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Alti e bassi alla ricerca di idee

Sono stati 4 giorni molto belli. Abbiamo passato molto tempo insieme, abbiamo parlato molto, ha fatto shopping (anche con il contributo delle carte di credito mia e del nonno), siamo andati a vedere il Cenacolo Vinciano, abbiamo incontrato vecchi amici, siamo andati a Zelig ed è venuto con me ad una cena coi miei ex colleghi.

Si è rilassato, l’ho visto sorridere e ridere come non faceva da tempo. La prima notte ha voluto dormire nella sua cameretta e in quelle successive ha voluto dormire con me come ai vecchi tempi. Mi ha fatto piacere sentire la sua presenza accanto a me, nonostante russasse come un trombone (gli effetti dell’intervento dal naso).

Insomma tutto perfetto.

Però è bastato tornare a casa per sprofondare velocemente nelle solite crisi, nelle solite fragilità.

Crisi di pianto, attacchi di bulimia nascosti da bugie, un clima pesante e carico di ansia tra le mura domestiche.

Oggi nel nostro gruppo di facebook, si parlava dell’impotenza (non sessuale). Ci ho visto molta attinenza con lo stato d’animo che vivo e che viviamo ormai da tempo.

Però non è proprio così. Perchè più che impotente di fronte a quello che sta vivendo mio figlio, mi sento incapace. Incapace di trovare una soluzione che però continuo a pensare ci possa essere.

Si tratta sempre di capire qual è la chiave giusta.

La proposta che gli ho fatto non è andata a buon fine. Gli avevo proposto due settimane io e lui, a fare l’ultimo tratto del cammino di Santiago (il mio sogno nel cassetto). Ha avuto 10 secondi di entusiasmo. E’ andato subito a vedere su google quanti chilometri, quanti giorni…Poi mi ha detto “se oggi arrivo stremato quando faccio 10.000 passi figurati se devo fare 20 chilometri al giorno per 2 settimane”.

In effetti è vero. Fisicamente sarebbe probabilmente troppo per lui. Però era bello pensarci e sarebbe stata un’esperienza indimenticabile per tutti e due.

Però non mi arrendo. Voglio trovare un’esperienza da fare io e lui assieme. Un viaggio, una missione, un progetto, qualcosa che ci rimanga dentro. Meglio se on the road e ancora meglio se ci permette di conoscere altre persone.

Sto pensando ad una settimana di trekking fra i rifugi (ma anche qui sarebbe troppo pesante per lui). Oppure un viaggio con la bici elettrica, magari la via Francigena. Oppure un periodo di volontariato da qualche parte, o magari un corso da sub da fare insieme. Devo inventarmi qualcosa.

Si accettano consigli.

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Ogni anno si ripete.

Ormai sono passati 5 anni da quando scrissi queste righe.

Da allora, chi mi segue, sa che poi un giorno l’ho incontrato veramente. Questa figura mitologica metà padre biologico e metà ectoplasma.

Però devo essere sincero, fino a questo momento, non c’è stato un attimo in cui ho pensato a lui per la festa del papà.

Quello vero invece mi aspetta con qualche suo manicaretto e una bottiglia di vino buono stasera.

https://ilgattosyl.wordpress.com/2013/03/20/per-la-festa-del-papa/

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Del beach tennis, del caffè mancato e dei salami

Ieri io e Silvestrino abbiamo fatto un torneo di beach tennis. Era uno di quelli “gialli” dove le coppie non sono fisse e ad ogni partita si cambia partner. Più gioco che sport…però comunque divertente. La formula poi era particolarmente articolata perchè prevedeva dei gironi maschili e dei gironi femminili e poi, essendo maggiori i partecipanti maschietti, i vincitori di ogni girone si “accoppiavano” con le donne e i migliori piazzati tra gli uomini se la giocavano fra di loro in una sorta di torneo parallelo.

Be’, Silvestrino ha vinto alla grande il suo girone (ed erano tutti adulti) andando poi a giocarsi i quarti, la semifinale e poi una finale a sorpresa dove si è ritrovato con una ragazza (anche se aveva più del doppio dei suoi 14 anni) oggettivamente un po’ scarsina, almeno in confronto ai due che avevano di fronte. Cio nonostante è arrivato ad un passo da una vittoria netta (vinceva 5-2 ) salvo poi farsi rimontare fino al tie-break che li ha visti soccombere per un pelo.

