Il volo parte fra poco. E’ già buio, fuori piove e donne in tailleur e uomini in giacca e cravatta consultano i blackberry e dettano gli ultimi ordini al telefono. Le hostess di terra annunciano l’imbarco del volo, prima le file dalla 18 in poi. Sono facce stanche quelle che salgono. Il volo non è pieno, riesco ad appendere la giacca nell’appendiabiti del sedile vuoto accanto a me. Ho un libro da finire e in poco più di un’ora porto a termine con soddisfazione il mio compito nonostante il capitano chieda di tenere allacciate le cinture per una leggera turbolenza che attraverseremo. L’atterraggio è ruvido. Mi affaccio all’oblò…..nebbia??? Possibile? Mai vista la nebbia a Parigi. E infatti è solo una densa foschia mescolata alla classica pioggerellina dell’Ile de France. L’aereomobile prosegue il suo lungo giro per le piste di collegamento fino a fermarsi in area di parcheggio….niente finger….pullman. Vabbè, tanto non ho fretta stasera. Scendo la scaletta insieme alle facce stanche che avevo osservato a Linate. Tac, tac, tac…..i trolley vengono aperti e guidati con maestria da consumati viaggiatori. Si accendono i telefonini e i palmari, bisogna tornare in contatto con il mondo esterno che per un’ora e mezza è stato tagliato fuori. Le dita scorrono veloci sulla posta elettronica, partono le prime telefonate. Quelle in francese sono fatte col sorriso sulla bocca, ancora un poco e per loro si apriranno le porte di casa. Osservo i compagni di viaggio sullo shuttle che porta al gate, indiani, cinesi, inglesi, tedeschi, accomunati non dalle barzellette ma dalle tessere frequent flayer. Seguo il serpentone che porta all’uscita, nessuno ha incertezze su dove andare. Fuori dalle porte scorrevoli una selva di autisti col cartello in mano aspettano i clienti importanti. Gli altri si dividono, chi verso la RER e chi verso i taxi. E’ sera, non ci dovrebbe essere troppo traffico per la città, scelgo una comoda mercedes guidata solitamente da un autista armeno o pakistano e vedo le luci della città che si avvicinano. Ecco l’albergo, il check-in, il badge per entrare in camera, la moquette. Sono le 9 passate e non ho voglia di cercarmi un ristorante per cenare da solo. Quello dell’albergo sarà sufficiente per consumare il pasto velocemente e tornare in camera, togliere la giacca, le scarpe, le calze…….buona notte, domani sarà una giornata lunga.