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Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Chi mi segue da un po’ conosce la scarsa considerazione che ho del mio capo. Numerosi sono gli episodi che mi hanno fatto capire quanto sia arrogante e, diciamola tutta, stronzo.

Però oggi mi è piaciuto.

Non sto a spiegare bene il contesto perchè sarebbe difficile da fare in tutte le sfumature, ma vi basti pensare che, di fronte ad un cambiamento organizzativo che coinvolge il mio ufficio e un mio collaboratore, che in realtà collabora assai poco, si è schierato molto apertamente.

Io avevo proposto una soluzione e il mio collaboratore, che storicamente gode di autonomia e di appoggi importanti, voleva invece un’altra di suo comodo, giustificandola con argomentazioni personali (non mi è simpatico, non va d’accordo con il marketing, serve più a te….) e non tecniche.

Però non è che il mio capo mi sia piaciuto perchè ha dato ragione a me, ma perchè ha shampato in modo violento l’altro per la poca oggettività delle sue argomentazioni e per la sua insubordinazione.

Ammetto io non sarei stato capace di tanto. Nei conflitti cerco sempre la mediazione, sia pur cercando di perseguire le mie ragione. Lui invece l’ha letterelamente sollevato di peso.

Ora la questione non è certo chiusa e probabilmente vivrà un passaggio importante in un incontro che avremo martedì prossimo tra noi tre e il direttore del personale.

Io sono tranquillo (anche se ovviamente amaraggiato) e forte delle mie ragioni. Per ora anche con l’appoggio inusuale del mio capo nonchè del direttore del personale che aveva approvato e avallato la mia proposta.

Si tratta solo di convincere il mio collaboratore che a fare le teste di cazzo in maniera arrogante, a volte, si rischia di prendere qualche sberla.

Nel frattempo so già che mi starà facendo qualche maledizione con qualche bambola vudù. Se mi tornerà a far male la schiena saprò di chi è la colpa.

Intanto vado a pedalare in palestra appena posso. Mi sta esaltando questa cosa oltre a farmi sfogare per bene. Era una vita che non provavo entusiasmo a questo modo per un’attività sportiva.

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Lei, una scommessa vincente.

E’ proprio vero, a volte da un problema nasce un’opportunità.

Una concomitanza di ferie e di turni di chiusure straordinarie per via del 25 aprile, aveva messo un po’ in crisi il mio team. La coperta era corta. Avrei potuto scegliere di gestirlo nella maniera più facile, chiedendo supporto a chi conosce quell’attività, anche se l’ho già fatto altre volte.

Ma ho scelto di rischiare e provare a girare un po’ i ruoli, con l’obiettivo di far cimentare lei in una prova molto più complessa di quel che normalmente gestisce.

Lei quando ho preso in mano quell’ufficio, mi è stata descritta come una fancazzista pasticciona. Nessuno ci voleva lavorare e a dirla tutta, molti episodi mi facevano pensare che quelle etichette non fossero casuali.

Però ho provato col tempo a farle fare lavori diversi, più impegnativi. Non ho visto risultati immediati, ma un po’ alla volta vedevo che migliorava.

Ora, vista la difficoltà della premessa, ho provato ad azzardare.

E’ complicato spiegare la cosa, ma immaginatevi un allenatore che improvvisamente si ritrova senza portiere e sposta il l’attaccante in porta, un difensore all’ala….e poi fa entrare in campo chi ha fatto panca da tanto tempo.

Doveva farmi una chiusura di una rivista, molto impegnativa. Quando le ho proposto questo lei ha degluttito ma mi ha risposto “proviamo”.

Certo non sono sprovveduto. Un errore potrebbe causare guai molto grossi. Per cui le ho affiancato un collega di un altro ufficio esperto, un po’ a farle da angelo custode.

Peccato che la sera “della partita”, mentre io ero già fuori ufficio, il collega esperto mi chiami per dirmi che per un imprevisto personale era dovuto uscire, lasciando sola la collega.

Tornare in ufficio al volo sarebbe stato inutile, anche perchè tecnicamente io non so svolgere esattamente quel lavoro. Ho invece verificato per vedere se ci fosse lo spazio per spostare il tutto all’indomani.

