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La rabbia di Mattia

La tangenziale era deserta e i fari freddi dei lampioni disegnavano ritmicamente ombre e luci sul parabrezza della sua auto sportiva. Il motore spinto al limite del contagiri tentava inutilmente di far sentire il suo rombo, sovrastato dai bassi che uscivano prepotentemente dalle casse.

Mattia fumava nervosamente mentre pensava a quello che avrebbe fatto non appena lo avesse avuto davanti. Non era la prima volta, ma giurò su dio che sarebbe stata l’ultima.

Sua sorella l’aveva chiamato mentre era al pub con gli amici. “Vieni qui subito, papà ha bevuto e mamma…”

Non c’era bisogno che proseguisse. Sapeva che sarebbe finita con le mani alzate da lui e con gli occhiali da sole indossati da lei, anche solo per andare a comprare il pane nei giorni a seguire.

Ma questa volta sarebbe stata l’ultima. Glielo avrebbe detto una volta sola. E se non avesse preso immediatamente la valigia uscendo per sempre di casa e dalla loro vita, lo avrebbe convinto con le cattive. In realtà sperava che andasse proprio così. Sentiva il bisogno di fare andare le mani, di vedere il sangue, di avere giustizia, per stasera e per le altre mille volte in cui avrebbe già dovuto fare quello che era giusto fare, se non si fosse fatto convincere da sua madre a lasciar perdere.

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Che nemmeno Mennea…

Ero un ragazzino. La maggiorparte dei miei amici si occupavano esclusivamente di calcio mentre io invece ero estasiato dalle imprese di un uomo, perchè non penso sia mai stato ragazzo, che da Barletta, cittadina a me sconosciuta che non avrei nemmeno saputo trovare sulla mappa, aveva avuto il coraggio e l’umiltà di sfidare i più grandi sprinter di tutto il mondo.
La sua specialità erano i 200 metri.
La partenza sfalsata, che per tutta la lunghezza della curva in tartan obbligava ad immaginare soltanto chi fosse in testa, scoprendo le carte solo nel momento in cui le corsie diventavano rettilinee. Da quel momento poi rimanevano ancora pochi secondi per vedere chi avrebbe avuto la velocità e la falcata per arrivare per primo sul filo di lana che definiva l’arrivo.
Lui non era bello da vedere. Una volta in un meeting all’arena di Milano potei vederlo da vicino per avere un autografo (che probabilmente si è perso nel tempo tra le pagine di qualche libro). Non alto, un po’ gobbo, pieno di tic e di scaramanzie, non certo un manifesto per l’atletica leggera.
Però ricordo benissimo quella finale a Mosca. Quel duello col britannico antipatico e soprattutto con se stesso. L’occasione di una vita all’ultima chiamata.
Era in ultima corsia, la peggiore perchè non hai punti di riferimento. Infatti fece una curva davvero mediocre ritrovandosi con almeno due metri di distacco dal suo rivale, un’eternità su quella distanza.
Però a quel punto accadde l’impensabile. Lentamente cominciò a guadagnare centimetri su centimetri, forse troppo tardi per recuperare….forse.
Il suo sguardo incredulo e la sua gioia, che quasi mai manifestava, me le ricorderò per sempre.

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cronaca di questi giorni di vacanza – seconda parte

…e poi dovevo prendere il sole. Cosa che ho fatto solo in parte perchè ho beccato i tre giorni più sfigati del mese. Pioggia, vento, mareggiata…stare in spiaggia era pressochè impossibile. Però mi sono abbronzato lo stesso.

Poi sabato c’era la gara coi go-kart. Sylvestrino si è defilato, a lui non piacciono queste cose adrenaliniche. Io invece non vedevo l’ora. Infilare il casco, salire sul gokart e andare a tutta manetta. C’era da fare prima le prove e poi la gara. Nelle prove sono andato in testa coda, ottenendo un mediocre piazzamento sulla griglia. In gara poi, nella foga di recuperare….sono andato nuovamente in testa coda….insomma una debacle. Meno male che con un autovettura sotto il sedere guido un po’ meglio.

A correre ci sono andato un paio di volte. Sempre bello farlo sul lungo mare. Certo, faccio ancora fatica a correre come vorrei…però ho corso, in compagnia di amici e di mio padre che ormai è pienamente attivo.

Poi qua e la, birre, spritz, prosecco, leggendo un libro (non l’ho ancora finito) e guardando cosa succedeva a milano. Già…mentre ero via sono stato ufficialmente comprato. Se in qualche modo l’avevo scampata con la Mondadori, ora tutta la baracca è stata comprata dal patron del Torino. Vita dura per i gobbi come me…

Scherzi a parte sto rivivendo gli stessi dubbi e le medesime incertezze che ho vissuto l’anno scorso. Cosa succederà? Che ne sarà di noi, di me?

