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For those about the Rock

Eccomi, con qualche giorno di ritardo.

90.000 non mi era mai capitato di vederli tutti assieme. Uno spettacolo nello spettacolo. Tre generazioni a seguire i virtuosismi di Angus alla chitarra e la voce, magari senza l’estensione dei tempi migliori, ma pur sempre inconfondibile di Brian (gli altri diciamocelo, sono di contorno).

Sylvestrino era un po’ scettico all’inizio. Sono convinto che sia venuto più per farmi piacere che per convinzione sua. Ma sono bastati i primi accordi “cattivi” per fargli cambiare idea.

Una serata perfetta. Oddio, il palco da 46 metri, visto dalla Rivazza sembrava quello della festa dell’Unità sotto casa, ma i maxi schermi ci hanno aiutato a seguire le evoluzioni di quel pazzo scatenato che a 60 anni continua a suonare in braghette corte come quando ne aveva 20.

Certo, tra una canzone e l’altra c’erano quei 30 secondi in cui rifiatavano un po’…Brian evidenziava una discreta panzetta nonostante la maglietta nera che snellisce…Angus dava sempre l’idea di avere un infarto da un momento all’altro, sudato com’era….ma alla fine lo spettacolo meritava veramente.

Fighissimo l’intro con Rock or bust. Da esaltarsi quando hanno fatto pezzi storici, quali Shoot to thrill, Back in black, Thundestuck, Hell bells. Interminabile l’assolo di Angus (Sylvestrino a un certo punto mi ha detto “si ma ‘mo basta!” ) e da far venir giù l’autodromo quando hanno iniziato i bis con Highway to hell.

Cappellino (caro arrabbiato) come suovenir per il rocckettaro in erba e rientro nella notte col treno (non potevo fare scelta migliore).

Si…questo concerto possiamo metterlo tra gli indimenticabili.

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dei misteri, dei padri misteriosi e degli AC/DC

Un paio di settimane fa mi arriva un messaggio sul telefonino da un numero sconosciuto.

Io sto arrivando, recita.

Penso ad un errore e non ci faccio nemmeno caso archiviando mentalmente la cosa.

Una settimana dopo dallo stesso numero di telefono mi arriva un altro messaggio con un punto interrogativo. Apro lo scambio di sms e vedo che poco prima dal mio telefonino era partito un messaggio con scritto Io ti sono dietro.

Scrivo in maniera impersonale perché sono strasicuro di non aver scritto quel messaggio e ho la ragionevole certezza che nessun altro abbia preso il mio cellulare per scrivere quel messaggio. Tra l’altro con quel testo che non vuol dire nulla (io in quel momento ero in spiaggia sotto l’ombrellone) ad un numero che non è nemmeno memorizzato nella rubrica.

Comunque decido di rispondere cortesemente a quel punto interrogativo scrivendo: Chiedo scusa messaggio partito per errore, Ma chi sei?

Pronta la replica che mi lascia spiazzato….Tuo padre.

Se ci fosse la colonna sonora sarebbe il momento del ta-dah….Mi chiedo quindi come abbia avuto il mio numero di telefono e soprattutto come sia potuto partire quel messaggio dal mio, anche se il suo d’esordio non è strano da meno.

Comunque ci rifletto. Penso al da farsi. Rispondo? Lo chiamo? Lo ignoro?

A distanza di una settimana torna ad usare Facebook per tentare di mettersi in contatto con me. Mi chiede l’amicizia,

Ecco, sapevo che alla fine mi sarei ritrovato con un padre che non conosco e che non mi conosce che mi chiede l’amicizia su FB.

Dopo qualche giorno gliel’ho data…così ora può curiosare nella mia vita, vedere le mie foto, leggere cosa scrivo, le mie passioni, le mie scemate…Ho fatto lo stesso io sulla sua, anche se ci ho trovato molto poco. Duo o tre foto, di quella che deve essere la sua compagna, qualche messaggio di alcuni giovani ragazzi, nipoti?

Dovrei immedesimarmi in un novello Sherlock Holmes, indagare fra i suoi contatti, carpire informazioni….ma non ne ho voglia.

E non è l’inerzia di cui parlava Agassi.

Comunque…stasera alla fine ho deciso. Gli ho mandato un SMS. Poche parole, più che altro una scusa per vedere se risponde…

Nel frattempo non riesco nemmeno a correre causa un piccolo infortunio muscolare, anche se ne avrei davvero voglia, nonostante il caldo.

E soprattutto ascolto a ripetizione loro, visto che dopodomani a quest’ora, sarò con Sylvestrino al concerto più maranza a cui possa assistere…

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Far la spesa con gli Ac/Dc

Ammetto ho un vizio…..beh si, non solo uno.

Oggi però volevo parlarvi in modo particolare del vizio della spesa.

No, non parlo della sindrome da carta di credito impazzita, ma più semplicemente della spesa al supermercato col carrello.

Una roba pallosissima direte voi.

Vero.

Ma provate a farla in beata solitudine con le cuffiette e gli AC/DC a manetta ed ecco che anche  scegliere dal bancone del fresco la mozzarella mentre la testa si muove a tempo e le mani mimano l’assolo di chitarra di Angus Young, diventa un momento memorabile…soprattutto per le vecchiette che nel frattempo ti osservano sbigottite scuotendo la testa.

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