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Dilemmi e adolescenti

Non bastava quest’anno cambiare casa con tutto quello che comporta un cambiamento del genere. Doveva mettersi pure Sylvestrino a dare da pensare.

Premessa: E’ sempre stato un ragazzo “tipico” per la sua età. Buone relazioni sociali, discreto rendimento scolastico (sia pur senza eccellere non è mai stato rimandato), buon comportamento.

Fino a dicembre sembrava tutto normale. Una buona pagella con un solo 5 e tutte le altre materie sopra. Vita sociale attiva. Insomma tutto come da copione.

Da gennaio invece abbiamo notato un decadimento nel rendimento scolastico e nelle ultime settimane anche la sua vita sociale ha subito un brusco impoverimento.

Fino a settimana scorsa quando ci ha palesato la sua volontà nel cambiare scuola (attenzione non indirizzo scolastico).

Le motivazioni che ha apportato sono apparentemente sterili. Qualche sfottò dai compagni ma senza episodi che possano essere classificati come bullismo. Inoltre una forte sofferenza verso alcuni professori, quella di italiano in modo particolare, tanto da averne una forte soggezione (ma chi non ha mai avuto qualche professore “difficile”).

Ovviamente ci siamo precipitati a parlare coi professori per capire se avessero avuto la percezione sui motivi del suo disagio. Però in nessun caso abbiamo avuto riscontri.

Ora non sto li a raccontarla più di tanto perché di elementi di valutazione ce ne sarebbero diversi. Quello che mi sto chiedendo io è però se assecondare la sua volontà, nonostante i rischi che questa cosa possa comportare (cambiare scuola a marzo vuol dire fare un salto nel vuoto, senza sapere chi si incontrerà sulla nuova strada). O al contrario decidere io per lui, forte della sensazione che lui stia facendo un errore madornale e “costringendolo” a finire almeno l’anno nella scuola attuale (tra l’altro quella attuale sarebbe a 5 minuti a piedi da casa mentre l’altra a 50 minuti di autobus).

Lui manifesta un forte disagio, soprattutto verso i compagni di scuola, senza però segnalare episodi particolari che non possano rientrare nei classici sfottò che a quell’età possono esserci. Può essere un motivo sufficiente?

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Complicità

Sylvestrino ha passato gli ultimi giorni parecchio angosciato. La nuova prof. di italiano evidentemente non è entrata i sintonia con lui (o forse più il contrario), fatto sta che la teme. E’ intimorito dai suoi modi a dir suo aggressivi e il rendimento ne ha risentito, lasciandolo depresso per gli scarsi risultati (fino ad ora l’avevo visto poche volte piangere per un brutto voto).

Però la prof. cattiva, tanto cattiva non deve essere, visto che, dopo il brutto voto nell’interrogazione di storia e italiano, gli ha concesso una chanche per ripetere l’interrogazione e rimediare.

Questo ha significato che passasse molto del suo tempo nel weekend a studiare e, per poter provare ad interrogarlo ed aiutarlo nell’esposizione, che lo passassi pure io con lui.

Ho imparato un sacco di cose. Ora vi posso dire tutto sul medioevo basso e alto, sul dolce stil novo, sulle differenze tra le opere in lingua d’oc o d’oil, nonchè sulla vita di Dante con qualche cenno sulla Divina commedia.

Dopo l’intera giornata passata sui libri e sulle mappe logiche poi, ci siamo concessi una seduta in palestra insieme (la prima volta per lui). Peccato che lui volesse fare pesi ed io invece fossi il più imbranato di tutti in queste cose. Chi ci avesse visto armeggiare coi manubri e bilancieri ci avrà scambiato per i Gianni e Pinotto della palestra.

Fortunatamente una bella sauna e un po’ di idromassaggio alla fine ci hanno fatto fare pace col mondo.

Comunque mi è piaciuta questa nostra full immersion insieme dalla mattina alla sera.

PS: l’interrogazione è andata poi bene.

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deja vu

Stasera sono andato alla presentazione di una scuola. E’ una scuola tecnica che lavora nel campo grafico.

La particolarità è che è la stessa scuola che ho frequentato io nel jurassico.

Certo allora era un prestigioso istituto tecnico, ora è una scuola professionale.

Però mi ha fatto comunque un certo effetto vedere come la formazione, anche in un settore molto particolare come quello in cui lavoro, ha fatto passi da gigante. Io usavo ancora i caratteri in piombo a mano per comporre le pagine (una volta presi un 2+) come nei film di Totò…oggi invece mac di ultima generazione…ai miei tempi c’erano 3 ragazze su 30 nella mia classe, oggi fortunatamente mi sembrano equamente rappresentati i 2 sessi. Ai miei tempi ci si alzava in piedi quando entrava il professore mentre oggi ho visto molta confidenza tra insegnanti e ragazzi. Ai miei tempi facevo 40 ore la settimana e quando andavo a casa dovevo pure studiare e fare i compiti. Oggi l’impegno mi sembra più “umano”. Ai miei tempi c’era la lavagna di ardesia e si giocava a tirarci il cancellino addosso. Oggi hanno pareti scrivibili e lavabili con superfici sterminate per poter liberare la creatività, oltre a videoproiettori in grado di connettersi in internet e col mondo.