Nel frattempo devo affrontare il nervosismo, oltre che mio del mio capo e di tutti i manager che vedono avvicinarsi l’onda lunga di uno tzunami di cui non sappiamo quali conseguenze si porterà dietro.

Piccola nota positiva per finire questa seconda puntata del racconto. Sylvestrino, mentre ero già a milano, ha giocato un torneo di beach tennis, vincendolo. Mi è spiaciuto non essere li a vederlo, però l’ho sentito proprio soddisfatto al telefono. Ora sta pensando di fare agonismo l’anno prossimo, mettendo un po’ da parte la sua scherma. Un po’ mi spiace perchè mi ero affezionato a quello sport nobile di cui non sapevo pressochè nulla, ma l’importante è che faccia lui quello che si sente, divertendosi e imparando a crescere anche con lo sport, qualunque esso sia.

 mareggiata

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Buffo no?

In settimana mi sono ritrovato a fare un po’ i compiti con Sylvestrino. Di solito mi tocca l’inglese, italiano (ma non grammatica) storia geografia e matematica, anche se qui faccio a volte fatica.

Comunque…in inglese doveva esercitare il past tense e parlare di una giornata piacevole che gli era capitata nei mesi scorsi.

Mi è piaciuto quando mi ha detto che avrebbe voluto parlare del concerto degli AC/DC che abbiamo visto questa estate. Ovviamente nel suo stile minimalista e stringato non si è certo dilungato nei particolari, soprattutto per non avventurarsi troppo in concetti in lingua…ma la cosa divertente è che di tutta la giornata, la parte che gli è rimasta più in mente, non sono stati gli assoli di Angus Young, o la voce inconfondibike di Brian, o magari la folla oceanica che assisteva al concerto…ma la pizza che abbiamo mangiato io e lui nel pomeriggio, attraversando Imola, prima di immergerci nell’autodoromo per vedere il concerto…e non posso dargli torto.

Perché in quella pizza, la sua rigorosamente rossa col salame piccante accompagnata da una bella coca cola, c’era tanta, ma proprio tanta complicità. C’era l’eccitazione per l’imminente evento, la stranezza di una “merenda” atipica, il viaggio in treno, le fotografie girate via uazzap agli amici, il rientro che sarebbe avvenuto in piena notte…

E quella complicità è pura magia, che va oltre il concerto della band australiana.

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Prossimamente su questi schermi

Del weekend a Palermo e dei cannoli più buoni che abbia mai assaggiato;

Della vita da ufficio che non mi piace;

Dei 7 nani;

Del telefonino in mano a Sylvestrino e del mio numero nella rubrica sotto la P.

 

Gli argomenti per scrivere li avrei anche…la voglia meno.

Arriverà.

Stay tuned.

Immagine

 

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Ho finito le ferie da due ore….

Come sei nero….

Ma sei dimagrito?

Come sono andate?

Hai trovato traffico?

C’era casino?

Hai giocato a beach tennis?

Certo che in Romagna si sta bene…

Mi hai fatto venire una voglia di piadina….

Peccato per il mare…

Chissà Sylvestrino….

Ah, hai portato la bici?

Ma hai incontrato Linus?

Ma quante ore ci vogliono?

Ma non è meglio in treno?

Qui il solito….

Faceva caldo anche li?

Fermati o sparo!!!.

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La cianografica

Cito dal dizionario Hoepli:

cianografia
[cia-no-gra-fì-a]
s.f. (pl. -fìe)

