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Aspettando i Muse

Pensare che fino al 2009 non sapevo nulla di loro. Li scoprii per caso, seguendo il cuore di una donna che invece evidentemente non ambiva al mio. Con una vena di ottimismo comprai con molto anticipo due biglietti per il concerto che fecero a San Siro nell’estate 2010. Pensavo di andarci con lei.

Invece no…così mi feci accompagnare da una mia amica che non sapeva nemmeno chi fossero i Muse ma con la quale mi sfogavo parlando di lei (lei quell’altra, non la mia amica).

Si insomma, c’è stato un momento in cui non ero così anafettivo.

Però qualcosa di buono quella donna me l’ha lasciato e da allora i Muse sono entrati nelle mie preferenze musicali.

Quello di domani sarà il loro terzo concerto che andrò a vedere. Quello che accomuna tutti i loro concerti è che vado sempre accompagnato da belle persone a cui, per motivi diversi, tengo molto.

Loro sono rock, chitarre elettriche distorte, batteria che picchia, ma anche pianoforte, archi, musica sinfonica.

Da ragazzo ero un fan degli Emerson Lake & Palmer. Oggi penso che i Muse siano il gruppo che ci assomigli di più.

Domani sicuramente suoneranno questa canzone, ma non penso nella versione acustica come qui.

Dai che ci divertiremo.

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For those about the Rock

Eccomi, con qualche giorno di ritardo.

90.000 non mi era mai capitato di vederli tutti assieme. Uno spettacolo nello spettacolo. Tre generazioni a seguire i virtuosismi di Angus alla chitarra e la voce, magari senza l’estensione dei tempi migliori, ma pur sempre inconfondibile di Brian (gli altri diciamocelo, sono di contorno).

Sylvestrino era un po’ scettico all’inizio. Sono convinto che sia venuto più per farmi piacere che per convinzione sua. Ma sono bastati i primi accordi “cattivi” per fargli cambiare idea.

Una serata perfetta. Oddio, il palco da 46 metri, visto dalla Rivazza sembrava quello della festa dell’Unità sotto casa, ma i maxi schermi ci hanno aiutato a seguire le evoluzioni di quel pazzo scatenato che a 60 anni continua a suonare in braghette corte come quando ne aveva 20.

Certo, tra una canzone e l’altra c’erano quei 30 secondi in cui rifiatavano un po’…Brian evidenziava una discreta panzetta nonostante la maglietta nera che snellisce…Angus dava sempre l’idea di avere un infarto da un momento all’altro, sudato com’era….ma alla fine lo spettacolo meritava veramente.

Fighissimo l’intro con Rock or bust. Da esaltarsi quando hanno fatto pezzi storici, quali Shoot to thrill, Back in black, Thundestuck, Hell bells. Interminabile l’assolo di Angus (Sylvestrino a un certo punto mi ha detto “si ma ‘mo basta!” ) e da far venir giù l’autodromo quando hanno iniziato i bis con Highway to hell.

Cappellino (caro arrabbiato) come suovenir per il rocckettaro in erba e rientro nella notte col treno (non potevo fare scelta migliore).

Si…questo concerto possiamo metterlo tra gli indimenticabili.

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acdc

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L’atmosfera dei concerti

L’orario inganna, le 21,15 sembrano così lontane ma in realtà quando esci dall’ufficio e ti immergi nel traffico della città ti accorgi che, cazzarola, forse saresti dovuto partire prima.  In auto la musica è solo un’anticipazione di ciò che ascolterai da li a poco. Il volume è alto, un po’ tamarro…..molto tamarro. Certo ora la coda incomincia ad essere preoccupante, se non si sblocca non arrivo nemmeno per i bis. Mollo la macchina al primo parcheggio libero e prendo l’autobus…..si l’autobus, perchè con questa coda mi illudo anche che passino gli autobus. Vabbè, una bella camminata male non fa. Ore 19,30, l’appuntamento era davanti al lido, ma la mia socia è ancora più in ritardo di me. Una telefonata agli altri già dentro lo stadio mi preannuncia che i posti a sedere ormai scarseggiano. Eccola finalmente, saluti veloci e via di buon passo percorrendo tutto il perimetro dell’ippodromo. L’atmosfera è quella giusta. La folla cammina tutta nella stessa direzione, indossa magliette variopinte trofei di concerti passati. L’aria è satura dell’odore degli hot dog che i chioschi ambulanti diffondono già da qualche ora. Fuori dallo stadio si sente la musica del gruppo supporter. La voglia di entrare aumenta, i cancelli vengono passati velocemente e le scale per salire al secondo anello affrontate di buon passo….almeno le prime rampe. Quanda si varca l’ingresso sugli spalti l’emozione ti lascia senza fiato…..forse anche per le scale. Il Meazza gremito è sempre uno spettacolo,  peccato che forse lo sia un po’ troppo…. gremito intendo. Non c’è un posto decente dove sedersi. Ci guardiamo intorno e decidiamo di salire al 3° anello, li c’è ancora un po’ di posto. Peccato che per farlo bisogna scendere e poi risalire. La camicia bianca, che insieme ad un paio di jeans, una giacca sportiva ed un paio di scarpe con la suola di gomma rappresentava la divisa da ufficio in questa sorta di casual friday anticipato, incomincia a macchiarsi di sudore. Finalmente troviamo posto, il palco è lontanissimo, ma il colpo d’occhio merita. L’imbrunire preannuncia l’inizio dello spettacolo, l’urlo della folla ne da la conferma. Le enormi casse acustiche amplificano la chitarra distorta e i colpi di batteria si fanno sentire nello stomaco. Che lo spettacolo abbia inizio……e che spettacolo. Cosa resterà di questa splendida serata? Il ricordo di due ore di buona musica, una pizza mangiata tardi il biglietto del concerto ed una nuova maglietta per il mio cucciolo che, dopo i Depeche e gli U2, arricchirà la sua collezione di magliette rock.img_0725.JPG

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Ma quant’era tamarro Hercules….

[kml_flashembed movie="http://www.youtube.com/v/yabcig-FHJI" width="425" height="350" wmode="transparent" /]Stamattina mentre mio figlio stava vedendo questo telefilm ho sentito quest’assolo di chitarra……”ma papà suonavano così tanti anni fa?”….”si Gianluca, poi sono arrivati gli AC/DC”

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