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…e a me veniva da ridere.

Stasera ultima lezione di spinnig prima delle vacanze.

Siamo in pochi, ma è normale visto il periodo.

Mi metto nella bike proprio di fronte all’insegnante, lei è anche carina, piena di tatuaggi che le donavano e con una testa rasata da una parte e una chioma rossa fluente dall’altra, un po’ stramba ma carina.

E’ una di quelle trainer che io definisco “animatori”. Tutta la lezione a parlare, incitare, urlare.

Capisco però presto che la scelta della posizione non è stata la più felice. Un po’ come mettersi nel primo banco in classe a scuola, ti beccano subito.

Lei parte con la sua lezione (bella devo dire) ed è tutto un susseguirsi di termini tecnici e incitamenti…e  ora jumping, spingi di più, credici, non mollare, con le gambe, con la testa, senti la salita, stringi ancora un po’….e così via.

Il problema è che lo diceva, anzi lo urlava, ansimando per il fiatone…e con lo stesso tono con cui potrebbe dire al suo uomo… “dimmi che sono la tua troia”.

Si insomma, potrebbe avere tranquillamente un futuro come doppiatrice di film porno se con la palestra le andasse male.

E lei era davanti a me…non più di un metro.

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Forever young

Alla fine con mio padre ce l’ho fatta ad andare a vederlo.

Era come me lo aspettavo. Una commedia all’italiana, carina, ironica, dove si ride e si sorride. Sotto certi aspetti mi calza a pennello.

Ha riso anche mio padre. E’ la prima volta che lo sento ridere così da tantissimo tempo. Certo, ho avuto qualche momento di imbarazzo quando ho scoperto che uno dei protagonisti, quello impallinato con la corsa (Teocoli) era un vedovo che aveva riversato nello sport la mancanza della moglie.

Temevo che il suo riso si trasformasse in pianto…invece no.

Giusto qualche minuto prima mio padre mi stava confermando che era al terzo allenamento in settimana. Similitudini veramente forti.

Tra l’altro parlavamo di obiettivi sportivi, miei, per il prossimo futuro. Ci sarebbe quella mezza…o quella maratona…ma la cortina dobbiaco è bellissima….Non gli ho chiesto quando avrebbe pensato a correre anche lui con un pettorale. Ma sono ragionevolmente convinto che prima o poi arriverà anche quel momento.

Piccoli passi di ricostruzione. Work in progress.

Mia mamma sono convinta che sta sorridendo.

 

 

Ah…dimenticavo. Buona Pasqua.

 

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Una notizia buona e una cattiva, ma per favore non fate quella faccia.

Mia madre è finalmente a casa e questa è la notizia buona. Quella terapia che ci avevano prospettato però non possono fargliela per i valori epatici troppo sballati, e questa è quella cattiva.

Nelle ultime settimane la mia vita è cambiata notevolmente, girando in qualche modo tutto intorno a lei. Negli ultimi giorni ancor di più, visto che mi sono trasferito a tutti gli effetti a casa dei miei, ma almeno così do una mano a mio padre e soprattutto non lo lascio solo la notte che avevo capito era la cosa che temeva di più.

Non facili questi primi giorni a casa. C’è molto da organizzare…il medico, l’infermiere, l’operatrice socio sanitaria, l’infermiera che si occupa solo dell’alimentazione, e poi l’asl, anzi ast, la società per l’alimentazione parenterale parenterale, le farmacie…senza dimenticare che in ufficio c’è un lavoro nuovo da imparare.

Però tengo botta. I cocktails di medicinali, il sondino gastrico, le iniziezioni di eparina (quelle mio padre non se la sente proprio di farle), ma anche un po’ chef la sera, almeno sono sicuro che lui mangi a dovere e non si lasci andare.

Ma c’è una cosa che un po’ mi urta, anche se la comprendo benissimo.

E’ quella faccia li. Quella che hanno tutti, amici, colleghi, parenti, quando parlano con me.

Probabilmente lo farei anche io a ruoli invertiti ed è normale sia chiaro. Chi sa che situazione sto vivendo è ovvio che abbia un atteggiamento del “mi dispiace, ti sono vicino, fatti forza”. Una sorta di lutto anticipato.