1 Riproduzione fotografica di scritti o disegni su carta sensibilizzata con ferrocianuro di potassio, in cui i tratti appaiono bianchi su fondo azzurro
Nel mondo della grafica era un procedimento usato fino a qualche tempo fa, per verificare che le pellicole delle pagine di uno stampato, fossero posizionate correttamente e nella giusta sequenza.
Nel paelozoico, quando appena finito il militare me ero ritrovato in una piccola fotolito a iniziare il mio percorso lavorativo, al mio primo giorno di lavoro, il caporeparto mi ordina:
Vai nel bagno dove ci sono i tubi per sviluppare le ciano, apri e controlla se sono già pronte.
Io, 20enne timido e in pantaloncino corti, andando verso il bagno (e chiedendomi perchè mai in bagno) non potevo notare come tutti i colleghi, sogghignando sotto i baffi, seguissero interessati ciò che mi apprestavo a fare.
Vado in bagno e vedo, appoggiati in un angolo, una serie di tubi di cartone, lunghi oltre un metro, con dei tappi di plastica alle estremità. A vederli sembravano quelli per contenere i poster di grosse dimensioni.
Ne prendo uno, mi avvicino col viso, tolgo il tappo per vedere il contenuto e…..a momenti svengo.
Le ciano infatti, ma l’ho imparato solo in quel momento, sono sviluppate con ammoniaca pura.
Una zanfata acre mi ha fatto quasi rimettere, lacrimare gli occhi per 20 minuti e tossire per un bel po’.
Inutile dire tutto ciò avveniva tra le risate generali. Era la mia iniziazione nel mondo del lavoro.
Perchè racconto questo? Perchè ieri sera, entrando in bagno, ho avvertito un odore strano…ho aperto il mobiletto con tutti i detersivi e…a momenti svengo. La bottiglia di ammoniaca infatti (non mi ricordavo nemmeno di averne una) si era rovesciata innondando con le sue esalazioni quello spazio ristretto.
Il primo pensiero è stato il ricordo di quella esperienza “traumatica” e il secondo è stata una serie di accidenti che ho tirato mentre cercavo gli stracci per ripulire il tutto…..sgrunt!

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Verona: Romeo Giulietta e i chewingum che fanno schifo

Per festeggiare finalmente l’arrivo della primavera cosa fare di meglio se non una bella gita?

Dove andiamo, dove non andiamo e il gruppo dei mariti scopre che “già da tempo” era stata decisa la gita a Verona.

Ma proprio questo sabato? C’è il torneo di beach tennis….

Dovevate pensarci prima quando ve l’abbiamo chiesto…più di tre mesi fa!

Con lo stesso entusiasmo di Fantozzi al cineforum, il nutrito gruppo (4 famiglie con prole scatenata) si accinge alla partenza. Con quale mezzo vi chiederete voi? Ma ovvio, con il treno…così facciamo gruppo.  Mica un eurostar frecciarossa bianco rosso argento a caso, ma un simpatico treno veloce regionale (devo ancora capire il primo aggettivo a cosa si riferisce).

Dopo un viaggio in cui ho avuto l’onore di conoscere paesi e stazioni di cui nemmeno conoscevo l’esistenza, eccoci arrivare nella città di Romeo e Giulietta.

Qui salta in cattedra il gatto teconologico che, col suo ipad, scarica app turistiche con informazioni, percorsi e tutto quanto di utile per la visita.

Ecco quindi la nutrita banda che si ritrova sugli spalti dell’arena con il sottoscritto che, dopo aver aperto la pagina di wikipedia con tutta la storia del anfiteatro, si ritrova nelle vesti di cicerone a descrivere come nel corso dei secoli…….HEI ma dove andate…..non ho ancora finito!!!!

Ora di pranzo. I marmocchi reclamano mcdonald, ma guarda caso c’è una manifestazione culinaria proprio in piazza Brà con stand da tutte le regioni. I genitori si impongono. Certo non sarà molto tipico, ma quegli arancini e panzerotti dello stand siculo erano proprio buoni.

Riprendiamo il nostro percorso, con la speranza anche di smaltire le calorie accumulate e, cammina cammina, ci ritroviamo sotto il balcone Shakesperiano.

Delusione…scritte di trottolini amorosi su tutti i muri circostanti, lucchetti di mocciosiana provenienza sul cancello un misero balconcino che tristemente tutti fotograno.

Inoltre, e qui se qualcuno ne conosce la ragione me lo faccia sapere, migliaia e migliaia di chewingum attaccati alle pareti del varco di accesso…..ma che schifo!!!!…..Sylvestrino non appoggiarti mi raccomando!

C’è anche una statua in bronzo che riproduce le sembianze della padrona di casa con le tette visibilmente consumate.

Origliando una delle guide apprendiamo che ….si racconta che toccare il seno alla statua di Giulietta porti fortuna in amore…..meno male che non c’è la statua di Romeo, altrimenti.…mi ritrovo a commentare forse un po’ troppo ad alta voce (vabbè la mia figura quotidiana l’ho fatta anche oggi).

La gita prosegue, tra i miei tentativi di ciceronismo….aspettate non ho ancora finito di dirvi quando fu restaurata la torre dei Lamberti…..e i bambini che non ne potevano più (e come non comprenderli).

Esausti della giornata, tornati a casa mi ritrovo paonazzo sul viso per il troppo sole…..ma era Verona o Riccione?

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