Durante le mie vacanze abbiamo provato l’ebrezza della barca.
In compagnia di amici abbiamo preso contatto tramite un sito con il proprietario di una barca a vela, un 47 piedi…che pensando ai miei penso sia una bella lunghezza.
Gli accordi erano per una minicrociera di 24 ore. Certo l’adriatico, soprattutto quello alto, non è che offra scorci indimenticabili, ma l’obiettivo era “provare” la vita da barca, soprattutto passandoci una notte.
Siamo stati fortunati perchè lo skipper era un simpatico signore, molto tranquillo ma che sapeva coinvolgere un po’ tutti, dandoci qualche rudimento sull’esperienza nautica.
Il mare e il tempo fortunatamente erano dalla nostra parte, anche se fin da subito si è visto chi teneva botta al mal di mare e chi invece no. Io modestamente potrei tener botta in mezzo al pacifico con l’onda lunga mangiando una parmigiana di melanzane…ma non è del mio stomaco che volevo parlarvi.
Volevo invece raccontarvi di come riescono ad essere speciali due momenti della giornata quando sei in barca. Il tramonto e l’alba.
Nel primo caso ce la siamo gustati appena saliti, visto che siamo partiti verso sera, forse un po’ troppo frettolosamente e non ancora a nostro agio nel nuovo ambiente, ma nel secondo….
Dopo una serata passata a chiacchierare, sono andato a dormire in cabina…o almeno a tentare, visto che il cigolio del legname della barca era particolarmente fastidioso, almeno nel silenzio della notte. A un certo punto mi sono alzato (faceva anche caldo) e affacciandomi sul pozzetto (ho scoperto che si chiama così la “zona giorno” ) ho scoperto che eravamo al largo, vicino alle piattaforme petrolifere. Devo dire che nella loro bruttezza erano anche affascinanti…cattedrali nel deserto, luci di riferimento per navigazioni notturne. Immagino che vita deve fare chi ci lavora sopra…
Però nel buio della notte (saranno state le 4) già si cominciava a intravedere un leggero bagliore a levante e a quel punto non si poteva non rimanere affascinati dallo spettacolo della natura.
Il rumore dello scafo che infrangeva le onde, il cigolio delle assi, l’umidità notturna e il rumore delle corde che si tendevano, il tutto con questo chiarore che passava dalle sfumature più scure a quelle più chiare, fino a far emergere questo disco arancione che lentamente si apprestava a prendere il suo posto nel firmamento.
Beh….ne valeva la pena.