Eccomi, con qualche giorno di ritardo.
90.000 non mi era mai capitato di vederli tutti assieme. Uno spettacolo nello spettacolo. Tre generazioni a seguire i virtuosismi di Angus alla chitarra e la voce, magari senza l’estensione dei tempi migliori, ma pur sempre inconfondibile di Brian (gli altri diciamocelo, sono di contorno).
Sylvestrino era un po’ scettico all’inizio. Sono convinto che sia venuto più per farmi piacere che per convinzione sua. Ma sono bastati i primi accordi “cattivi” per fargli cambiare idea.
Una serata perfetta. Oddio, il palco da 46 metri, visto dalla Rivazza sembrava quello della festa dell’Unità sotto casa, ma i maxi schermi ci hanno aiutato a seguire le evoluzioni di quel pazzo scatenato che a 60 anni continua a suonare in braghette corte come quando ne aveva 20.
Certo, tra una canzone e l’altra c’erano quei 30 secondi in cui rifiatavano un po’…Brian evidenziava una discreta panzetta nonostante la maglietta nera che snellisce…Angus dava sempre l’idea di avere un infarto da un momento all’altro, sudato com’era….ma alla fine lo spettacolo meritava veramente.
Fighissimo l’intro con Rock or bust. Da esaltarsi quando hanno fatto pezzi storici, quali Shoot to thrill, Back in black, Thundestuck, Hell bells. Interminabile l’assolo di Angus (Sylvestrino a un certo punto mi ha detto “si ma ‘mo basta!” ) e da far venir giù l’autodromo quando hanno iniziato i bis con Highway to hell.
Cappellino (caro arrabbiato) come suovenir per il rocckettaro in erba e rientro nella notte col treno (non potevo fare scelta migliore).
Si…questo concerto possiamo metterlo tra gli indimenticabili.