Lei però mi ha detto di non preoccuparmi. Che ce l’avrebbe fatta a chiudere il tutto entro sera, come da programma.

E così ha fatto.

Lei era felice, ma io di più.

Scommessa vinta.

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4 cose da ufficio oggi

Un lavoro straurgente e complesso che mi ha chiesto il mio capo (lo stronzo). Sono uscito dopo le 20 ma il suo lavoro se l’è ritrovato nella sua posta. Ovviamente non è stato in grado di interpretarlo correttamente…soprattutto perchè non legge le note in cui spiego come farlo. Però mi è piaciuto lavorare sotto pressione e smanettando in excelle tra mille file che manco un nerd mi stava dietro…

Un collega mi ha chiamato per farmi i complimenti su una mia collaboratrice (la rossa). Mi ha fatto piacere perchè lei godeva di una pessima reputazione (imprecisa, fancazzista…) e invece io ho scommesso su di lei aumentandole le responsabilità…e forse riesco anche a vincerla questa scommessa.

Un’altra mia collaboratrice (la riccia), che aveva manifestato la volontà invece di uscire dal mio ufficio per andare a ricoprire un altro ruolo in un altro ambito, s’è ritrovata fregata. Quel ruolo è saltato (mentre era in ferie) e ora lei risulta come “una che si è messa a disposizione”.

“Dammi un consiglio”….mi ha chiesto angosciata. Io gliel’ho dato…cercando di tranquillizzarla, e parlando togliendomi i panni formali del capo…un po’ si è tranquillizzata, anche se ora devo inventarmi qualcosa per ritagliarle un nuovo ruolo, visto che non voglio rifar tornare indietro la rossa, promossa proprio grazie alla sua prevista uscita.

Oggi mi ha chiamato la società di ricerca del personale per fissarmi un secondo appuntamento. Mi avevano detto che mi avrebbero chiamato 4 giorni fa e non avendo news cominciavo a temere un repentino cambio di idee. Invece eccoli qui. La mia candidatura è ancora in corso. Non so cosa darei per poter avere la soddisfazione di andare a dire al mio capo (lo stronzo) che se le facesse fare da qualun altro i suoi stracazzo di lavori urgenti e complicati. Le dita rimangono incrociate ancora per un po’.

Ps: dite la verità…ero meno noioso quando parlavo di corsa, vero?

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PS2: la vignetta non c’entra un cavolo ma mi faceva ridere 🙂

 

 

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Evidentemente col freddo è meglio

Parliamo ovviamente di prestazioni sportive.

Si perchè alla fine la mia mezza maratona di ieri l’ho corsa con -5 gradi celsius (ebbene si, ho ripassato scienze con Sylvestrino) ed è andata alla grande.

Ho azzeccato l’abbigliamento, né troppo leggero né troppo pesante (anche se per uscire dal calduccio del palazzetto dove c’erano gli spogliatoi ho dovuto fare un atto di coraggio) per fare quei 21km nella campagna tutti sottozero.

Partenza subito brillante, passo allegro e ristori sistematicamente saltati. Forse in questo caso davvero il freddo mi ha fatto bene in quanto non ho mai avuto la necessità di bere nelle quasi due ore di corsa.

A metà gara mi sono reso conto che ero in giornata si e che quindi potevo e dovevo tenere quel ritmo per altri 10km.

Temevo però il momento in cui sarei potuto crollare. Un crisi di crampi o anche solo di testa. Correre sempre al limite (almeno quello era il mio limite) prevede di essere constantemente fuori dalla tua comfort zone. Una sorta di ripetuta prolungatissima. Solo l’obiettivo finale è in grado di motivarti a fare una cosa del genere…e spesso non basta nemmeno quello.

Ma a motivarmi c’era la questione aperta col il mio collega che ormai in allenamento mi tira sistematicamente il collo e che qualche settimana prima aveva fatto il suo di record (1 ora 51 e rotti) facendomela pesare, sia pur a mo’ di sfottò e questo, ad un un competitivo come me, non andava giù.