Ma per quello avrò tempo. Nel frattempo vivrò i miei alti e bassi, i momenti di sconforto ma anche quelli più spensierati, nonostante le condizioni di mia madre.

Lei sta morendo e anche se sembra che non lo abbia ancora capito, io so che lo sa. Ma non ho intenzione di guardarla con lo sguardo da cocker. Le sorrido ogni giorno, ogni momento. La prendo in giro per tutti i tubicini che ha in giro, per il fatto di sforacchiarla con le mie iniezioni, per i suoi capelli per aria (mamma smettila di andare in giro in moto senza casco!). Gioisco per ogni debole sorriso che riesco a strapparle e per ogni carezza che ottengo da lei.

Però voglio essere me stesso anche quando esco da quella casa. Si lo so, non sta bene essere allegri quando tua madre sta morendo, ma io voglio continuare ad essere il solito minchione che spara cazzate, come ho sempre fatto e senza sensi di colpa. E voglio che anche gli altri continuino a comportarsi con me nello stesso modo. Ovvio che mi faccia piacere quando mi chiedono di lei e non ho nessun problema a raccontare a spiegare, anzi parlarne non può che farmi bene. Però poi fatemi fare le mie battute a doppio senso, fatemi prendere per il culo gli interisti, fatemi ridere di una barzelletta idiota…e soprattutto non fate quella faccia.

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Delle regole del blog e dei libri belli

Quando ho aperto il blog mi ero dato poche semplici regole da seguire.

Almeno un paio di post alla settimana, non troppo lunghi da leggere in un paio di minuti e corredati con un video, meglio se con una foto.

Ecco…sulla prima regola sto marcando veramente male.

Non è che non ho cose da dire…ma è la testa per trasferirle nero su bianco che manca.

Comunque oggi, con lo spirito di un autore un po’ scazzato che deve per contratto consegnare un testo da pubblicare al suo editore (devo fare qualcosa per il mio ego che sta diventando bulimico), vi parlo di uno dei libri che ho letto recentemente.

L’ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi, autore che io amo.

E’ la storia di un rapporto, tra un nonno che pensava di non aver più nulla da dare ed un nipote quindicenne che non sapeva di poter dare così tanto.

Il tutto on the road, come nei migliori film, con un cane ingombrante, un’auto d’altri tempi e tanti personaggi che definirli di contorno è riduttivo.

Licalzi ha la capacità di far ridere e commuovere nell’arco di poche righe e in questo romanzo ci è riuscito benissimo.

Se vi piace leggere e lasciarvi toccare dai sentimenti, ve lo consiglio vivamente.

Io nel frattempo penso con ansia ai 35 km che dovrò farmi domani per allenamento. La mia tabella di marcia su Venezia procede tutto sommato bene e domani svalico il punto più duro di questi mesi di preparazione.

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Riflessioni sul nuovo pontefice: Fatemi capire

Come è normale che sia i media ne stanno parlando a rullo. Chi è, cosa ha fatto, da dove proviene, cosa dice….

Francamente non mi interessa più di tanto. Sono ateo, posso solo dire che a prima vista sembra più simpatico del suo predecessore. Nulla di più

Quello che mi fa sorridere invece è la notizia che rimbalza a più non posso nei telegiornali e nelle news alla radio: Ha anche pagato il conto in albergo.

No, scusatemi, fatemi capire…..la notizia semmai sarebbe il contrario, no?

Il vero scoop, passato inosservato invece, è il suo commento nel momento in cui saldava il conto…..

Ah la pay-tv era a parte?

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Benvenuti al nord

Domenica ho portato il cucciolo a vederlo. Era il suo primo film al cinema “per adulti”.

Già che c’eravamo al gruppo si sono uniti un po’ dei suoi amici.

Il film merita. Non vincerà il leone di Venezia, ma si fanno 4 sane risate passando in rassegna tutti i luoghi comuni sui milanesi e sui meridionali.

Ammetto di essermici ritrovato in alcuni di essi.

Sylvestrino si è divertito un sacco, anche perchè io e lui eravamo gli unici a capire le battute in milanese.

