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Messaggi che fanno male

“Sono un padre separato, rimasto senza lavoro e con gravissimi problemi economici. Rischio letteralmente di andare a vivere in macchina… Le chiedo gentilmente se mi puó dare l’opportunità di candidarmi per attuali posizioni aperte…”

Riceve questo messaggio sul mio profilo linkedin mi ha fatto male. In primo luogo perché ci leggo tutta la disperazione di quest’uomo e secondariamente perché nulla posso per aiutarlo.

E penso sempre che alla fine la vita è fatta tutta di sliding doors, di bivi, di scelte. Come un gigantesco flussogramma operativo che ti dice se scegli A succede questo e se scegli B succede quest’altro. Ma il problema è che non abbiamo una scelta ma ne abbiamo migliaia ed è incredibilmente facile fare una scelta sbagliata e poi magari una seconda per rimediare alla prima che si rivela ancora più deleteria e così via, fino magari ritrovarsi a scrivere mail come questa.

Io ringrazio il cielo che nelle tante scelte sbagliate che mi sono ritrovato a fare, per culo o per istinto, non mi sono ritrovato in un vicolo cieco come ques’uomo disperato.

Le auguro di uscire da quel groviglio di fili nel quale si è ritrovato legato.

Nel frattempo se sento che cercano qualcuno glielo faccio sapere.

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Sconvolto

Non riesco a pensare ad un altro aggettivo per come mi senta da un paio d’ore a questa parte.

Mia moglie mi ha appena detto che si è suicidato….SUICIDATO.

Lui è l’ex marito di una nostra amica. Si erano separati qualche anno fa.

Non potrei definirlo un amico. Gli amici si frequentano, si chiamano, ci si preoccupa di loro. Lui non lo sentivo da tantissimo tempo. Sono andato sul telefonino e ho visto che l’ultimo messaggio che ci eravamo scambiati era di due anni fa, mi chiedeva di mia mamma. Eppure sono stato il loro testimone di nozze, abbiamo passato qualche estate insieme, a fare passeggiate in montagna, grigliate, raccontando barzellette.

Certo noi conoscevamo meglio lei e come spesso (ma non giustamente) avviene, nel momento della loro separazione ci siamo silenziosamente schierati con lei e con le figlie, lasciando lui da solo, troppo solo evidentemente.

Beffardamente facebook proprio pochi giorni fa mi ricordava che era il suo compleanno. Non gli feci però gli auguri. Mi sembrava così ipocrita e falso fare degli auguri a chi non si sente da così tanto tempo.

Ora però questo pensiero mi sembra così perfido e malvagio, un tragico sbaglio.

Certo non avrebbe cambiato nulla nella sua testa. Però penso alla disperazione di chi arriva a mettere sui due piatti della bilancia i motivi per vivere e quelli per NON vivere e vedere quest’ultimo lentamente prendere un peso maggiore rispetto al primo. E penso che un saluto, una frase, un buon compleanno, avrebbe potuto essere un piccolo, piccolissimo granellino da mettere però sul piattto giusto.

Invece il peso della sua disperazione ha preso il sopravvento.

Non riesco ad immaginare come possa essere raggiungere un livello di disperazione, di depressione, di solitudine, tali da farti compiere un gesto così estremo.

In passato mi è capitato anche a me di fare pensieri di questo genere. Era un periodo della mia vita in cui pure io vedevo la disperazione, e ritenevo di essere incapace di uscirne se non in quel modo forzato. Più di una volta ho pensato di sterzare bruscamente il volante mentre ero in autostrada. Un botto e tutto sarebbe finito. Fortunatamente non ho avuto le palle per prendere seriamente in considerazione una cosa del genere.

Però ora penso a lui, che evidentemente era ancora più disperato o semplicemente ha avuto le palle per farlo davvero.

E penso alla sua ex moglie e alle sue figlie, ai sensi di colpa con cui dovranno convivere per sempre, per non aver capito.

Cazzo.

Scusami.

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