Forse in queste mie riflessioni sono stato influenzato dallo slogan della scuola che mi è sembrato molto centrato: Senza passato non c’è futuro.

Ho avuto anche modo di fare 4 chiacchiere con qualcuno di questi ragazzi e fortunatamente ho visto nei loro occhi l’entusiasmo per una professione che, a distanza di tanti anni, continuo ad amare.

E’ il segno dei tempi che cambiano e io mi sono sentito un po’ più vecchietto. Ma ne ho sorriso 🙂

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Uno dei tanti primi giorni di scuola

In questi giorni blog e feisbuk ne sono pieni.

Il mio post quindi non potrà essere particolarmente originale…se non per me.

Ieri sera Sylvestrino era nervoso…non capivo se più per la fine delle vacanze che per l’inizio della scuola.

Però oggi ha iniziato le medie…pardon, le secondarie di primo grado, che dette così mettono già ansia, sembrano un passaggio difficile in una parete di montagna.

Siamo andati insieme. La preside ha fatto un bel discorso di inizio anno.

La sua scuola mi piace, almeno così, di primo acchito. Parlano di rispetto, di maturazione, d’insegnamento, di dialogo.

Forse concetti banali e scontati, però lo fanno bene. A me mi hanno catturato, spero lo facciano anche con lui.

So bene quanto potranno essere importanti per lui questi 3 anni, lo so perchè per me lo sono stati.

E intanto lo guardavo. Pochi abbracci…quelli ce li siamo scambiati ieri sera, lontani da sguardi indiscreti. I pantaloncini corti ma l’aspetto più maturo, come se fosse cresciuto improvvisamente nella notte scorsa. Lui col suo zaino e il suo timido sorriso.

L’incontro era alle 8, ma io guardavo l’orologio perchè alle 11 avevo una riunione. Chissà quanti di quei papà che c’erano a scuola avevano una riunione a due ore e mezza di distanza da li.

L’ho sentito al telefono quando è uscito. Io col telefono non ci vado d’accordo più di tanto, ma orami ho imparato a conviverci.

Però oggi avrei voluto guardarlo negli occhi per sapere com’era l’insegnante di matematica, e quella di spagnolo, il suo nuovo compagno di banco…e l’intervallo, come lo ha passato?

Per lui è un mondo nuovo, ma è li proprio per imparare come starci in questo mondo.

INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO 2012/2013

 

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dedicato a chi…

…domani torna a scuola   😉

 

ok ok….ecco anche la versione in italiano, anche se era interessante sentire le parolacce in inglese.

 

 

PS: come l’hanno tradotto “fuck my ass!” ?

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che bella immagine del gatto…..

So che i compiti a casa vanno fatti fare dai bambini, ma controllare che siano siano eseguiti e vedere che tipo di errori ci sono penso sia normale.
Un esercizio, in particolare, mi aveva lasciato qualche dubbio. Era di matematica ma, secondo me, l’impostazione fatta nell’esempio era sbagliata (non sto a descrivere quale era il problema ma mi consola che anche altri genitori avevano avuto lo stesso dubbio).
ieri sera quindi torno a casa e chiedo al cucciolo (7 anni fra poco) come erano andati i compiti a casa fatti nel weekend.
– bene
– anche quell’esercizio sugli insiemi?
– si, ma non preoccuparti perché gliel’ho detto alla maestra che TU non l’avevi capito.
– …..
– si ma le ho anche detto che poi te l’ho spiegato IO.
– ….ehm grazie cucciolo
che bella immagine che devo avere agli occhi della maestra

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il gatto racconta quando a scuola….

