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Il pensiero mi tira scemo

Ci sono due cose che se ci penso mi fanno diventar matto. Il concetto del tempo e quello dello spazio.

Partiamo dal tempo.

La terra, con tutta la sua storia, che noi conosciamo più o meno bene per gli ultimi 6.000 anni, si è formata, anno più anno meno, 4,54 miliardi di anni fa. Pensate se fossero soldi. L’umanità possiede la conoscenza per seimila euro (manco una Panda), quando il patrimonio sul piatto è di 4 miliardi e mezzo. Ma non basta.  L’universo intero, prodotto dal big bang (che non c’entra nulla con la gang bang, anche se in entrambi i casi c’è stato un gran casino), risale a 13 miliardi e rotti di anni fa. Immaginate ora che la storia conosciuta, dalla mesopotamia in poi, sia la popolazione di un paese con circa 6.000 anime, che potremmo tranquillamente far accomodare al forum di Assago per un concerto nemmeno di cartello. Ecco la storia dell’universo invece sarebbe rappresentata da più del doppio della popolazione umana.

Ma se già questo concetto così sembra incredibile, quello che non riesco proprio ad immaginare è: Ma prima? Prima del big bang? Cosa c’era? E da quanto tempo c’era? Chi ha fatto partire il cronometro?

 

Ma non basta.

Parliamo ora dello spazio.

Se ci fosse una navicella spaziale capace di viaggiare alla velocità della luce (circa 300.000 km al secondo, ossia 8 volte il giro del mondo in un secondo), per attraversare il diametro dell’universo, ci impiegherebbe 92 miliardi di anni.  Cioè 13 miliardi di anni per crearlo e 92 miliardi di anni per fare un coast to coast….e poi? Cioè arrivati all’orlo dell’universo, cosa ci sarebbe più in là? Il muro di Trump? Una voragine come quella dei terrapiattisti? Un cartello con su scritto “torno subito”?

Ecco, se ci penso divento matto a pensare quanto piccoli e insignificanti siamo, coi nostri problemi, le nostre esistenze, le nostre ambizioni.

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deja vu

Stasera sono andato alla presentazione di una scuola. E’ una scuola tecnica che lavora nel campo grafico.

La particolarità è che è la stessa scuola che ho frequentato io nel jurassico.

Certo allora era un prestigioso istituto tecnico, ora è una scuola professionale.

Però mi ha fatto comunque un certo effetto vedere come la formazione, anche in un settore molto particolare come quello in cui lavoro, ha fatto passi da gigante. Io usavo ancora i caratteri in piombo a mano per comporre le pagine (una volta presi un 2+) come nei film di Totò…oggi invece mac di ultima generazione…ai miei tempi c’erano 3 ragazze su 30 nella mia classe, oggi fortunatamente mi sembrano equamente rappresentati i 2 sessi. Ai miei tempi ci si alzava in piedi quando entrava il professore mentre oggi ho visto molta confidenza tra insegnanti e ragazzi. Ai miei tempi facevo 40 ore la settimana e quando andavo a casa dovevo pure studiare e fare i compiti. Oggi l’impegno mi sembra più “umano”. Ai miei tempi c’era la lavagna di ardesia e si giocava a tirarci il cancellino addosso. Oggi hanno pareti scrivibili e lavabili con superfici sterminate per poter liberare la creatività, oltre a videoproiettori in grado di connettersi in internet e col mondo.

Forse in queste mie riflessioni sono stato influenzato dallo slogan della scuola che mi è sembrato molto centrato: Senza passato non c’è futuro.

Ho avuto anche modo di fare 4 chiacchiere con qualcuno di questi ragazzi e fortunatamente ho visto nei loro occhi l’entusiasmo per una professione che, a distanza di tanti anni, continuo ad amare.

E’ il segno dei tempi che cambiano e io mi sono sentito un po’ più vecchietto. Ma ne ho sorriso 🙂

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Eravamo quattro amici al bar

Nella reatà ieri sera eravamo in un ristorantino molto carino a mangiare pesce e bere un’ottimo vino bianco.

Ci conosciamo da una vita, loro in realtà da quando sono nati, io “solo” dall’adolescenza.

Ormai facciamo fatica a vederci con frequenza. La vita come spesso avviene ci ha fatto prendere strade diverse.

