Santo Stefano. Mi attende un altro Pranzo con la P maiuscola. L’ultimo prima della piccola pausa fino a capodanno.
Nelle ultime due settimane sono riuscito a correre solo una volta. Devo mettermi le scarpette e andare, ne sento il bisogno.
Piove a dirotto. E’ presto e il cielo è ancora scuro. Ma io imperterrito mi vesto come sempre tranne per il fatto che sfoggio anche la mia giallissima mantellina per la pioggia.
Per recuperare voglio farne almeno 20, senza curarmi del tempo perchè se no mi demoralizzerei.
La musica nelle cuffiette è quella giusta.
Il percorso mi porta nella campagna mentre i pensieri mi portano lontano.
Passo davanti ad un casolare. Una vecchia cascina con un po’ di terreno intorno, delle reti appoggiate al muro posteriore e una vecchia panda 4×4 bordeux parcheggiata nel fango.
La strada ci gira quasi intorno a quel casolare e io la percorro sul lato sinistro.
Il mio shuffle mi propone un classico dei Queen, ma nelle orecchie sento delle note che non riconosco. Sembrano degli urli che si mescolano con quelli di Freddy.
Provo a togliere gli auricolari percapire meglio di cosa sitratta…ora le urla le sento più distintamente.
Nonostante il casolare sia ad almeno una ventina di metri dal ciglio della strada, si ditinguono nitidamente le urla di una donna. Sono urla di piacere, che salgono leggermente di tono ad ogni emissione.
Poi arriva lui. Il tono è più basso, ma sale più rapidamente. Devo essere arrivato proprio sul più bello, perchè l’ultima emissione è più prolungata.
Mi immagino la scena. Di solito quel urlo è accompagnato da un movimento del bacino in avanti, liberatorio.
Silenzio.
Sento solo il rumore dei miei passi e mi rimetto le cuffiette.
Il loro modo di smaltire è sicuramente migliore del mio…invidia.