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Apatico

La parola del giorno è Apatia.

Mi sono infatti svegliato così stamattina. Il dizionario recita “Incapacità prolungata o abituale di partecipazione o di interesse, sul piano affettivo o anche intellettivo”.

Ecco oggi allora sono proprio apatico…che poi fa rima con antipatico. Coincidenze? Non penso proprio.

Sarà la stagione, sarà uno stato fisico non particolarmente brillante, un po’ di mal di schiena e un po’ di emicrania, ma non mi viene proprio voglia ne di far nulla (anche se il mio in ufficio lo sto facendo) ne di relazionarmi col mondo esterno.

Fortunatamente so che poi passa. Stasera vado anche a giocare, non che ne abbia voglia, per i motivi di cui sopra, ma tengo fede agli impegni presi….e magari mi farà anche bene.

Tra l’altro oggi mi sono scaricato pure una tabella per allenarmi in vista della mezza maratona di milano a fine novembre. Non che ne avessi realmente bisogno, anche perchè non ho grandi obiettivi, ma mi conosco e so che rendo di più se lavoro per “progetti”. Anche questo è un modo per combattere l’apatia.

Certo che se ci penso è proprio curiosa la mente umana, anche quando si tratta di una scatolina vuota come la mia (vabbè un po’ di autocommiserazione visto lo stato d’animo me lo perdonerete).

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ma si dai…

…tutto sommato neanche male.

Parlo della Stramilano ovviamente.

La partenza alle 11 era veramente atipica, se non altro per una volta non c’erano alzatacce da fare.

Temevo un po’ il caldo, e in effetti si è fatto sentire. Era buffo vedere che c’era chi come me era in pantaloncini e canotta e chi con pantaloni lunghi e maglia termica a maniche lunghe sotto la maglietta. Marzo è pazzerello anche per questo.

L’obiettivo era di fare un bell’allenamento, ma se saltava fuori un bel tempo…perchè no?

Eravamo in 4 fra i 7.000 alla partenza. L’amico zoppo, l’amica fuori forma, il collega ansioso ed io.

Allo sparo io ho cominciato a dettare il passo e gli altri mi seguivano, ma in questo modo ci siamo giocati subito lo zoppo.  D’altronde con una caviglia slogata era li più che altro per farsi una passeggiata.

Gli altri due mi seguivano, ma dopo qualche chilometro non li ho visti più. Ho provato a girarmi più volte ma in quel caos era veramente difficile individuarli.

Però stavo bene, nonostante il caldo, e allora ho provato a forzare un po’ il passo. D’altronde per me è veramente difficile non pormi un qualche obiettivo e correre solo per correre, anche se oggi, vuoi per la giornata e vuoi per il tifo lungo il percorso, forse sarebbe bastato davvero.

Praticamente ho tenuto un passo che mi avrebbe avvicinato al mio personale per tre quarti di gara. Poi al 15mo chilometro mi sono reso conto che non ci sarei riuscito a stare sotto l’ora e cinquanta e allora ho mollato un po’…non troppo però, visto che a quel punto l’obiettivo secondario era tenermi dietro il collega ansioso che so partire piano ma venire fuori alla distanza…e infatti, a due chilometri dalla fine, quando in fondo a corso Sempione già si vedeva l’arco delle Pace che ci avrebbe introdotto allo shuss finale eccolo che arriva…sapevo che non avrei tenuto il suo passo e infatti mi ha dato un minuto in due chilometri…letteralmente sverniciato.

Però poco male. Il tempo finale comunque discreto, mio padre (ah proposito, auguri) che mi attendeva all’arrivo e una stanchezza “giusta”, senza essere distrutti.

Ora si prosegue la fase di scarico, domenica una quindicina di chilometri in scioltezza e fra due settimane si che ci si diverte.

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La determinazione nella testa

Ho prenotato il volo e l’hotel.

Ormai non ci sono più dubbi. Fra 5 mesi circa tornerò a misurarmi sulla distanza regina e sarà la mia prima all’estero.

Perchè Lisbona? Boh, non ho un motivo vero e proprio, forse è lei che ha scelto me.

Fatto sta che comincio ad allenarmi in maniera più convinta, senza strafare ma con un obiettivo in testa.

Certo, mi ha aiutato anche quel seminario che ho fatto la settimana scorsa. Non per correre più veloce, ma per correre “meglio”. Sto tentando di applicare i consigli ricevuti e, magari è solo suggestione, mi pare di fare un po’ meno fatica. Soprattutto dopo, alla fine dell’allenamento, mi sembra di recuperare più facilmente. Servirà questa cosa per affrontare i 64 allenamenti di questa tabella, impostata con un nuovo metodo (figurati se seguo una tabella già utilizzata nelle altre maratone corse) e vediamo se l’abbinamento delle due cose mi porterà a sfondare la mia finora impenetrabile linea maginot.

Nel frattempo un nuovo paio di scarpe, un numero in più del solito che mi sembra di avere delle scarpe da clown, e due paia di pantaloncini per gli allenamenti estivi, che anche l’occhio vuole la sua parte.

