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Tre su quattro…anzi quattro su cinque

Partiamo dagli obiettivi sportivi:

  • Finirla
  • Finirla correndo
  • Finirla col mio miglior tempo

Questi li ho raggiunti, così come quello più importante, quello di godermi questa stupenda maratona.

Per me era la terza, ma l’ho vissuta con un’intensità che nelle precedenti occasioni non avevo avuto.

Probabilmente la preparazione più meticolosa, o magari lo stato d’animo più complesso, o forse solo la paura di aver esagerato in quel ultimo allenamento, fatto sta che la tensione era palpabile fino al momento del via.

Poi la liberazione.

Firenze ci ha accolti benissimo al nostro passaggio, nonostante fossimo in undicimila.

Questa volta ero in compagnia, colleghi di lavoro e compagni di allenamento che avevano il mio stesso obiettivo. Effettivamente correre in compagnia, inteso con qualcuno che si conosce, aiuta.

Partenza di buon passo, forse anche troppo, ma senza illudermi. Ero convinto che la corsa sarebbe iniziata al trentesimo chilometro e così è stato.

Al 28mo ho visto i miei compagni un po’ in difficoltà. Chi i crampi, chi la caviglia, chi semplicemente non ne aveva più. Mi sono girato e non li ho visti più. Ho provato ad aspettarli un po’, a cercarli fra quella folla di corridori, ma dopo un po’ ho rotto gli indugi e ho tirato dritto sia pure con qualche senso di colpa. Però stavo bene, volevo giocarmela fino in fondo per raggiungere il mio obiettivo, quello delle 4 ore e 12.

Ho tenuto il giusto ritmo fino al 35mo, anzi, direi ancora bene fino al 37mo. Poi quei cinque chilometri finali, il muro che tanto temevo. Il passo ha incominciato a rallentare più vistosamente, le gambe hanno incomiciato a riempirsi di acido lattico. Tutti i mantra del mondo non sono stati sufficienti. Anche canticchiare mentalmente We Will rock you sul passo, come avevo letto qualche giorno prima, non è servito a farmi tenere il ritmo.

Se dal 28mo al 35mo erano più quelli che superavo rispetto a quelli che mi passavano, ora accadeva il contrario. Le mie 4 e 12 le vedevo svanire in lontanzanza così come i palloncini dei pace-makers delle 4 e 15 che erano il mio ultimo punto di riferimento.

Però sorridevo. Sorridevo perchè sapevo che l’avrei finita e che avrei migliorato il mio tempo. E poi ero nel pieno centro di Firenze, fra ciotolati forse non facili da affrontare di corsa ma fra due ali di folla “dopanti” ed un paesaggio mozzafiato costituito dai grandi capolavori del rinascimento italiano.

Quattro ore diciotto minuti e quarantaquattro secondi per partire dal lungarno ed arrivare dopo 42km e 195 metri davanti alla basilica di Santa Croce.

Quattro su cinque…e un groppo alla gola per l’emozione.

Il giorno dopo mi ha riservato gambe legnose e una vita, lavorativa e familiare, che non fa sconti nemmeno per chi è un finisher come me. Ma stasera non ne voglio parlare, voglio solo coccolarmi questa medaglia.

 

Firenze marathon

PS: Purtroppo la giornata è stata fatale per uno degli undicimila che era con me ieri mattina. Non lo conoscevo, ma so che ora correrà senza più guardare il cronometro.

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il dado è tratto

Se mi sentisse Cracco, gli verrebbero i brividi, ma stia pure tranquillo, non sto parlando di brodo e risotti….

Visto che il tempo è grigio

Visto che l’occhio è gigio

Visto che l’umore è la somma dei due

Mi sono iscritto.

Il 30 Novembre 2014 correrò la mia terza maratona.

Firenze aspettami…ci sono anche io.

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