Due ore di concerto intenso come se fossero partiti dai bis finali.
Spettacolo puro, fatto di musica rock, chitarre distorte, batteria incalzante ma anche di effetti speciali, corieografie, luci, acrobati.
Una sorta di musical di fantascienza.
Mattew Bellamy si conferma uno splendido animale da palcoscenico ben supportato dal resto della band.
Due ore senza un attimo di pausa, passando per i loro classici e inevitabilmente lasciando indietro altri pezzi che avrebbero sicuramente meritato.
Da parte mia ho provato anche a registrare qualche immagine come ricordo di questo fantastico concerto, ma stando in mezzo alla bolgia del prato, c’era più da saltare e cantare, per cui la qualità che ho ottenuto è risultata davvero mediocre.
Provo a compensare con qualche video rubato da youtube della serata.
Dig down alla fine l’hanno fatta in versione molto acustic e devo dire che l’atmosfera di San Siro era davvero magica.
Supermassive black hole con il suggestivo intro di incontri ravvicinati
e l’incredibile mostro di Stockholm Syndrome
il finale con l’immancabile omaggio ad Ennio Morricone
Pensare che fino al 2009 non sapevo nulla di loro. Li scoprii per caso, seguendo il cuore di una donna che invece evidentemente non ambiva al mio. Con una vena di ottimismo comprai con molto anticipo due biglietti per il concerto che fecero a San Siro nell’estate 2010. Pensavo di andarci con lei.
Invece no…così mi feci accompagnare da una mia amica che non sapeva nemmeno chi fossero i Muse ma con la quale mi sfogavo parlando di lei (lei quell’altra, non la mia amica).
Si insomma, c’è stato un momento in cui non ero così anafettivo.
Però qualcosa di buono quella donna me l’ha lasciato e da allora i Muse sono entrati nelle mie preferenze musicali.
Quello di domani sarà il loro terzo concerto che andrò a vedere. Quello che accomuna tutti i loro concerti è che vado sempre accompagnato da belle persone a cui, per motivi diversi, tengo molto.
Loro sono rock, chitarre elettriche distorte, batteria che picchia, ma anche pianoforte, archi, musica sinfonica.
Da ragazzo ero un fan degli Emerson Lake & Palmer. Oggi penso che i Muse siano il gruppo che ci assomigli di più.
Domani sicuramente suoneranno questa canzone, ma non penso nella versione acustica come qui.
Comincio ad accusare un po’ di malessere. Crampi allo stomco, nausea. In un primo momento l’attribuisco ad una discussione avuta poco prima (a volte somatizzo), ma forse il vitello tonnato in mensa non è stata la migliore delle idee.
Alle 4 avrei una riunione…ma i dolori e la nausea aumentano. L’ultima cosa che vorrei è rimettere sul tavolo della sala riunioni.
“ragazzi andate voi, io proprio non ce la faccio e vado a casa”
Mi fiondo in auto, con l’obbiettivo di riuscire ad arrivare a casa senza rimettere. Mi chiama il mio capo:
“ma non vieni alla riunione sul nuovo magazine?” (su cui sto lavorando da più di un mese ndr)
“ma, veramente io non ne so nulla, Dovevo andare ad un’altra riunione ma sto andando a casa perchè non mi sento bene”
“ah non ti avevo mandato l’invito? Va be non preoccuparti, domani ti racconto…”
“MAVAFFANCULO” (Alla Aldo Giovanni e Giacomo)
Ovviamente quel vaffanculo mi è partito non appena ho premuto il pulsante rosso del telefonino.
A casa arrivo senza fare danni, ma continuo a star male.
Non riesco a liberarmi, ne su ne giù…invidio chi riesce a mettersi due dita in bocca…
Dormo un po’…sono intontito come un alcolizzato dopo una sbronza.
“devi mangiare qualcosa” mi dicono…
Mi preparo un riso bollito…ma solo ad alzarmi ho la nausea che peggiora. Riesco a mangiarne due forchettate ma poi non ce la faccio.
Torno a letto….mi addormento. Solo verso mezzanotte mi risveglio sentendomi un po’ meglio.
Torno in cucina. Il riso è ancora nel piatto, ormai freddo. Però mi è tornata la fame…microonde…il riso fa cagare, ma questo è un dettaglio.
Forse sto un po’ meglio.
Se qualcuno me l’ha tirata…beh, è arrivata.
Unico lato positivo. Mentre tornavo in auto per radio hanno dato l’ultimo dei Muse. Non sapevo nemmeno che era in uscita.
Domani vado al concerto. Come al mio solito mi riduco all’ultimo ad ascoltare il loro nuovo lavoro.
Ammetto prof, sono impreparato, ma conto sull’esperienza per godermi lo stesso questo spettacolo, come quella volta a San Siro.
Nel frattempo ho passato un weekend fuori dall’ordinario. Finalmente sono riuscito a convincere mio padre a seguirmi a bologna. In realtà non è andata proprio così ma poi capirete.
