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La mia Venice

Ho preparato per mesi la corsa di ieri.

Il terrribile mal di testa la sera prima era solo un segnale della tensione che cominciava a chiedere il conto.

Ma in fin dei conti fino alla mattina dopo sono stato abbastanza tranquillo. Certo, mi sarò svegliato almeno 6 o 7 volte durante la notte…e nella mezz’ora prima della partenza ho fatto la pipì tre volte…però ero tranquillo.

Poi, quando qualche minuto prima del via ho ascoltato e cantato l’inno di Mameli, ho cominciato ad agitarmi. Primo perchè ammetto, ho sbagliato la strofa del “stingiamoci a coorte” e secondo perchè stavo prendendo consapevolezza che avrei dovuto percorrere 42 chilometri prima di vedere l’arrivo.

Fortunatamente dopo lo sparo, lo speaker ha messo su gli AC/DC e l’ho considerato di buon auspicio.

Ho corso come volevo. Ne troppo veloce, anche se me la sarei sentita, ne troppo lento. Mi sono alimentato come previsto. Ho bevuto a tutti i ristori senza sentire mai il bisogno di fermarmi.

Ho dato il cinque a tantissimi bambini che erano venuti ad incitare i corridori lungo la strada. Ho fatto gli auguri a una coppia che sulla maglietta aveva scritto “just married” e aveva scelto questo modo bizzarro di festeggiare il loro viaggio di nozze.

Correvo e sorridevo.

Stavolta niente crampi, niente crisi, a differenza di molti che sorpassavo durante il percorso dai 25 in poi.

Il ponte della libertà mi è sembrato più facile questa volta, anche se sempre un po’ noioso. Ho invidiato una donna che non appena ha visto Venezia da lontano ha cominciato a gridare come un’invasata “E’ Venezia è Venezia! Siamo arrivati ormai…dai!!!” (in realtà mancavano ancora 9 chilometri)  La visione deve essere stata dopante perchè ha accellerato il passo e non l’ho vista più.

A 6 dall’arrivo il mio garmin ha pensato bene di piantarmi in asso. Mi sono quindi ritrovato senza riscontri cronometrici. Per un maniaco come me ce ne sarebbe abbastanza da andare nel panico. Ma proprio perchè era la mia giornata, in quel momento mi hanno raggiunto i pacer delle 4h e 15. Mi sono accodato convinto che arrivando con loro avrei battuto il mio record e raggiunto il mio obiettivo finale.

Niente muri, niente crisi. Anche l’alimentazione alternativa nei giorni precedenti e quella durante la gara evidentemente avevano fatto il loro dovere.

Venezia mi attendeva con un pallido sole velato e i suoi temutissimi ponti.

In effetti, andando a rilegere gli intertempi ufficiali, gli ultimi due li ho corsi più lentamente, non perchè non ne avessi più, ma perchè i ponti tagliano effettivamente le gambe e soprattutto si formava un gran traffico per via di quelli che, esausti, camminavano.

Il ponte di barche sul Canal Grande bello da mozzare il fiato.

Il passaggio in piazza San Marco indimenticabile, anche per via di indimenticabili incontri.

Gli ultimi due ponti una gioia. “Chiedimi se sono felice”, mi sarebbe venuto da dire.

Solo passando sotto lo striscione dell’arrivo, che indicava le 4 ore e 15 ho avuto la conferma che non solo avevo finito la mia 4° maratona, non solo avevo battuto il mio record personale, ma che anche il mio obiettivo segreto, (4 e 12′) era raggiunto.

Un groppo alla gola ammetto l’ho avuto e l’acqua bevuta avidamente non era solo per reidratarmi.

Solo quando mi sono ripreso dopo una mezz’oretta ho capito che 4h 11′ 22” sarà ora il mio prossimo record da battere.

Nemmeno la doccia fredda e un palazzetto dello sport che sembrava in girone dantesco con uomini nudi distrutti che vagavano come anime perdute ha guastato uno stato d’animo che ancora oggi, a 24 ore di distanza, mi fa sorridere come un ebete.