Io invece, tra i migliori dei più scarsi, ho fatto un percorso analogo ma solo tra i maschietti, arrivando a mia volta alla finale dopo una seminfinale al cardiopalma (anche in questo caso vinta di un soffio al tie-break) salvo poi soccombere clamorosamente e con molta meno suspance, con un secco 6-0.

Con questo torneo temo si possa ormai ufficializzare il sorpasso di Silvestrino al sottoscritto…largo ai giovani.

Comunque peccato perchè in entrambi i casi c’era in palio per i vincitori una bella macchina per il caffè…e sono passato dal rischiare di portarne a casa ben due (e qui a casa mi avrebbe fatto comodo) …ad accontentarmi del buono sconto della salumeria vicino a casa.

Va be’, mi rifarò coi salami…

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Come in una telenovela

Di quelle brasiliane…anche i figli piangono potrebbe intitolarsi, giusto per sottolineare il melodramma.

Però la puntata di oggi ha avuto un colpo di scena.

Il grande incontro, quello che tutti gli spettatori attendevano da decine di puntate, alla fine non c’è stato.

Non perchè non me la sentissi, anzi, ormai ero pronto e volevo togliermi questo dente. Però era meglio che lo sapesse prima mio padre.

Tante cose ho nascosto in passato, potrei scrivere un libro di scarso successo su come si fa, e alla fine stavo facendo lo stesso anche con lui, temendo chissà quale reazione, o solo anche il timore di ferirlo.

Il confronto con gli altri, ascoltare, leggere….mi ha aiutato a capire e ad evitare un errore che stavo per commettere.

Ho chiamato quindi il mio padre biologico e ho addotto una scusa per rinviare il nostro incontro. Ho percepito nel suo tono la delusione, ma dopo aver aspettato più di 30 anni, penso possa aspettare ancora qualche giorno.

Poi ho annullato la prenotazione in pizzeria e ne ho fatta un’altra al mio ristorante preferito, da mio padre, quello vero.

“si ma c’è quello che hai mangiato ieri sera, sappilo”

Va benissimo…le tue zucchine ripiene erano proprio buone.

Così sono andato da lui e gli ho parlato del mio biologico che mi ha cercato e che vuol vedermi.

“E’ normale. Arrivati a una certa età è normale voler sistemare i conti lasciati in sospeso. Non mi meraviglia che voglia vederti”

E lo ha detto con la naturalezza e la serenità che sempre gli ho invidiato.

Poi abbiamo parlato di calcio…ma almeno ora posso affrontare più serenamente il mio passo successivo.

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PS: ma vogliamo parlare della prima a sinistra? E di quella in rosso?

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stasera

Stasera ho un appuntamento, con mio padre. No, non quello da cui vado quasi tutte le sere…quello che non vedo da 35 anni.

Alla fine penso ci faremo una pizza. Lui vuole parlarmi, vuol dirmi la sua versione.

Io ho 35 anni di domande che dovrei porgli, ma non so cosa salterà fuori. Ho idea che ascolterò più che parlare.

Pensavo di portarmi la lettera che avevo scritto qualche tempo fa. Ma non penso. L’ho appena riletta e mi sono messo a piangere come uno scemo. Non sarebbe una buona idea.

Cerco di non pensarci troppo, ma sento che emotivamente non sono tranquillo. In primo luogo perchè non l’ho detto a mio padre, quello vero. Nonostante sia campione olimpico di menzogne, mi sento in colpa per non avergliene parlato. Certo, posso sempre farlo dopo…però sembra che ci sia qualcosa nel mio DNA che mi porta a nascondere, a non dire…

Vorrei essere lineare. Vorrei una vita semplice, fatta di cose che non devono essere nascoste, come quella degli altri. Ma forse gli altri sono solo più bravi di me a nascondere, a mascherare a recitare.

Sto andando fuori tema.

Non so come vestirmi…vado direttamente dall’ufficio così mi vede in giacca e cravatta e vede chi sono (il mio lavoro, il mio ruolo nella società) o passo da casa e mi metto casual? Non so come salutarlo…dovrei abbracciarlo? O basta stringergli la mano? Odio essere in imbarazzo….ma penso sarà invitabile.

https://previews.123rf.com/images/stocking/stocking1301/stocking130100612/17575544-Uomo-riflessivo-circondato-da-punti-interrogativi-Archivio-Fotografico.jpg

 

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Buffo no?