Suvvia, che la nuova avventura cominci.

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ansia e serenità

Dovrei essere in ansia in questo periodo. La mia azienda è stata comprata e io non conosco ancora il mio futuro.

Mia mamma dovrà iniziare un nuovo ciclo di chemio, visto che la tac non dice nulla di buono.

E poi fra 10 giorni c’è la mia maratona…

Invece non lo sono…non più di tanto intendo.

Mia mamma non è rassegnata ma sembra consapevole del suo stato. A volte è giù, e la capisco, ma tendenzialemente affronta la cosa col suo solito modo…da combattente. E questo non può che rasserenarmi.

Al lavoro cerco di non pensarci troppo e mi faccio forte delle competenze che ho. Di solito ciò che uno semina alla fine raccoglie…spero valga anche stavolta.

E poi c’è la mia corsa.

Ormai è la mia quarta esperienza sui 42 km. So a cosa vado incontro. Ho un grado di allenamento discreto. Non penso di fare il mio personale (anche se fa ridere dirlo) ma conto di finirla e di finirla non troppo stravolto…spero.

L’ultimo allenamento lungo non era andato bene…ma posso avere l’alibi della dissenteria.

Domenica però ho corso una mezza e, senza fare tempi strabilianti, l’ho corsa bene, senza soffrire, sorridendo.

Ecco…il 25 so già che sarà più difficile sorridere. Già mi ci vedo su quel cavalcavia che immette sul ponte della libertà. Li due anni fa sono crollato, in preda ai crampi. Senza un’anima viva che ti inciti e con Venezia che ti sembra così lontana.

Quest’anno lo voglio affrontare di petto, lungo tutti i suoi fottutissimi 4 km tuttidrittiinmezzoalmarecolvento.

Al massimo crollerò sui 17 ponti 17 che mi porteranno poi all’arrivo una volta entrati a Venezia.

Ormai mancano 6 allenamenti alla meta. Devo farli bene, nonostante un po’ di nausea (eccicredo….con tutti i chilometri che ho fatto in questi mesi) e nonostante il tempo del cavolo.

Però non sento ancora l’ansia da gara…non ancora.

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PS questo stato d’animo si distruggerà fra 3..2…1…

 

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parlando di corsa

Vi mancava l’argomento, vero?

Correre per me equivale a pensare. Niente di meglio che avere del tempo in cui non puoi leggere, navigare in rete, guardare la TV. Basta fare attenzione a dove metti i piedi (esercizio non particolarmente difficile visto la mia velocità) e la mente ha campo libero.

Anche la musica tutto sommato rimane solo un piacevole sottofondo che non impedisce l’attività di cui sopra.

Ecco. Ultimamente corro e tra le cose che penso c’è che faccio più fatica. E’ una fatica essenzialmente mentale che si tramuta poi in fisica.

Seguo una tabella per non aver alibi. Se devo correre 12 chilometri, mi costringo a farne 12. Se devo fare le ripetute, che ripetute siano. Avere un obiettivo mi aiuta molto.

Però la fatica rimane.

Quando faccio i 12 chilometri, al terzo penso “sono solo a un quarto del percorso…cazzo”.

Quando faccio le ripetute, conto quelle che mi mancano alla fine, e mentre le faccio, controllo ossessivamente il gps per vedere quanto manca alla fine dello sforzo massimo….200 metri, 150, 100…non finisce mai.

Forse mi sarò lasciato condizionare dal libro di Agassi, ma si sta insinuando in me un concetto finora sconosciuto. L’odio per la corsa.

Fino a qualche mese fa non era così. Per la maratona di Firenze, sono stato meticoloso e ho gustato e apprezzato ognuno dei 900 chilometri che mi hanno portato a fare quegli ultimi 42.

Probabilmente sono fatto male, ma ho bisogno di stimoli, scadenze, pressione. Anche sul lavoro è così.

Ecco perchè ieri mi sono iscritto.

Tra l’altro ho anche un conto aperto con lei.

La mia vita è fatta di paletti poco piantati per terra. La maggiorparte li ho piantati, male, io. Più che paletti sembrano tronchi galleggianti sull’acqua.

Almeno questo, piantato sul calendario il 25 ottobre, dovrebbe rimanerci…se non si alza troppo il vento.

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Obiettivi secondari

Lavorativamente parlando il momento fa abbastanza cagare. Riguardandomi indietro non ricordo un periodo così prolungato pieno di insoddisfazioni e problemi come quello che sto vivendo da diversi mesi.

Ammetto, entro in ufficio la mattina con una sensazione di nausea che mi porto poi per tutto il giorno, finanche a casa.

Sono pagato per dirigere un ufficio che deve produrre. Nei tempi previsti, con la qualità richiesta e spendendo quanto meno possibile.

Per fare ciò mi avvalgo della collaborazione di una ventina di persone…ragazzi giovanissimi, padri di famiglia, madri che si fanno in 4, “vecchietti” che ormai non vedono l’ora di godersi la pensione.