Però quando capita di poter condividere una serata come quella di ieri, sembra che il tempo non sia mai passato.

Ti ritrovi a parlare di tutto un po’, qualcosa del presente e molto del passato…

…come quella volta che per festeggiare la fine della naja ci ritrovammo sdraiati e ubriachi sul pavimento di casa mia (in realtà gli altri si trascinarono almeno fino al divano, io no).

Oppure quella sera in tenda a Piombino, e quelle ragazze di Roma chiedevano di assaggiare il biscotto…mi mangio ancora le mani a ripensarci.

E quando passai per Jack lo squartatore? Se non fosse che la scena del delitto fu la Fiat tipo del mio amico, lui all’epoca avrebbe riso di più.

Tanti episodi raccontati, un filo di malinconia a legarli assieme e un sorriso a sciogliere quel filo.

Sul presente però le vere novità sono due. La prima è che io e il vigile politicamente la pensiamo allo stesso modo (e la cosa mi preoccupa non poco…uno dei due sta prendendo un abbaglio). La seconda è che tutti e tre si sono rifatti una vita sentimentale…con donne decisamente più giovani. Se volessi essere all’altezza dovrei trovarmi una nata dopo la grande nevicata dell’85…naaaaa…non c’ho più il fisico, io.   😉

brindisi

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La primavera

Sylvestrino aveva, come compito di italiano, da comporre una poesia sulla primavera.

Ieri si é messo diligentemente al computer (perché papá cosi viene meglio che scriverla a penna) e ha imbastito una serie di frasi sui fiori, gli animali che escono dal letargo e i bambini che giocano nei prati.

Al di la del fatto che la poesia era quella che era…Sylvestrino aggiungi almeno un altro paio di strofe…Papà mi illumino di immenso era ancora più breve…1 a 0 per lui…quello che mi fa riflettere stamattina è il tempismo.

Lo dico mentre fuori ci sono 6 gradi, io devo andare in fiera per i miei appuntamenti e posso indossare solo quel simpatico spolverino, leggero leggero, mentre il mio cappottino, dall’appendiabiti della casa a Milano starà pensando…non mi hai voluto con te? Tiè…ben ti sta.

LA PRIMAVERA

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quando la tecnologia inganna

Quei 4 gatti che mi seguono su queste pagine sanno già che da qualche tempo ho iniziato a correre.

Correre non mi è mai piaciuto e non è mai stato il mio forte….però ho iniziato.

Senza avere però un percorso con un chilometraggio conosciuto, non avevo mai la percezione di quanta distanza percorressi ogni volta.

Ho tentato di sopperire usando il mio (vecchio) iphone come navigatore, ma ogni due per tre il segnale saltava e il risultato mi lasciava ogni volta qualche dubbio. Anche perchè stando a ciò che mi diceva il melafonino, i kilometri non erano granchè e il passo decisamente lento.

Da qualche giorno però, visto che il vecchio telefonino dava segni di squilibrio, ne ho preso uno nuovo…bello….ovviamente bianco.

Oggi poi mi sono comprato un paio di scarpette nuove e accompagnato dalla nuova tecnologia sono andato a fare il mio solito percorso.

Invece dei poco più di 5 km. che pensavo, ho scoperto di farne 7, e in proporzione anche altri giri più lunghi che ho fatto sono sicuramente più gratificanti di quanto pensassi.

Echeccazzo….non sarò Abebe Bikila, ma un briciolo di soddisfazione in più me la sono guadagnata no?

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quando la semplicità paga

Non servono piani elaborati.

Basta una sera, 4 amici, un piatto di fajitas e qualche ettolitro di sangria.

Parlare dei massimi sistemi economici, del corso prebattesimo  (ma davvero lo fanno?), delle gare di nuoto e della bici che sogna Teto (un’altra?!!!), di quel gol che c’era e del fuorigioco che non c’era, delle domande politically uncorrect (ma ti stai trombando qualcuna?), di quanto picchiava quel margarita che abbiamo preso prima e di come ci brucerà il c… domani con tutto questo peperoncino.

Sorridere e ridere come 4 stupidi che pensano di essere tornati indietro nel tempo, complice il tasso alcolico e l’idea di ripetere la serata quanto prima.

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