In settimana mi sono ritrovato a fare un po’ i compiti con Sylvestrino. Di solito mi tocca l’inglese, italiano (ma non grammatica) storia geografia e matematica, anche se qui faccio a volte fatica.

Comunque…in inglese doveva esercitare il past tense e parlare di una giornata piacevole che gli era capitata nei mesi scorsi.

Mi è piaciuto quando mi ha detto che avrebbe voluto parlare del concerto degli AC/DC che abbiamo visto questa estate. Ovviamente nel suo stile minimalista e stringato non si è certo dilungato nei particolari, soprattutto per non avventurarsi troppo in concetti in lingua…ma la cosa divertente è che di tutta la giornata, la parte che gli è rimasta più in mente, non sono stati gli assoli di Angus Young, o la voce inconfondibike di Brian, o magari la folla oceanica che assisteva al concerto…ma la pizza che abbiamo mangiato io e lui nel pomeriggio, attraversando Imola, prima di immergerci nell’autodoromo per vedere il concerto…e non posso dargli torto.

Perché in quella pizza, la sua rigorosamente rossa col salame piccante accompagnata da una bella coca cola, c’era tanta, ma proprio tanta complicità. C’era l’eccitazione per l’imminente evento, la stranezza di una “merenda” atipica, il viaggio in treno, le fotografie girate via uazzap agli amici, il rientro che sarebbe avvenuto in piena notte…

E quella complicità è pura magia, che va oltre il concerto della band australiana.

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che serata…io e te.

Era il tuo regalo. Me lo avevi chiesto un sacco di volte.

“Papà, voglio andare a vedere la Juve allo Juventus stadium”.

“cavoli figlio mio, non è così semplice. Ci sono 350 km di mezzo e prendere i biglietti è sempre così difficile”.

Però ci siamo riusciti.

Sei venuto qui, viaggiando in treno da solo, per la prima volta. Poi giusto il tempo di salutare i nonni e via in macchina….direzione Torino.

Da fuori sembra proprio un’astronave. Subito dentro ti vien voglia di far le foto…si lo so…in realtà sono più io che voglio far foto.

Però, la foto con la gigantografia di Del Piero…vuoi mettere?

Manca un’oretta…giusto il tempo per un panino con la salsiccia, una birra….io, tu una coca.

Parte la musica….Cacchio gli Ac/Dc…escono i giocatori per il riscaldamento…come fai a non gasarti con Thunderstuck.

Ok…ora ci siamo. Lo speaker annoncia le squadre, ognuno degli 11 leoni è un urlo. Poi parte l’inno…che le parole non le sai ma quando viene il ritornello urli a squarciagola “JUVE….storia di un grande amore…..”.

Parte la partita. La Fiorentina è “nemica” storica. Partita inizialmente contratta. Fa un po’ strano guardarla senza la telecronaca. Però si vede benissimo.

Ecco…Pirlo fa una pirlata e stende l’avversario in area. Rigore. Siamo sotto uno a zero. Stai a vedere che portiamo sfiga.

Pochi minuti e pareggiamo. E’ un urlo liberatorio, una bolgia. Prima dell’intervallo poi segna anche l’apache…tutti a prendere un te caldo, come direbbe Caressa.

Nell’intervallo vai ancora di selfie…questi social ci condizionano.

Si riparte. Altro rigore. Ma quando mai ci è capitato di ricevere contro due rigori. Qui però il capitano dimostra che ogni tanto li para anche lui. E’ come se fosse un gol.

Poi lancio lungo…l’apache è impredibile come il suo destro che trafigge il portiere.

Su la sciarpa…anche perchè con quella che l’ho pagata, figurati se non volevi quella più cara….

Il gol della Fiorentina alla fine serve solo a fissare il punteggio sul 3 a 2.

E’ ora di tornare a casa…il viaggio è un po’ da incubo, ma tu tanto formi già.

Anche Jovanotti lo cantava, prima della partita….”il più grande spettacolo dopo il big bang, siamo noi….io e te”.

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