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V come vendetta

Ultimamente mi è capitato di parlare di questo sentimento. Si perchè alla fine è un sentimento e come tale, al pari dell’amore, è guidato da motivazioni a volte incomprensibili e spesso ineluttabili.

Ha gli effetti di una droga, capace di appagarti e sballarti in un primo momento, ma con effetti devastanti a lungo termine.

Ne parlo con cognizione di causa. Mi è capitato di subirla, ma soprattutto, mi è capitato di agirla.

E’ terribile.

Quando subentra la vendetta, ti si annebbia la vista, non riesci a vedere le cose per quello che sono nella realtà. La mente percepisce la tua sete di vendetta come unico stimolo prioritario, facendo passare in second’ordine tutto il resto. Sei disposto anche ad annientarti pur di portare a casa il tuo obiettivo.

Spesso chi si sta vendicando riesce ad essere consapevole delle conseguenze dirette, ma difficilmente riesce a valutare quelle indirette, i “danni collaterali”. La vendetta infatti non è un fucile di precisione, ma una bomba che colpisce chiunque si trovi nei paraggi, oltre al bersaglio a cui è indirizzata.

Mi è capitato in passato di perpretare la mia vendetta. Ho agito d’istinto, senza pensare troppo…e ho clamorosamente sbagliato, facendo del male anche a chi si è trovato a passare nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ne è valsa la pena? No.

Potessi tornare indietro mi comporterei diversamente.

Però la capisco la sete di vendetta. La comprendo e non mi sento di giudicarla. Rimane comunque sempre una debolezza, un errore, spesso irreparabile, che non si dovrebbe commettere.

Diverso è quando godi delle cadute del tuo nemico. Quando, dopo aver subito, lo vedi cadere nelle buche che lui stesso ha creato. Ma in quel caso è il destino, il fato, il karma, ad essere artefice e mandante. Tu hai solo avuto la pazienza e la fortuna di vedere galleggiare il cadavere del tuo nemico nei flutti del fiume della vita.

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