La mia azienda non mi paga per curare il benessere dei miei collaboratori. Prima c’è il profitto e io diligentemente lavoro con quel obiettivo.

In autunno, durante la preparazione del budget, momento chiave in azienda in cui si pongono gli obiettivi per l’anno successivo, tra quelli dati a me ce ne fu uno pesante come un macigno.

Si intitolava Meno quattro.

Quattro risorse in meno nel mio staff, in un momento in cui la complessità del lavoro cresce invece esponenzialmente.

Rimpiango ancora oggi di non aver lottato di più per spiegare quanto fosse improponibile quel obiettivo.

Però l’ho fatto mio.

Uno se ne va in pensione, lo invidio un po’.

Uno l’ho ricollocato all’interno del gruppo.

Rimanevano due collaboratori “atipici”, aggettivo di pessimo gusto per indicare chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Due ragazzi giovani e bravi, di quelli che, forse proprio perché precari, sgobbano come dei matti animati però da una passione genuina per ciò che fanno.

Loro due erano per me un cruccio. L’azienda non mi paga per curarmi di loro, ma non posso fare a meno di sentirmi in qualche modo responsabile per loro, per le loro aspettative e la loro carriera, e di conseguenza per la loro capacità di sostentamento.

Ecco, oggi ho avuto la conferma. Sono riuscito a “piazzarli” entrambi in aziende vicine. Merito loro ovviamente, ma mi piace pensare che le loro competenze, elemento chiave per permettere loro di trovare un nuovo lavoro, le abbiano accresciute lavorando con me e con il mio team, e che la mia capacità relazionale, mio tallone d’Achille, sia invece riuscita ad agevolare questo passaggio.

Io ovviamente ho ora un cazzo di problema nel capire come poter gestire le stesse cose di prima col 20% del personale in meno.

Però oggi sono contento per loro e per aver raggiunto il mio obiettivo secondario.

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diario di un runner – primo bilancio

Ho iniziato a correre a luglio. Perchè ? Mi era scaduto l’abbonamento in palestra e volevo aspettare settembre per trovarne un’altra. Nel frattempo correre al parco la sera mi sembrava una alternativa decente.

In realtà l’inizio è stato terribile. Una fatica boia, zero divertimento. Però la prova costume necessitava un minimo di attività fisica e quindi ho continuato.

Ad agosto ho fatto una pausa per tornare al mio vecchio amore, la bicicletta, ma già alla fine del mese ho ripreso con buona costanza gli allenamenti.

A settembre ho cambiato le scarpe passando da un improponibile paio di vecchie scarpe da tennis ad un decente paio di scarpe da corsa. Nel frattempo ho lasciato perdere per l’iscrizione in palestra.

Un porta iphone acquistato più per curiosità che altro si è rivelato utilissimo per la musica e per misurare per bene i kilometri percorsi.

Con l’autunno sono passato ad un abbigliamento un po’ più tecnico e a dicembre ho deciso che in primavera avrei provato una mezza maratona.

Non sono un grosso corridore, sono lento e decisamente più pesante dei miei colleghi di allenamento, anche se da questa estate ad adesso 4/5 kili li ho persi.

Mio padre, appassionato di corsa, ha incominciato a darmi dei consigli. Mi ha proposto una tabella di allenamento e mi chiede periodicamente come vado. Mi piace l’idea di avere qualcosa di nuovo da condividere con lui.

La tabella di allenamento la sto seguendo con buona meticolosità, tre allenamenti alla settimana con ripetute, medio veloce e lungo.

Il mio diario mi dice che ad oggi ho percorso oltre 400 km. e conto di metterne almeno un altro centinaio prima del mio obiettivo.

Il 24 marzo correrò la Stramilano agonistica. Il mio obiettivo primario è di finirla e quello secondario di terminarla entro le 2 ore.

Sul primo mi do almeno un 95% di probabilità, difficile che molli durante il percorso. Sul secondo, oggi come oggi, sono 50 e 50.

Sto meditando di comprare un paio di scarpe migliori di quelle che ho (ma devo farlo subito per correrci un po’ sopra) e devo decidere quali canzoni mi accompagneranno durante le due ore di corsa. Oggi infatti corro con la funzione shuffle che mi proponi brani da una playlist casualmente, ma per quel giorno vorrei avere una scaletta ben precisa e con il ritmo che vorrei tenere.

Nel frattempo continuo a correre….lunedì sono andato anche in mezzo alla neve nel parco. E’ stato bello, ho lasciato perdere la musica e ho ascoltato il suono dei miei passi ovattati sulla neve fresca… sembrava di correre sul polistirolo.

Mancano 39 giorni e questo è il ritmo che dovrò mantenere….

http://www.totallyfuzzy.net/ourtube/prince/lets-go-crazy-w-the-revolution-video_4c14ea1e0.html

https://i0.wp.com/www.bazinga.it/blog/wp-content/uploads/2012/01/running.jpg

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