scuola.jpgStamattina, ascoltando la Plati parlare della scuola, mi è venuto in mente il mio percorso scolastico e poi anche quello professionale. Alla fine delle medie infatti, mi sono iscritto ad una scuola grafica molto rinomata qui a Milano. Aveva però qualche controindicazione…..una disciplina ferrea (quando entrava il prof. ad esempio ci si alzava ancora in piedi), un orario lavorativo drammatico per chi ha 15 anni (8 ore al giorno per 5 giorni) ed una selezione severissima. C’erano infatti 3 prime che iniziavano (90 alunni selezionati in base al voto delle medie)  e dopo il biennio un “cancello” faceva proseguire i migliori 30 al diploma, mentre per gli altri 60 si aprivano le porte dell’anno di istituto professionale oppure dovevano cercare fortuna in un’altra scuola. Io, che già da allora ero un eccellente mediocre, arrivai 36mo, pur non avendo collezionato neanche una insufficienza alla fine dei due anni. Feci così il mio bel anno di specializzazione e, siccome quell’anno non era valido ai fini del diploma, ripetei la 3° in una scuola serale che, non essendo legalmente riconosciuta, ci obbligava a sostenere gli esami in un istituto di Torino. Alla fine dei miei 6 anni riuscì a conseguire il diploma come privatista con un brillantissimo 37/60. Di far l’università non se ne parlava nemmeno. Un pò per fattori economici, un pò perchè con quel voto non andavo lontano e un pò perchè l’idea di altri 5 anni a fare esami proprio non mi andava. Iniziai a lavorare, ovviamente in nero non avendo ancora fatto il militare. Tra le esperienze ricordo il pony express e il cottimista agli uffici dell’A.C.I. a trascrivere pratiche. Fatto poi il soldato ‘ngoppa au Friuli, trovai il mio primo lavoro in regola. Poco più che un garzone in una fotolito. Passano 3 mesi e cambio, andando a fare l’operaio (specializzato però) in una azienda in provincia di Bergamo a 30 km. da casa. Facevo i turni e quando mi toccava il mattino, la sveglia era puntata alle 4,30. Arrivare al venerdì era veramente difficile. Ci rimasi un annetto, col mio capo di allora che mi cazziava quando arrivavo con 5 minuti di ritardo, prima di approdare finalmente in una casa editrice. Un lavoro da colletto bianco per 6 anni in una multinazionale americana. Mi ricordo che in occasione del mio primo aumento di stipendio (100.000 lire in più al milione e 200 del minimo contrattuale) il mio direttore di produzione, in presenza del mio capo diretto (un quadro che all’epoca aveva 55 anni) mi chiese quali obiettivi avevo per la mia carriera professionale. Risposi, improvvisando, che volevo diventare dirigente prima dei miei 40 anni (all’epoca ne avevo 23) scatenando dei sorrisetti ironici da ambedue i miei interlocutori. Approdai in un’altra casa editrice made in USA (quella del Topo) e continuai il mio percorso di carriera diventando quadro. Altri 4 anni e la seconda casa editrice italiana mi chiama per un ruolo nuovo. Ingegneria di prodotto, lo chiamava pomposamente il mio penultimo capo, responsabile ufficio preventivi, lo chiamavo io. Pensavo di rimanerci 2 o 3 anni……ad aprile sono 11. Da 6 sono il direttore di produzione (con le stellette avute un paio di anni prima dell’ obiettivo) e penso di essere l’unico dirigente del gruppo senza una laurea. Nel frattempo da 4 anni mi hanno chiamato a tenere delle lezioni ad un master sull’editoria (conservo ancora con soddisfazione la prima lettera di incarico dell’Università degli studi di Milano),  ho tra i miei collaboratori diversi miei ex compagni di scuola che essendo migliori di me furono scelti nei famosi 30 eletti, i fornitori mi chiamano ingegnere, ho come consulente il mio ex capo che mi cazziava quando arrivavo in ritardo (e a cui ovviamente, sia pur bonariamente, ricambio la gentilezza quando lui si presenta in ritardo alle riunioni), e ho come fornitore l’attuale preside dell’istituto che mi ha “scartato” nonostante nonavessiavutoneancheunainsufficienza. Vuoi mettere la soddisfazione quando gli ho buttato li……”certo che se la politica della scuola fosse stata meno rigida, oggi potreste vantare di aver formato nelle vostre aule il direttore di produzione di una delle più importanti case editrici…..” Insomma, la scuola serve molto ma, fortunatamente, dico io, la vita professionale può dare soddisfazioni anche a prescindere……

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primo giorno di scuola…..

che dire….emozionante. Vedere il mio piccolo che stava seduto al banco, orgoglioso della sua maglietta degli U2, insieme agli altri bambini, è stato semplicemente emozionante.Io me lo ricorderò finchè campo, ma penso che anche a lui la giornata di ieri rimarrà impressa a lungo.Pioggia…..la prima giornata autunnale, una marea di persone e di ombrelli fuori dalla scuola. Quel senso di essere pesci fuor d’acqua visto che non conoscevamo nessuno. Poi la campanella, e quella camminata fino all’aula in fondo del primo piano con tutti gli alunni delle classi maggiori che ci salutavano e applaudivano in parata. Il suo nome sull’attaccapanni,  le maestre (la prima impressione è buona, giovani e sveglie), la distribuzione dei nomi da attaccare ai banchi…..(primo nome estratto indovinate un po’?…….), ……e poi i lacrimoni di GL (piccolo quanto è sensibile….), il magone mio e gli occhi rossi di mia moglie, un ultimo saluto sulla porta della classe…..e via….l’avventura della vita inizia un nuovo capitolo.E poi aspettarlo fuori dalla scuola qualche ora dopo, controllare nervosamente l’orologio, sentire nuovamente la campanella che si mescola al vociare dei bambini….e poi vedere i suoi occhioni, in fondo alla fila cercare….fino ad incrociare i miei e vedere quello splendido sorriso illuminare la giornata piovosa…la sua manina a salutarmi….. Essere genitori è un’avventura bellissima….. img_4494_2.JPG

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