Sabato mattina sono uscito di buon ora. Mancavano le patate che con il branzino ci stanno da dio. Passo dai miei che sicuramente ne hanno.
Invece trovo mia madre in mezzo alla sua bile.
Andiamo in ospedale. Chiama il 118. No, la porto io ce la fa e sono sicuro che preferisce.
Il pronto soccorso di Niguarda è come la metrò di Loreto nelle ore di punta.
24 ore passate nell’inferno del pronto soccorso (manco un letto disponibile nei reparti).
Una puntata live di ER medici in prima linea che però non riesci ad apprezzare perchè tua madre sta male.
E’ dura sorriderle mentre sdraiata su quel lettino così scomodo le asciughi la bocca di liquido verde (perchè la bile ha quel colore così orribile?) e tuo padre dietro, di nascosto da sua moglie, crolla in lacrime. Vorresti consolarlo, una volta tanto anche lui, ma non puoi, non in quel momento perchè quella cazzo di bile non finisce mai di uscire.
Fuori la nebbia copre tutto, anche i pensieri.
Ora le hanno trovato finalmente un posto. C’è silenzio, muri dipinti con colori tenui, letti comodi e infermieri pazienti e sorridenti. Sembra assurdo dirlo ma se credessi in un paradiso lo immaginerei così.
E lei si sente a casa in quel reparto di oncologia.