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Diario di bordo della settimana prepasquale

Mio padre, quello naturale, dopo mesi di silenzio mi ha girato un video tramite facebook. Una sorta di preghiera da una madre alla figlia. Senza una parola di accompagnamento ovviamente. Penso volesse ripropormela al maschile, un suo modo per spiegarmi i sentimenti dei genitori verso i figli e ovviamente del suo verso di me. Non gli ho risposto. Non sapevo francamente cosa dirgli. Però un po’ mi spiace non aver mai parlato con lui, oltre a quella volta al telefono. Avrei voluto chiedergli di lei, quella bella donna che è fra i suoi pochi contatti e porta il cognome uguale al mio. Vorrei chiedergli se è mia sorella, ok sorellastra, oppure no.Riproduzione in corsoProssimo videoIdee per la vitaLa lettera di una madreVisualizzazioni: 1.732.9342:16

Ieri ho iniziato la mia solita docenza al master. Ero teso e nervoso, come sempre. Parlare in pubblico non è proprio nelle mie corde. Il mio corpo non mi è mai d’aiuto e reagisce sempre con una sudorazione eccessiva. Ma ormai ho imparato la lezione e per minimizzare gli effetti, indosso sempre una camicia bianca con una maglietta sotto per tamponare, anche se non sopporto proprio non avere la stoffa liscia della camicia a contatto con la pelle. Comunque è andata abbastanza bene. I ragazzi mi sembravano incuriositi e a riprova di ciò mi hanno fatto diverse domande. Io poi sono riuscito a dosare perfettamente le mie 40 slides nelle due ore di lezione, nonostante non avessi fatto nessuna prova prima. Forse sto diventando bravino anche in questo. E comunque mi fa sempre un certo effetto stare al di qua della cattedra (in realtà non ci sono mai stato ma continuavo a camminare su e giù) vedendo loro prendere appunti su ciò che dicevo. Mi piace. Se rinascessi forse proverei la carriera dell’insegnamento…per un egocentrico come me sarebbe il massimo. 😉

Oggi avevo un incontro col mio difficile capo (l’aggettivo è nel posto giusto). Un tema organizzativo e come sempre avviene quando si parla di persone, perchè è di questo che si parla, sento molto la cosa. Avevo un obiettivo che ritenevo non facile. Qualche slide (sto tornando a riprenderci la mano) per spiegare l’AS IS e il TO BE. Un paio di pagine di considerazioni, con rischi e opportunità. Ovviamente ho enfatizzato le opportunità che portavano al raggiungimento del mio obiettivo (che è comunque un obiettivo aziendale e non personale). Pensavo di dover negoziare ferocemente, dandomi un 50% di possibilità di successo al massimo, e comunque mi ero preparato un piano di back-up. Ma non ce n’è stato bisogno. Ha guardato le slides, mi ha chiesto un piccolo chiarimento e poi mi ha detto: “Ok. Metti giù un programma con le tempistiche con cui pensi di rendere operativo questo piano e vediamolo col direttore del personale”. Durata dell’incontro 10 minuti. Durata del mio mal di stomaco causato da questo incontro, una settimana.

Ma va bene così.

PS: non sapevo che immagine abbinare ad un post così, per cui ho optato per una canzone che in questo periodo mi garba assai

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Dell’empatia e delle piccole soddisfazioni

Oggi riunione col direttore di divisione.

Si parla di costi industriali, di prodotto…c’è anche quello degli acquisti che spacca i maroni.

Come sempre bisogna essere cerchiabottiani…risparmiare ma senza sputtanare il prodotto.

Tengo il pallino in mano (no non ho le mani in tasca) tutto il tempo. “potremmo fare così e poi così…magari uniformando quello e migliorando qull’altro….”

Parlo sicuro, convincente, catturando la giusta attenzione.

Devo coniugare gli obiettivi degli acquisti (risparmiare risparmiare risparmiare) con quello del direttore di divisone (dobbiamo curare il prodotto).

Ci riesco.

Avevo un paio di obiettivi nella mia mente e li raggiungo entrambi. Il tutto in scioltezza, sorridendo, facendo il brillante….

Penso che il trucco sia stato di riuscire ad entrare in empatia con i diversi interlocutori.

Esco dalla riunione soddisfatto. La pagnotta l’ho portata a casa per oggi.

Ci voleva, ultimamente non avevo molte soddisfazioni.