Però è anche vero che i miei tempi sotto l’ora e 50 risalivano a due anni fa e quindi la sensazione che non avessi più quel passo nelle gambe si stava ormai consolidando, tanto più che quest’anno meglio di 1 e 56 non ero mai riuscito a fare.

Insomma alla fine posso dire che sia stato l’orgoglio a spingermi a più non posso, e come un soldatino, ho portato a casa il risultato.

Un secondo in meno dell’ora e 49. Seconda mia prestazione in assoluto (per soli 40 secondi) e ovviamente miglior prestazione dell’anno.

Tra l’altro quando sono arrivato mi sono goduto anche l’incitamento di mio padre che aveva già finito i suoi tranquilli 13 km e soprattutto ci siamo goduti una meritata pantagruelica mangiata sui colli bolognesi…

Insomma freddo ma bello come weekend. Posso cliccare sul like.

 

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Piccole soddisfazioni

In ufficio nessuna news. La considero già questa una buona notizia. Se non altro da qualche tempo non ho più la nausea quando varco i tornelli di ingresso.

Poi mi sono fatto anche 5 giorni a casa…col mio cucciolo, che ormai è sempre meno cucciolo.

Ma ecco che la vera PS giunge inaspettata nel tardo pomeriggio, da un appuntamento di cui mi ero ricordato solo stamane.

La direttrice del master in cui “insegno” qualcosa del mio sapere (per carità…parliamo di qualche ora in tutto), mi chiede di vedermi…“sai stiamo pensando a qualche cambiamento e volevo rendertene partecipe”.

La raggiungo nella nuova sede in pieno centro (cavoli Milano è stupenda in questo periodo), convenvevoli iniziali e poi…

“se tu sei d’accordo, pensavamo di potenziare il tuo modulo e di proporlo a inizio corso…le tue lezioni sono sempre apprezzate e in un epoca ormai molto digitale, un approccio pratico e materiale alla materia come fai tu è fondamentale per i ragazzi e la loro preparazione nel mondo dell’editoria”.

Beh…parliamo sempre di poche ore…ma più che raddoppiarle mi permetterà di approfondire meglio la materia e soprattutto spiegarla con un po’ più di calma, interagendo di più coi ragazzi. Certo, mi toccherà prepararmi le lezioni, dedicarci più tempo….però è il mio mondo, quello dei libri…e si, sono piccole ma significative soddisfazioni.

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Dell’empatia e delle piccole soddisfazioni

Oggi riunione col direttore di divisione.

Si parla di costi industriali, di prodotto…c’è anche quello degli acquisti che spacca i maroni.

Come sempre bisogna essere cerchiabottiani…risparmiare ma senza sputtanare il prodotto.

Tengo il pallino in mano (no non ho le mani in tasca) tutto il tempo. “potremmo fare così e poi così…magari uniformando quello e migliorando qull’altro….”

Parlo sicuro, convincente, catturando la giusta attenzione.

Devo coniugare gli obiettivi degli acquisti (risparmiare risparmiare risparmiare) con quello del direttore di divisone (dobbiamo curare il prodotto).

Ci riesco.

Avevo un paio di obiettivi nella mia mente e li raggiungo entrambi. Il tutto in scioltezza, sorridendo, facendo il brillante….

Penso che il trucco sia stato di riuscire ad entrare in empatia con i diversi interlocutori.

Esco dalla riunione soddisfatto. La pagnotta l’ho portata a casa per oggi.

Ci voleva, ultimamente non avevo molte soddisfazioni.

Il mio capo nelle valutazioni della scorsa settimana so già che sarà stato severo con me. Ecco con lui non sono mai riuscito ad entrare in sintonia.

Me ne farò una ragione.

https://i0.wp.com/www.stateofmind.it/wp-content/uploads/2016/01/La-relazione-tra-apprendimento-ed-empatia-si-pu%C3%B2-imparare-a-essere-pi%C3%B9-empatici-con-gli-estranei-Immagine-64175795-680x365.jpg

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faccio cose, vedo gente

…in ordine sparso:

Sylvestrino ha fatto la sua gara. Mi ha fatto andare fino in Puglia per portarcelo. LA gara è andata benino, ha vinto con chi doveva vincere e ha perso con chi era più forte. Però si è divertito e si è fatto una nuova esperienza. Mi ha detto che anche per il prossimo anno vuole proseguire e ciò significa che gli piace questo sport. A me basta questo.