Se non avessi migliorato il mio tempo forse sarebbe stata la mia ultima maratona. Ma il continuo miglioramento comincia a farmi vedere abbordabile quel muro delle 4 ore che per me sarebbe un’impresa.

 

 

venicemarathon2015

 

 

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Fibalmente gi siabo….

Dopo 60 allenamenti, 810 km, due paia di scarpe usate per calpestare i suoli di milano, bologna, romagna, grecia, modena e dintorni…finalmente ci siamo. E’ la vigilia della conquista di Venezia, manco fossi il rappresentante di una delle altre tre repubbliche marinare (ancora non mi capacito di Pisa).

Ovviamente un simpatico raffreddore ha pensato bene di presentarsi nell’ultima settimana. Nulla di che, sia chiaro, ma quanto basta per dovermi drogarmi un po’ nel tentativo che non degeneri ulteriormente.

Domenica mattina, con la complicità del ritorno dell’ora solare, sarò ai nastri di partenza della Venice Marathon.

La mia quarta maratona da quando ho iniziato a correre e la mia seconda in quel di Venezia.

Il tempo, quello meteo, lo chiamano bello, magari un po’ freddino ma bello. Io per coprirmi prima del via indosserò il mio elegante cellophane trasparente alla partenza che fa molto chic.

Il tempo invece che trascorre, dal momento dello sparo alla partenza a quello in cui (spero) supererò il traguardo, sarà lunghissimo…

Oltre 4 ore di passione correndo lungo il Brenta (che è bellissimo per la cornice di pubblico) Marghera, Mestre, il parco San Giuliano, il temutissimo ponte della liiiiiiiiibertà (è interminabile) e l’agognata meta preceduta dai sui 14 ponti spaccagambe e dalla bellissima piazza San Marco dove troverò nel caloroso pubblico le ultime risorse per arrivare al traguardo.

Sono pronto…o meglio mi sento pronto.

Ho curato l’alimentazione (ieri solo proteine…una fame che non vi dico) e oggi e domani il carico di carboidrati (pasta e pizza a volontà).

Anche in corsa, con l’alimentazione, dovrei essere a posto, tra gel, integratori e barrette energetiche.

So che mi scontrerò col muro dei 35 km. Spero di spostarlo un po’ più in la di qualche chilometro…se riuscissi a farlo per altri 7 faccio bingo.

Avrò una mattinata per pensare correre e, spero, godermi il mio viaggio. Ci ho dedicato più di 70 ore e una sessantina di docce alla preparazione di questo evento. Non so se sarà l’ultimo (non mi piace finire con un numero pari) ma potrebbe anche esserlo.

Finirla è il primo obiettivo. Se riesco a farlo un secondo in meno delle 4 ore 18 minuti e 44 secondi raggiungo anche il secondo. Ne avrei anche un terzo ma scaramanticamente non lo dichiaro.

Per ora direi che è tutto. Il comandante Sylvestro passa e chiude.

A risentirci lunedì.

 

Syl

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ansia e serenità

Dovrei essere in ansia in questo periodo. La mia azienda è stata comprata e io non conosco ancora il mio futuro.

Mia mamma dovrà iniziare un nuovo ciclo di chemio, visto che la tac non dice nulla di buono.

E poi fra 10 giorni c’è la mia maratona…

Invece non lo sono…non più di tanto intendo.

Mia mamma non è rassegnata ma sembra consapevole del suo stato. A volte è giù, e la capisco, ma tendenzialemente affronta la cosa col suo solito modo…da combattente. E questo non può che rasserenarmi.

Al lavoro cerco di non pensarci troppo e mi faccio forte delle competenze che ho. Di solito ciò che uno semina alla fine raccoglie…spero valga anche stavolta.

E poi c’è la mia corsa.