Il mio capo nelle valutazioni della scorsa settimana so già che sarà stato severo con me. Ecco con lui non sono mai riuscito ad entrare in sintonia.

Me ne farò una ragione.

https://i0.wp.com/www.stateofmind.it/wp-content/uploads/2016/01/La-relazione-tra-apprendimento-ed-empatia-si-pu%C3%B2-imparare-a-essere-pi%C3%B9-empatici-con-gli-estranei-Immagine-64175795-680x365.jpg

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dei dazi da pagare e di altre amenità

Ieri ho corso. E’ stato stupendo riprendere dopo un mese. Nelle mie intenzioni, dopo aver puntato la sveglia alle 5,45 ed essermi vestito con pantaloncini e maglietta, c’era di camminare e correre in maniera alternata….qualche minuto in un modo e qualche altro nell’altro.

L’aria era piacevolemnte frizzante, il sole già oltre l’orizzonte, e le cuffiette mi deliziavano con la mia playlist da corsa. Ho fatto partire il mio garmin e ho camminato…per 20 metri, poi ho cominciato a corricchiare…nessun dolore…tutto bene, proseguo così.

Per tutto il tempo sono un po’ sul chi va la per capire se la gamba da qualche segno di cedimento. In realtà dopo quasi mezz’ora qualche fastidio al quadricipite lo avverto, ma non è il nervo sciatico, ma più banalmente il muscolo che non è più abituato.

Torno verso casa e ci arrivo 7 km dopo essere partito. Sono soddisfatto e felice per essere riuscito a correre. Ovviamente camminando ho percorso solo i 20 metri iniziali.

Il giorno dopo però l’ho pagata. Muscolarmente questa volta. Ho le gambe indolenzite, indurite, cammino come uno zombi. Ho esagerato. Se correvo un po’ meno forse oggi sarei già riuscito a correre ancora, invece devo aspettare almeno un paio di giorni per sciogliermi un minimo. Pace.

Nel frattempo ho trascorso una giornata molto intensa. Prima una riunione organizzativa, un cambiamento necessario ma non certo ben voluto dalle persone coinvolte. Mi è venuto il mal di stomaco, devo imparare a somatizzare meno le tensioni lavorative.

Poi la riunione sulla valutazione delle risorse. Una sorta di festival dell’ipocrisia in cui, dopo aver dato le pagelle, bisogna spiegare perchè e percome abbiamo dato quel giudizio. Le budella sempre più attorcigliate.

Poi la lezione al master. Stavolta i ragazzi mi sono sembrati più interessati e io mi sentivo a mio agio nello spiegare loro i segreti della produzione dei libri.

Ho concluso la serata con mio padre. Visto che il frigo ormai è vuoto in vista della sua partenza per la romagna, siamo andati a cena in un posticino che conosceva lui. Spaghetti al cartoccio…a parte il fatto di averli aspettati tre quarti d’ora nonostante ci fossero più tavoli vuoti che pieni, non mi hanno fatto impazzire…anzi. Ma fa niente…dopo una giornata intensa chissene.

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delle riunioni dei pianti e delle corse

Il progetto che sto seguendo in ufficio mi sta risucchiando come un gigantesto blob. Passo ore e ore in riunioni da cui esco con cose da fare che non ho tempo di fare (ne di far fare) perchè nel frattempo entro in un’altra riunione da cui uscirò con delle cose da fare ma che non…vabbè ci siamo capiti.

Ogni tanto sbotto però. Alzo un po’ la voce e dico che l’ennesima riunione che dobbiamo programmare non ha senso farla perchè tanto non faremo in tempo ad avere i dati necessari…poi però la riunione si fa lo stesso, io arrivo con la metà dei dati, non verificati e approssimativi, su cui si prendono delle decisioni…si ma che barba (vi leggo nel pensiero).

Stamattina poi si presenta anche una mia collaboratrice. Non ho mai avuto grossa stima di lei, nonostante l’abbia assunta io diversi anni fa (la conferma che di errori ne faccio eccome) ma stamattina mi ha impressionato perché era veramente sconvolta. Tremava e piangeva. So che ha sempre avuto un rapporto conflittuale col suo responsabile diretto (uno dei miei primi riporti) il quale, a dire la verità, in effetti non ha mai brillato nella leadership e nel creare il gruppo, però ha altre qualità e competenze utili. Ho sempre evitato confronti diretti, trovo siano l’ultima spiaggia per risolvere un conflitto, soprattutto tra persone non gerarchicamente alla pari.