Al lavoro mi sono sentito fare un paio di complimenti nel giro di due giorni. Non pensate subito male, si tratta di colleghi e collaboratori. Il primo è uno di quelli che, in scadenza di contratto “sono riuscito a piazzare”. Nel salutarmi e nel ringraziarmi per gli anni passati insieme mi ha detto che sono un bravo capo, “perchè parli con le persone e non coi dipendenti”. Queste piccole perle valgono tanti gropponi amari che ogni tanto mi tocca ingoiare. Un altro invece mi ha semplicemente detto che avevo fatto un bel lavoro (una presentazione con delle analisi di dati…roba pallosissima). Però detto da uno che non è il mio capo e che non ha nessun interesse personale…beh, anche in questo caso mi ha fatto piacere.

A bologna, per la fiera del libro, c’era la solita umanità. Editori annoiati, giovani illustratori con tante speranze, fornitori indaffarati. Ho passato la mia giornata a parlare con gente da tutto il mondo. Nell’ordine: Korea, Cina, Usa, Scozia (ma davvero riesci a capire il suo accento?) Belgio, Polonia….Una torre di Babele editoriale.

Domani riprendo a tenere le lezioni al mio solito master. E’ sempre una bella esperienza quella di spiegare e parlare a un gruppo di neolareati curiosi. Hanno il futuro davanti e quella luce negli occhi che ancora brilla.

A proposito di luce negli occhi, Sylvestrino in questi giorni è qui con me per le vacanze di Pasqua. Cioè, in questo momento è coi nonni e sta facendo brillare i loro di occhi. Stasera me lo porto con me a beach tennis…”sappi che però non tiferò per te”….proprio vero…i figli so’ piezz’e core.

foto presa da percorsofotografia.blogspot.com

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piccole soddisfazioni…quanto piccole? Così !

Dopo la prima settimana di rientro, abbastanza improntata al cazzeggio libero, con l’inizio di settembre l’aria in ufficio è già cambiata.

Tensioni, problemi…e quel caxxo di progetto che fa una fatica del diavolo a stare in carreggiata.

Insomma…non un periodo di grandi soddisfazioni.

Ecco perchè mi accontento di piccoli episodi per gratificarmi un po’.

Stamattina, teso per una riunione difficile che avrei avuto di prima mattina, cerco la mia cintura, quella nera. D’altronde con le scarpe nere mica posso mettere quella marrone. E non state li a pensare perchè mai mi dovevo mettere le scarpe nere…non è di questo che devo scrivere…e comunque con l’abito grigio stanno meglio quelle nere no? Perchè l’abito grigio?…uff…

Stavo dicendo…cerco la mia cintura…invano. E’ sempre stata una mia specialità non trovare le cose, anche quando le ho davanti agli occhi. Potrei fare le olimpiadi di quelli non trovano le cose e perderei la medaglia d’oro un minuto dopo averla vinta. Non per niente mio figlio mi chiama Enantyum.

Fatto sta che ravanando nell’armadio, trovo (scopro) un’altra cintura…carina….non mi ricordavo nemmeno di averla…

La indosso e….cacchio se è larga.

Evidentemente dall’ultima volta che l’ho indossata devo essere dimagrito non poco.

Fortunatamente non è necessario fare dei buchi in più ma mi è stato sufficente svitare la fibbia, tagliare almeno 5 centimetri di pelle e riavvitare la fibbia.

Ecco…quei 5 centimetri sono la mia gratifica di oggi.

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soddisfatto della mia mezza

Sabato il sopraluogo alla gara. Certo tra andata e ritorno ci ho buttato via quasi due ore, ma almeno ho visto dov’era la partenza, dove parcheggiare…e poi ritirare il pacco gara sembra sempre un po’ come quando è Natale e apri il cesto gastronomico che ti hanno regalato, solo che al posto del panettone e del torrone, ci sono barrette energetiche e succhi di frutta.