Ormai è la mia quarta esperienza sui 42 km. So a cosa vado incontro. Ho un grado di allenamento discreto. Non penso di fare il mio personale (anche se fa ridere dirlo) ma conto di finirla e di finirla non troppo stravolto…spero.

L’ultimo allenamento lungo non era andato bene…ma posso avere l’alibi della dissenteria.

Domenica però ho corso una mezza e, senza fare tempi strabilianti, l’ho corsa bene, senza soffrire, sorridendo.

Ecco…il 25 so già che sarà più difficile sorridere. Già mi ci vedo su quel cavalcavia che immette sul ponte della libertà. Li due anni fa sono crollato, in preda ai crampi. Senza un’anima viva che ti inciti e con Venezia che ti sembra così lontana.

Quest’anno lo voglio affrontare di petto, lungo tutti i suoi fottutissimi 4 km tuttidrittiinmezzoalmarecolvento.

Al massimo crollerò sui 17 ponti 17 che mi porteranno poi all’arrivo una volta entrati a Venezia.

Ormai mancano 6 allenamenti alla meta. Devo farli bene, nonostante un po’ di nausea (eccicredo….con tutti i chilometri che ho fatto in questi mesi) e nonostante il tempo del cavolo.

Però non sento ancora l’ansia da gara…non ancora.

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PS questo stato d’animo si distruggerà fra 3..2…1…

 

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parlando di corsa

Vi mancava l’argomento, vero?

Correre per me equivale a pensare. Niente di meglio che avere del tempo in cui non puoi leggere, navigare in rete, guardare la TV. Basta fare attenzione a dove metti i piedi (esercizio non particolarmente difficile visto la mia velocità) e la mente ha campo libero.

Anche la musica tutto sommato rimane solo un piacevole sottofondo che non impedisce l’attività di cui sopra.

Ecco. Ultimamente corro e tra le cose che penso c’è che faccio più fatica. E’ una fatica essenzialmente mentale che si tramuta poi in fisica.

Seguo una tabella per non aver alibi. Se devo correre 12 chilometri, mi costringo a farne 12. Se devo fare le ripetute, che ripetute siano. Avere un obiettivo mi aiuta molto.

Però la fatica rimane.

Quando faccio i 12 chilometri, al terzo penso “sono solo a un quarto del percorso…cazzo”.

Quando faccio le ripetute, conto quelle che mi mancano alla fine, e mentre le faccio, controllo ossessivamente il gps per vedere quanto manca alla fine dello sforzo massimo….200 metri, 150, 100…non finisce mai.

Forse mi sarò lasciato condizionare dal libro di Agassi, ma si sta insinuando in me un concetto finora sconosciuto. L’odio per la corsa.

Fino a qualche mese fa non era così. Per la maratona di Firenze, sono stato meticoloso e ho gustato e apprezzato ognuno dei 900 chilometri che mi hanno portato a fare quegli ultimi 42.

Probabilmente sono fatto male, ma ho bisogno di stimoli, scadenze, pressione. Anche sul lavoro è così.

Ecco perchè ieri mi sono iscritto.

Tra l’altro ho anche un conto aperto con lei.

La mia vita è fatta di paletti poco piantati per terra. La maggiorparte li ho piantati, male, io. Più che paletti sembrano tronchi galleggianti sull’acqua.

Almeno questo, piantato sul calendario il 25 ottobre, dovrebbe rimanerci…se non si alza troppo il vento.

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La festa del Redentore…con gli occhi del gatto.

Dopo qualche ora di sonno ristoratore, vinco la pigrizia e racconto la mia favola del redentore perchè merita veramente di essere raccontata.

L’artefice, un mio fornitore storico che non finirò di ringraziare, mi aveva qualche settimana fa, invitato a questo evento.

La serata si è svolta sull’isola della Giudecca in un bellissimo palazzo che ospitava tra l’altro anche la mostra fotografica di Elliott Erwitt con delle foto stupende.

