”.

Arriva il suo turno. Prima c’è il suo girone di qualificazione….6 incontri….svogliato come pochi, quasi indolente. Avrebbe potuto vincerne almeno 4 e ne ha vinte solo due. All fine c’è una classifica unica da cui partono gli scontri ad eliminazione diretta…il migliore contro il peggiore, poi il secondo contro il penultimo e così via…

Ovviamente si trova sulla strada uno che è più bravo di lui. Prevedo già una batosta, visto come ha tirato mezz’ora prima. Invece mi sorprende e vince bene, un 10-6 senza soffrire e rimanendo ben concentrato.

Si incomincia a sorridere. ora però si ritrova sulla strada uno ancora più forte. Nella scherma è come in un videogioco…combatti, vinci e passi al livello superiore. Oggettivamente il divario tra mio figlio e il suo avversario è significativo. “Giocatela senza pensieri, al massimo perdi con uno più forte” gli dico.

Si mette la maschera e perdo il suo sguardo, ma so che sotto quella maschera gli occhi, finalmente, sono quelli giusti, quelli della tigre, anche se di uno splendido colore azzurro.

Parte bene. Va in vantaggio. Alla pausa di metà incontro conduce 5 a 3. Si toglie la maschera, è sudato, ma determinato. Ripartono. Incrocio le dita e tutto quello che si può incrociare.

La scherma è terribile. Non si capisce un cazzo di chi fa punto finché non si accende quella fottuta lampadina rossa o se non lo dice il giudice.

Ogni assalto una sofferenza, in apnea. Mantiene il vantaggio…6-3, poi un punto del suo avversario, che fino a quel momento pareva smarrito, sembra preludere la fine dell’avventura. Ma lui invece continua, 7-4, 8-4,9-4….cazzo…un punto solo. Un maledettissimo punto per vincere e passare il turno….entrare negli 8 migliori, fare la premiazione, prendersi la sua medaglia e la sua assurda maglietta….ma soprattutto entrare tra quelli più bravi, tra quelli che se la giocano.

Ha 5 assalti di vantaggio….basta che ne porti a casa uno…. Il suo avversario però non è di quella idea e inizia una lenta ma inesorabile rimonta….9-5, 9-6, 9-7, 9-8….cacchio figlio mio che ti succede?….9 pari…tutto il cospicuo vantaggio vanificato. Se la giocano all’ultima stoccata. E’ un banalissimo ottavo di finale ma per me, e per lui, sembra una finale olimpica.

L’altro però c’è con la testa, Sylvestrino invece no. Perde….saluta il suo avversario, il giudice e scappa negli spogliatoi.

Lo inseguo, ma lo perdo di vista per qualche minuto finché non lo ritrovo fuori, seduto sul marciapiede a piangere con lo sguardo basso.

Mi siedo accanto e capisco che oggi è cresciuto un po’ di più.

Trovo tutte le parole che posso per fargli capire il valore di questa sconfitta. Ha perso, ma ha capito che non ha nulla da temere da quelli più forti. E’ tutta esperienza, ci saranno altre occasioni….e finalmente l’ho visto con la determinazione che altre volte gli è mancata.

Ma in quei 10 minuti….quando gli ho passato i fazzoletti e quando ho fatto il mio monologo di padre, non ho pensato all’incontro appena terminato, ma ho fatto le prove per quando mi ritroverò a consolarlo per un insuccesso a scuola, per la ragazzina che lo molla, per il litigio con l’amico….

Cazzo se crescono in fretta i figli….

scherma

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Uno dei tanti primi giorni di scuola

In questi giorni blog e feisbuk ne sono pieni.

Il mio post quindi non potrà essere particolarmente originale…se non per me.

Ieri sera Sylvestrino era nervoso…non capivo se più per la fine delle vacanze che per l’inizio della scuola.

Però oggi ha iniziato le medie…pardon, le secondarie di primo grado, che dette così mettono già ansia, sembrano un passaggio difficile in una parete di montagna.

Siamo andati insieme. La preside ha fatto un bel discorso di inizio anno.

La sua scuola mi piace, almeno così, di primo acchito. Parlano di rispetto, di maturazione, d’insegnamento, di dialogo.

Forse concetti banali e scontati, però lo fanno bene. A me mi hanno catturato, spero lo facciano anche con lui.

So bene quanto potranno essere importanti per lui questi 3 anni, lo so perchè per me lo sono stati.

E intanto lo guardavo. Pochi abbracci…quelli ce li siamo scambiati ieri sera, lontani da sguardi indiscreti. I pantaloncini corti ma l’aspetto più maturo, come se fosse cresciuto improvvisamente nella notte scorsa. Lui col suo zaino e il suo timido sorriso.

L’incontro era alle 8, ma io guardavo l’orologio perchè alle 11 avevo una riunione. Chissà quanti di quei papà che c’erano a scuola avevano una riunione a due ore e mezza di distanza da li.

L’ho sentito al telefono quando è uscito. Io col telefono non ci vado d’accordo più di tanto, ma orami ho imparato a conviverci.

Però oggi avrei voluto guardarlo negli occhi per sapere com’era l’insegnante di matematica, e quella di spagnolo, il suo nuovo compagno di banco…e l’intervallo, come lo ha passato?

Per lui è un mondo nuovo, ma è li proprio per imparare come starci in questo mondo.

INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO 2012/2013

 

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