Il mattino dopo la sveglia suona all’alba. Alle 6,30 colazione, abbuffandomi di pane e nutella, noci e tè. Si lo so, come colazione fa un po’ cagare, ma è il giusto concentrato energetico .

Un’oretta abbondante prima della partenza sono a Ferrara.  Atleti in tuta, vigili urbani che chiudono le strade, uomini con le pettorine gialle agli incroci e un forte odore di olio canforato. Se anche uno non lo sapesse, non ci sarebbero dubbi sul capire che c’è una corsa che parte.

Ultimo caffè, ultima pipì e poi mollo la borsa e rimango solo con i miei pantaloncini, la mia maglietta gialla e il sacchetto di plastica addosso. Sì perché per proteggersi dal freddo mattutino gli atleti, prima della partenza, vanno in giro con questi buffi sacchi della spazzatura indosso, per poi buttarli non appena danno il via.

Io, che voglio fare il figo come sempre, uso quello delle camicie della lavanderia…è trasparente, vuoi mettere? Così anche il look è salvaguardato.

Pochi minuti alla partenza. Si entra nelle gabbie. Si ride, si scherza, si fa stretching…tranne quelli col gps che non vuol sapere di prendere il segnale che sono lì col braccio alzato (come se in quel modo fossero più vicino ai satelliti) e il sorriso più tirato degli altri.

Lo sparo dello starter da il via. L’adrenalina accumulata scarica l’energia a terra e via di corsa, con ritmo veloce per rompere quanto prima il fiato.

Passano i minuti, l’adrenalina svanisce e la concentrazione sul passo, sulla respirazione e sul ritmo prende il sopravvento.

Ad ogni chilometro controllo il tempo di percorrenza, vado bene, più o meno come mi ero prefissato.

Si esce dalla città e si va in campagna. Il gruppo incomincia a diradarsi. Punto il pacemaker dell’ora e 50 e cerco di non mollarlo. Ce la faccio ma con un po’ di fatica.

Passo i 10 km in 52 minuti e rotti. So far so good.

Ai ristori, senza interrompere la corsa, bevo piccoli sorsi d’acqua, bagnandomi a più non posso perché correre da un bicchiere e bere non sono attività così compatibili.

Al 14mo km rallento leggermente, incomincio a correre in maniera meno fluida. I tempi al km aumentano di una decina di secondi, non tantissimo, ma abbastanza da farmi rischiare di non raggiungere il mio obiettivo.

15mo, 16mo, 17mo, 18mo…sono i passaggi più difficili. Come al solito a ogni chilometro calcolo la media, se e quanto sono in ritardo sulla tabella. Al 19mo capisco che se non accelero non ce la posso fare. Stringo i denti e aumento il passo, per quel che posso perché proprio non ne ho.

Al 20mo calcolo quanto tempo ho a disposizione per finire nel tempo, mi sembra di farcela comodo…e invece…che pirla, non ho calcolato i 97 metri in più che ci sono dopo il 21mo chilometro nella mezza maratona.

L’arrivo è fatto con uno sprint da mezzofondista, ad occhi quasi chiusi e la bocca spalancata.

Fermo il cronometro sotto lo striscione. Sia pur per pochissimi secondi, ma sono sotto l’ora e cinquanta.

Certo, non è il mio personale per una trentina di secondi (sono quei bastardi 97 metri in più ad avermi fregato), ma è molto meglio di quanto pensassi.

Come premio i tortelloni di zucca e la salama da sugo me li sono proprio meritati.

 

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Ce l’ho fatta

Che figata.

L’iphone mi ha lasciato in panne subito mandando a pallino la mia così ben curata playlist.

Però forse è stato meglio. Senza cuffie ascoltare gli incitamenti dei coraggiosi che sotto l’acqua incitavano gli atleti mi ha fatto bene.

Ce l’ho fatta a finirla di due minuti e mezzo abbondanti sotto le due ore….obiettivo raggiunto.

Però che acqua….però che freddo !!!!

E ora Venezia !!!! (tanto anche con l’acqua sono allenato….)

 

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