Da quando mia mamma se ne è andata è stata la prima volta che stava fuori casa e che non andava a trovarla. Ha i suoi tempi e io non voglio forzarli.
L’occasione per convincerlo è stata una corsa. Si perchè finalmente ha rimesso seriamente le scarpette ai piedi e ora corre.
La corsa era la stracittadina. Più una festa che una corsa. Tanta gente, famiglie, bambini, carrozzine, cani…o parti davanti o lascia perdere l’idea di correre per i primi chilometri.
Così è stato. Finchè c’era da fare la serpentina fra i “lenti” me la sono cavata con una discreta agilità (alla faccia del gatto di marmo), ma appena il gruppo si è sgranato, mio padre ha messo la quarta e ne io ne i miei amici siamo riusciti a stargli dietro. Altro che seguirmi…ho dovuto inseguirlo io per 12 chilometri… invano.
Inutile chiedergli alla fine che tempo aveva fatto quando siamo arrivati all’arrivo. “Ma è da tanto che sei arrivato?” ” Mah non so, non ho nemmeno l’orologio…” Lo spirito competitivo di mio figlio so da dove viene.
Ecco, a proposito di lui, Sylvestrino. Ha passato una bella domenica mattina anche lui a correre e camminare coi suoi amici, ma verso sera si è rabbuiato. Non so il motivo ed inutile tentare di capirne le ragioni. Penso questioni di cuore. Dico penso perchè per quanto sia una padre “amico” rimango sempre un padre per cui non sono fatti miei. A 12 anni comunque comincia anche lui a capire quanto a volte faccia male quella cosa li dentro la gabbia toracica, che ti lascia con l’amaro in bocca anche se vai a letto senza nemmeno mangiare. Benvenuto nel folle mondo di chi ama figlio mio.
L’orario inganna, le 21,15 sembrano così lontane ma in realtà quando esci dall’ufficio e ti immergi nel traffico della città ti accorgi che, cazzarola, forse saresti dovuto partire prima. In auto la musica è solo un’anticipazione di ciò che ascolterai da li a poco. Il volume è alto, un po’ tamarro…..molto tamarro. Certo ora la coda incomincia ad essere preoccupante, se non si sblocca non arrivo nemmeno per i bis. Mollo la macchina al primo parcheggio libero e prendo l’autobus…..si l’autobus, perchè con questa coda mi illudo anche che passino gli autobus. Vabbè, una bella camminata male non fa. Ore 19,30, l’appuntamento era davanti al lido, ma la mia socia è ancora più in ritardo di me. Una telefonata agli altri già dentro lo stadio mi preannuncia che i posti a sedere ormai scarseggiano. Eccola finalmente, saluti veloci e via di buon passo percorrendo tutto il perimetro dell’ippodromo. L’atmosfera è quella giusta. La folla cammina tutta nella stessa direzione, indossa magliette variopinte trofei di concerti passati. L’aria è satura dell’odore degli hot dog che i chioschi ambulanti diffondono già da qualche ora. Fuori dallo stadio si sente la musica del gruppo supporter. La voglia di entrare aumenta, i cancelli vengono passati velocemente e le scale per salire al secondo anello affrontate di buon passo….almeno le prime rampe. Quanda si varca l’ingresso sugli spalti l’emozione ti lascia senza fiato…..forse anche per le scale. Il Meazza gremito è sempre uno spettacolo, peccato che forse lo sia un po’ troppo…. gremito intendo. Non c’è un posto decente dove sedersi. Ci guardiamo intorno e decidiamo di salire al 3° anello, li c’è ancora un po’ di posto. Peccato che per farlo bisogna scendere e poi risalire. La camicia bianca, che insieme ad un paio di jeans, una giacca sportiva ed un paio di scarpe con la suola di gomma rappresentava la divisa da ufficio in questa sorta di casual friday anticipato, incomincia a macchiarsi di sudore. Finalmente troviamo posto, il palco è lontanissimo, ma il colpo d’occhio merita. L’imbrunire preannuncia l’inizio dello spettacolo, l’urlo della folla ne da la conferma. Le enormi casse acustiche amplificano la chitarra distorta e i colpi di batteria si fanno sentire nello stomaco. Che lo spettacolo abbia inizio……e che spettacolo. Cosa resterà di questa splendida serata? Il ricordo di due ore di buona musica, una pizza mangiata tardi il biglietto del concerto ed una nuova maglietta per il mio cucciolo che, dopo i Depeche e gli U2, arricchirà la sua collezione di magliette rock.
Si avvisano i visitatori che questo sito utilizza dei cookies per fornire servizi ed effettuare analisi statistiche anonime. E’ possibile trovare maggiori informazioni all’indirizzo della Privacy Policy di Automattic: http://automattic.com/privacy/
Continuando la navigazione in questo sito, si acconsente all’uso di tali cookies. In alternativa è possibile rifiutare tutti i cookies cambiando le impostazioni del proprio browser.