Passata la maratona il mio corpo ha abbassato la guardia. Il ritmo degli ultimi mesi, gli allenamenti tambureggianti, i pensieri, gli orari…conosco il mio corpo e so che quando tiro troppo la corda lui me lo fa ben presente sotto forma di acciacchi vari. Evidentemente c’era un accordo che prevedeva che facesse il bravo almento fino a quel 42mo chilometro, ma poi…liberi tutti.
Mi ritrovo così da qualche giorno con un terribile raffreddore (per un uomo è in pratica avere un piede nella tomba), una bronchite, mal di gola, afono e con dolori e infiammazioni qua e la.
Un po’ come la bluesmobile dei fratelli Blues che, dopo un roccambolesco inseguimento, cade letteralmente a pezzi non appena ha finito il suo lavoro.
Lavoro…già, al lavoro non è cambiato molto se non il fatto che collega fetente, ha incominciato a giocare proprio sporco con me. Collega fetente ambisce chiaramente a farmi le scarpe e non perde occasione per mostrarsi polemico e poco collaborativo. Ultimamente però ha alzato il tiro. Ecco, per qualche strano meccanismo, questa cosa ha trasformato lo sconforto che ultimamente provavo entrando in ufficio in rabbia, facendomi tirare fuori risorse ed energie, che non pensavo nemmeno io di avere.
Ritengo di essere un “buono”, ma se tu fai lo stronzo con me, io tiro fuori gli artigli e ti faccio sputare sangue.
E la cosa che mi fa più piacere è stato vedere come i miei collaboratori, si sono stretti intorno a me…a suggerirmi, a consigliarmi, ad aiutarmi o anche solo manifestarmi la loro solidarietà.
Il risultato è che i ritmi non sono cambiati, le preoccupazioni non sono diminuite, ma sono un pizzico più sereno e sicuro di me. Ho riscoperto il “piacere” di scrivere e rispondere alle mail in punta di fioretto…
Per il resto nessuna grossa novità. Settimana prossima mia mamma tornerà in scena. Speriamo che gli effetti in questo giro non siano così devastanti e soprattutto che lei abbia voglia di lottare. Tempo al tempo.