L’arrivo via mare, con l’odore della salsedine che stonava meravigliosamente con i nostri abiti da sera. Il contrasto aumentava poi con la moltitudine di veneziani, accampati sulle banchine della laguna, in attesa, da ore, dello spettacolo pirotecnico di fine serata.

L’ingresso nel palazzo salutato da un fantastico trio jazz in cui la cantante interpretava meravigliose cover in stile anni ’50.

Camerieri sorridenti e non ancora provati, distribuivano flute di prosecco e deliziosi antipasti monodose, mentre sfilacciandosi, tutti gli ospiti si ditribuivano a visitare la mostra fotografica e ad ammirare l’incredibile paesaggio.

Il palazzo Ducale e la chiesa di Santa Maria della salute richiamavano l’attenzione con la complicità del bacino sgombro di imbarcazioni per motivi di sicurezza.

La cena, a base di pesce ovviamente, sobria e dai sapori delicati, con i tavoli meravigliosamente apparecchiati accostando i bianchi delle tovaglie e delle porcellane con il rosso di splendide rose.

Per il dolce tutti nuovamente in piedi a gustare golose prelibatezze in attesa di prendere posto alle finestre e ai balconi del palazzo per poter ammirare i fuochi.

Alle 11 e trenta, il via.

Trentadue minuti intensi e incredibili. Mai visto uno spettacolo di questo genere.

Lo sguardo correva da un’esplosione all’altra, mentre la città era illuminata a giorno.

Applausi e ovazioni omaggiavano le sequenze più affascinanti, mentre l’odore della polvere pirica copriva l’odore salmastro del bacino. Colori, botti, fischi e scintille, da lasciare a bocca aperta fino ai classici tre botti di chiusura.

Nella lunga camminata per raggiungere il molo dove ci attendeva l’imbarcazione per il rientro,  vedere le donne con i piedi dolenti e le scarpe da sera in mano,  aumentava la sensazione di aver vissuto per una volta una serata da favola.

Certo il mio punto di vista era assolutamente privilegiato e in un contesto assolutamente elegante, però ammetto che non mi dispiacerebbe provare un giorno il rito dell’attesa, bevendo caraffe di vino bianco e gustando le sarde al saor (si scrive così Esercizi?)

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La festa del Redentore

Mi ero ripromesso di scrivere un bel post sulla festa del Redentore.

Però sono troppo stanco.

Linko quello di Esercizi che è riuscito a scriverlo e a descriverlo molto meglio di quanto avrei saputo fare io.

Io vado a nanna…..devo recuperare qualche ora di sonno…. però lasciatemi dire che lo spettacolo è stato magnifico.

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gita a venezia

venezia.jpgDi un lungo weekend passato così così, salvo la gita a Venezia di Domenica. La salvo per diverse ragioni. La prima è che è stata la prima volta che GL ha visto la città con le strade d’acqua e le barche al posto delle auto. La seconda è che ho conosciuto finalmente alcuni degli altri genitori dei compagni di classe di GL, e la cosa mi ha fatto piacere (forse per la prima volta ho visto seriamente la possibilità di ricostruirmi una vita a Bologna con nuovi amici e nuovi interessi). La terza è che ho ripreso in mano la macchina fotografica. Devo ancora scaricarmele, ma ho in mente uno scatto che mi è riuscito particolarmente bene in piazza s. Marco. La quarta è che per un giorno ho lasciato fuori dalla mia testa i problemi e i pensieri che mi stanno tormentando. Una giornata tranquilla in cui sono riuscito anche a sorridere. La quinta è che nonostante il maltempo dei giorni precedenti e successivi, il tempo è stato dalla nostra e l’acqua alta anche. La sesta è che nonostate abbia preso il treno, non ci siano stati ritardi o inconvenienti….anzi se devo dirla tutta, è stato il viaggio in auto che ho fatto venerdì che mi ha fatto impazzire….ma di questo magari ne parlerò in un’altra puntata

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