E poi ha riconosciuti alcuni luoghi in cui era passato e ogni volta si girava verso di me eccitato dicendo “papà guarda è il naviglio della Martesana !”

Per la cronaca comunque il film ha divertito anche i bambini non milanesi.

Unico problema sono stati i provini prima dell’inizio del film.  Quando vai a vedere film per bambini, nei trailer ci trovi altri film per bambini…negli altri casi invece no.

Hai voglia a distrarli quando sul grande schermo c’erano scene violente, tette al vento, linguaggi da scaricatori di porto e vampiri truculenti…

 

 

PS: faccio notare nell’ultima parte della clip un’interessante lezione di grammatica milanese

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la visita medica

Quella per l’idoneità sportiva.

Arrivo trafelato e in ritardo di 20 minuti. Il medico mi accoglie e subito vedo che fa il brillantone con battutine simpatiche.

Poi si presenta.

“Piacere Giscardo”

“Beh, nessuno è perfetto” rispondo io mettendomi subito sul suo stesso piano.

Qualche domanda per sapere se fumo, bevo, mi drogo.

Al terzo no mi dice:

“ma lei non ha vizi”

“questo lo dice lei, mi vedesse col tacco 12….”

“Età?”

“45”

“Beh, io ho i due terzi della sua età”

“Si, ma dimostra anche il terzo che manca” 

“Si tolga la camicia e si sdrai sul lettino. Le faccio l’elettrocardiogramma. Ora si rilassi, provi a pensare al 5 maggio ad esempio”

“Lei non deve essere interista deduco”

“Ma io intendevo la poesia del Manzoni”

“io no invece”

Insomma una ventina di minuti passati a battute e controbattute. Mi sembrava di essere in uno schetch di Pino e gli anticorpi a Colorado cafè.

Mai divertito tanto ad una visita medica.

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Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve – Jonass Jonasson

More about Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Ho iniziato a leggerlo con un po’ di scetticismo. Un libro che sta avendo un discreto successo ma di un autore a me sconosciuto, svedese, e ormai ho la sensazione che ci sia un po’ di inflazione da ciò che arriva da quelle parti.
Le prime 100 pagine non hanno fatto che confermare il mio scetticismo. Lo trovavo lento, zeppo di quei nomi pieni di caratteri strani. Stavo per abbandonarlo quando, pagina dopo pagina, ha incominciato a divertirmi, e quando uso questo verbo, intendo proprio farmi ridere e sorridere (che fatto sotto l’ombrellone in spiaggia risulta a volte imbarazzante).
La storia è quella di un arzillo centenario che il giorno del suo compleanno pensa bene di scappare dalla casa di riposo e di lanciarsi in un avventura senza fine.
A quel punto però il racconto si divide tra il presente e il passato, rivelando situazioni assurde, paradossali, che questo vecchietto, degno di un Forrest Gamp dei paesi nordici, ha vissuto nel corso della sua esistenza.
La trama ora ti prende e incominci a divorare le pagine, nel mio caso con maggior interesse per i racconti del passato che per quello con cui inizia il libro.
L’ingenuità e la semplicità di questo personaggio catturano attenzione e simpatie, ridisegnando pagine di storia moderna in modo sicuramente originale.
Lo consiglio. E’ una lettura leggera, estiva, che ha la sola pretesa di far passare qualche ora di svago.

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Serata TexMex

Ritrovarsi come i 4 amici al bar della canzone di Gino Paoli.
Iniziare con l’aperitivo a base di patatine ultra piccanti (INFERNO c’era scritto sulla confezione).
Cucinare un chili terribile (in scatola) accompagnato da pomodorini, formaggio, tacos, nachos tortillas e soprattutto fiumi di birra.
Chiudere con le tortillas alla nutella e con almeno 4 o 5 giri di tequila limone e sale.
Gelato e caffè per sciacquarsi la bocca.
…e un ultimo giro di tequila non vuoi fartelo?

Bella la serata TexMex. Ci voleva proprio. I cadaveri nella foto ne sono la testimonianza.

Ora però a nanna….mi si chiudono gli occhi!

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