Saltando già alla conclusione finale devo dire che il concerto mi è piaciuto ma speravo meglio.
Loro i Tears for fears, uno dei gruppi più eleganti degli anni ’80 che conosca. Elegante penso sia l’aggettivo giusto, perchè unisce la bravura e il talento al fatto che le canzoni che hanno scritto riescano ad essere sempre raffinate, non banali, eleganti appunto.
Il pubblico non era certo dei più giovani ed io devo dire che non facevo certo eccezione, ma d’altronde la cosa era più che comprensibile.
Non avendo pubblicato un nuovo album in occasione della tournè, di fatto la loro era una riproposta di tutti i migliori brani del loro repertorio, il top per una band che ha iniziato a suonare quando io ero adolescente.
Le canzoni oggettivamente belle anche se lo spettacolo non era certo quello delle big band (almeno un po’ più dal grande schermo alle loro spalle però si poteva avere).
Con Everybody wants to rule the World sono tornato immediatamente ai primi tempi di videomusic (altro che Mtv o youtube di oggi), passando tra le altre per Sowing the seeds of love, la bellissima Pale shelter, l’indimenticabile Change, Mad world e la sofisticata Woman in chain.
Mi è piaciuta anche la tanto criticata Creep dei Radiohead (che non so perchè loro amino così tanto), per finire dopo un’ora e mezza circa con il loro cavallo di battaglia Shout.
Niente da dire, tutte ben eseguite e ben suonate con un allestimento abbastanza essenziale che puntava più alla musica che agli occhi.
Però…però speravo in qualcosa di più. E non parlo della scaletta corta, nonostante il loro ricco repertorio potesse piacevolmente allungare un po’ la loro performance. Parlo invece del fatto che non mi hanno trasmesso quella sensazione di unicità che i concerti dovrebbero dare. Non ho trovato arrangiamenti particolarmente ricercati per questo tour, se non forse per Shout (che però non mi è sembrato migliorare significativamente quello stupendo della canzone originale). La sensazione è stata quella di un compitino, ben svolto, ma che potenzialmente poteva dare molto di più.
Loro poi un po’ freddini, non proprio animali da palcoscenico. Un solo bis, tra l’altro con Shout che si sarebbe prestata facilmente ad una maggiore interazione col pubblico, visto che eravamo alla fine.
Spesso quando vedo un concerto penso alla sensazione che devono provare gli artisti quando davanti a loro si trovano un pubblico in delirio. A come, immagino, non vorrebbero finisse mai quel momento di orgasmo collettivo, tra il sudore sulla fronte, il cuore a mille e il fiato corto e le urla di migliaia di persone.
Stavolta invece non ho avuto questa sensazione, più da sveltina, casomai.
Nei gruppi dedicati su fb leggo in queste ore pareri contrastanti. Chi un po’ critico, come me e chi invece entusiasta. Ci sta ed il bello è come lo stesso evento possa trasmettere sensazioni diverse a persone diverse. In fondo facciamo tutti parte di un Mad world.
- video preso da Youtube