In questi casi cerco sempre di dare un colpo al cerchio e una alla botte, spesso la verità sta nel mezzo e in questo modo si sbaglia meno.

Stamattina però lei è letteralmente crollata, una vera e propria crisi di nervi. L’ho ascoltata, le ho fatto capire di aver capito il suo punto di vista ma non le ho dato ragione.

Poi però ho fatto 4 chiacchiere con un suo collega di scrivania di cui mi fido…per capire, per avere qualche elemento in più.

Ho sempre minimizzato questo suo malessere, ma magari un fondo di verità ce l’ha davvero. Devo tenere le antenne ben alzate…anche se finchè vivo nelle sale riunioni la cosa non sarà così facile.

Poi ho corso. Non riesco a farlo più durante la pausa pranzo (e ci credo…con tutte ste riunioni), per cui mi sembra di andarci meno del solito. Nella realtà ci vado poi la sera. Ora le giornate si allungano e un’oretta di allenamento, anche dopo le 20, riesco a piazzarla.

Correre mi fa bene alla mente, mi aiuta a non pensare ai casini sul lavoro e al cellophane. Fisicamente sto anche bene. Ho la sensazione che tutto il fondo per la maratona mi abbia alzato anche la velocità di base. Corro con tempi migliori che in passato e soprattutto corro tenendo un passo più veloce nella seconda metà del mio allenamento che nella prima. Tra l’altro ho ormai abbandonato anche le cuffiette con la musica, mi concentro di più senza.

Ho pensato che una bella mezza ora ci starebbe bene, giusto per provare a fare il personale su quella distanza. La maratona, per il mio livello, si gioca sulla capacità di resistere sulla lunga distanza, ma le differenze poi si misurano in minuti. Nella mezza invece no. Qualche secondo al chilometro in più o in meno diventano decisivi. A Ferrara, a marzo, sono arrivato a mezzo minuto dal mio record. Solo un secondo e mezzo al chilometro, niente.

Domenica ne fanno una a Rimini. La faccio. Torno sul luogo del delitto, visto che ci ho corso sulla distanza doppia meno di un mese fa.

Ho bene in mente il passo che devo tenere per raggiungere il mio obiettivo. Di fatto devo avvivinarmi molto alla barriera dei 5 minuti al chilometro. Su una distanza più breve ce la faccio senza problemi, ma sui 21 km. rimane un muro ancora invalicabile per me. In allenamento non ci sono distante…vediamo in gara cosa combino.

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anche questa è vita….

Piccolo bilancio di un giovedì…

Il giro dell’orologio passato in ufficio,

7 ore consumate in riunioni, tra pianti e lamenti,

di fianco a Mourinho per giunta.

Uscire col cielo scuro,

non so se per le nubi o per la sera che incombe,

Il tergicristallo che va.

Sapere di aver vinto non una ma due riunioni di condominio

in meno di una settimana,

il torneo di beach tennis

che fa ciao ciao,

Il tubo catodico che offre al massimo un Santoro.

Apro il frigo,

la tentazione,

dai solo per stavolta,

un caffèlatte con i frollini comunisti.

Si lo so, verrebbe da dire prendi questa

e poni fine a questa agonia.

Ma non è così.

Sorrido sereno,

perché in fin dei conti….

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la supercazzola

Riunione con i sistemi. 

Nelle settimane scorse una transazione creava dei rallentamenti incredibili. Lamentele su lamentele da parte degli utenti e incontri straordinari con il fornitore per risolvere il problema.

Oggi, nell’incontro di avanzamento una bella slide mostrava una V per segnalare che quel problema era stato smarcato abbattendo i tempi di attesa ad 1/20 rispetto a quelli precedenti.

  • Ottimo – dico io –  e come siete riusciti a risolvere questo problema?
  • Abbiamo riscritto nuovamente una parte del programma con il linguaggio prot.dot che si interfaccia meglio con il lingual basic. Inoltre abbiamo indicizzato meglio lo sparagnaus in modo che sulla piattaforma le code venissero gestite in base al numero di scarpe dell’utente attraverso il file sistem piripicchio.
  • Penso di aver capito….ma a parte la supercazzola che mi ha fatto come potrei capire ancora meglio?
  • In pratica abbiamo usato l’idraulico liquido.
  • Ok ora mi è chiaro.

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Ho vinto la riunione !

Si lo so, grammaticalmente è una frase sbagliata.

Le partite si vincono, le battaglie si vincono. Le riunioni si tengono, si svolgono, non si vincono.

Ormai però lo spirito competitivo impera e quando (raramente) mi capita di tenere una riunione e portare a casa gli obiettivi che mi ero posto, questa esclamazione rende meglio l’idea.

Era una riunione importante con persone importanti. Il fatto che per un motivo o l’altro fosse slittata continuamente nelle ultime due  settimane, facendo diventare matta la mia povera segretaria,  lo dimostra. Rendersi indisponibili per un incontro infatti è solo uno dei tanti modi, stupidi, per esercitare il proprio potere.

Però alla fine l’abbiamo tenuta, senza di lui, e l’ho vinta. In realtà l’abbiamo vinta, perchè mancando lui, chi era presente ha potuto usare più facilmente il buon senso e concordare sulle proposte fatte.

Ora devo fare il report, con tutte le innumerevoli decisioni rimandate da mesi e finalmente prese. Non vedo l’ora di mandarlo e metterlo in CC, lo stronzo.

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Lo stato di grazia

A volte arriva e lo percepisci. Forte. nitido.

Parlo della mia vita in ufficio. Il periodo è particolare. “Cantieri” (così li chiamano) aperti e odore di riorganizzazione nell’aria.

Vivo questa cosa con serenità, senza preoccuparmi molto del mio futuro. Sono consapevole dei miei mezzi e in qualche modo anche fatalista.

Incontro casualmente il vicepresidente del gruppo mentre esce in ascensore. E’ in compagnia del direttore del personale, sempre del gruppo. Sono i pezzi grossi, quelli che normalmente non incontro nelle riunioni a cui partecipo. Ci si saluta cordialmente, ovvio, ma nella mia testa ero convinto che non sapessero nemmeno il mio nome.

Invece ieri mi vede e mi chiede deciso “Silvestro, come andiamo?” “Bene grazie”, rispondo per cortesia. “Silvestro”, ribadisce il mio cognome fermandosi un momento, “guardi che sto investendo parecchio su di lei”.

Deglutisco.  Mi scappa solo un poco manageriale “Osteria!”, prima di salutare e salire pensieroso in ascensore, senza capire bene il motivo di quelle parole inaspettate.

Rifletto e improvvisamente vedo nitidamente tutti i progetti e i sottoprogetti in cui sono coinvolto prendere forma. Prima non mi era così chiaro cosa dovevo fare, cosa l’azienda si aspettava da me.

Ma ora ho capito. Ho le idee chiare. So quello che devo fare. So cosa dire e cosa chiedere per ottenere il risultato.

Mi sento un po’ come Del Piero che a 20 minuti dalla fine, sullo 0-0, vede l’allenatore voltarsi verso di lui e dire “scaldati, ora entri tu”.

Non gli spiega nulla. Non ha consigli o disposizioni da dargli, perchè  lui conosce già quello che deve fare. L’unica cosa che gli sussurra sottovoce è “mettiti li in mezzo e porta a casa la partita”.

Ecco, quella è la sensazione che sento.

Domani sarà una giornata impegnativa. Tre riunioni nel pomeriggio tutte e tre importanti. In tutte e tre devo portare a casa un risultato. Devo essere lucido. Sono giorni che le preparo, ma oggi ho chiamato i miei collaboratori e ho modificato un po’ il taglio delle presentazioni. Ho spiegato loro cosa volevo e perchè. Mi hanno seguito e abbiamo macinato dati, tabelle numeri finchè non abbiamo ottenuto quello che volevo.

Domani mattina ridisegno la presentazione in powerpoint con loro. Avevo pensato di farlo stasera da casa, per portarmi avanti col lavoro.  Ma ho pensato che sarebbe stato più giusto farlo con loro,  domani mattina. Con le ore contate e l’ansia di riuscire a mettere tutto in ordine appena in tempo per la riunione, magari mangiando un panino davanti allo schermo del pc.

Sono sicuro che ci sarà da sacramentare, che qualcosa non andrà per il verso giusto e che mentre scorrerò le slides troverò qualche punto che non era come volevo.

Ma deve scorrere l’adrenalina. I risultati migliori si ottengono quando sai di non aver modo di rileggere, di controllare, di correggere.

Quando lo stato di grazia ti assiste….

 

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appunti sparsi

Oggi ho avuto un nuovo episodio col mio collaboratore. Ha mandato una mail scarica barile ad un collega e ha pensato bene di mettermi pure in copia.
Non ho fatto neanche la fatica di chiamarlo in ufficio.
Dopo 30 secondi ho risposto alla sua mail (evitando gli altri in copia) facendogli presente in maniera concisa che aveva sbagliato e il perchè.
Mi ha risposto dopo 10 minuti con un “ok d’ora in poi farò come dici tu”. Si capiva che era incazzato. Immagino abbia già girato la mia mail ai suoi colleghi per dire quanto è stronzo il capo…non ci farà una bella figura.

Stasera poi sono andato in palestra. Per l’episodio di cui sopra avevo anche le balle girate e bisogno di sfogarmi un po’.
Spinning. Era più di un mese che non ci andavo, distratto dalla nuova passione per il beach tennis. C’era Paolo, bella lezione, come spesso avviene con lui. Bello ritrovare certe sensazioni. La musica ad alto volume, la fatica, il ritmo….
Che dire? Il simil-tatuaggio con le luci basse e il sudore era proprio figo (ma quanto sono vanitoso?!). Inoltre potete immaginare cosa mi sono dimenticato no?

Per ultimo domani è il mio ultimo giorno di lavoro prima di una decina di giorni di vacanza. Nel pomeriggio farò l’ultima riunione e poi correrò a Riccione dove Sylvestrino mi aspetta. La riunione è un kick-off. Per chi non conosce i brain storming, gli staff meeting, i business plan e tutte le altre ca…volate da grande azienda multinazionale, i kick-off sono le riunioni con cui inizia un nuovo progetto. Nel progetto in questione so per certo che il mio nuovo capo conta molto sul mio apporto visto che conosco molto bene l’argomento da trattare.
Domani quindi in riunione cercherò di dare il meglio di me. Domande, interventi, cosa è meglio fare e cosa non fare….e poi saluterò tutti per andare al mare. Trovo abbastanza comica questa cosa.

Promemoria: Se devo lanciare un progetto è meglio evitare di farlo nei mesi di luglio e agosto

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il kick off

Si chiama così quando c’è l’inizio ufficiale di un progetto. Il mio capo ci chiama settimana scorsa a questo incontro, siamo una quindicina. Non è che ci sia molto entusiasmo. E’ un progetto che per quanto sia comprensibile per i benefici che porterà all’azienda, non sentiamo molto nostro. Però ci tocca e cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco. Gioco….si infatti, tra le mille cose da fare nei prossimi 12 mesi ci sarà anche questo gioco, e lui, forse per sottolineare la cosa, che cosa fa? Va a prendere un paio di squadre del Subbuteo (chi ha i capelli grigi o assenti dovrebbe ricordarsi di quel gioco sul calcio figlio di un’epoca in cui la playstation era sconosciuta) e distribuisce i giocatori, uno per ognuno dei partecipanti, proprio li, accanto al documento in powerpoint finemente stampato a colori e rilegato con una bella spirale con al presentazione. Lo guardiamo un po’ incuriositi. E’ la prima volta che accade, non vorra mica organizzare una partita sull’enorme tavolo della sala riunioni?!!! “Vi chiederete il significato di  questi immagino. E’ un modo per dire che in questo progetto dobbiamo lavorare di squadra. Questa tra l’altro non è la riproduzione di una squadra a caso, ma dell’Italia campione del mondo 4 anni fa. E’ quello lo spirito infatti che dovremo avere per portare a termine questo progetto. Non è impossibile, ma bisogna crederci e lavorare gli uni per gli altri. Idelamente mi sento come Lippi quando distribuisce le maglie prima della partita. Voi siete i migliori giocatori che potevo schierare in ognuono dei vostri ruoli. Singolarmente valete molto, ma insiemepotete diventare imbattibili. Questi giocatori spero siano per voi un porta fortuna. Per me terrò il portiere, in modo da cercare di parare tutti i tiri insidiosi che ci arriveranno. Buon lavoro a tutti.” Mah…..le facce intorno al tavolo erano un po’ stranite. Alcuni hanno colto lo spirito, altri secondo me un po’ meno e lo dimostrano lasciando il gadgettino sul tavolo. Che dire….Intanto l’omino basculante in questo momento mi sta guardando mentre scrivo……..  PS: ma voi l’avete mai avuto un capo così strano?immagini-iphone-046.jpg

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